Bilancio civilistico, dall'art. 2424 allo schema pratico

Redigere un bilancio civilistico è un’attività complessa, ma a cui non ci si può sottrarre per motivi giuridici, fiscali e di gestione interna. In questo articolo, esploreremo il significato del bilancio civilistico, svelandone l’importanza e fornendo chiavi di comprensione fondamentali per semplificarne il processo di redazione.
Cosa si intende per bilancio d'esercizio civilistico? Definizione dall'art. 2423 del Codice Civile
Il bilancio civilistico ricopre un ruolo cruciale in ambito aziendale. Si tratta infatti di una documentazione completa che offre una visione immediata della posizione complessiva di un'impresa – sul piano economico, patrimoniale e finanziario.
In tal senso, il bilancio civilistico è più di un requisito legale previsto dal Codice Civile. Possiamo intenderlo invece come uno strumento strategico, cioè una guida preziosa per una gestione di successo dell’impresa. Un bilancio d’esercizio infatti non riflette soltanto il patrimonio aziendale (inteso come patrimonio netto, attività e passività) ma può andare oltre, fino a fornire anche una panoramica delle performance economiche e finanziarie entro la fine di un esercizio.
Vedremo in seguito, nel dettaglio, da cosa è composta tale panoramica. Qui ci limiteremo a dire che nell’articolo 2423 il Codice Civile presenta il bilancio civilistico come un insieme di documenti specifici che rappresentano «in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria della società e il risultato economico dell’esercizio».
Le principali differenze tra bilancio IAS/IFRS e civilistico
La differenza tra il bilancio civilistico e il bilancio redatto secondo le norme IAS/IFRS merita qui un approfondimento, perché queste divergenze possono avere un impatto sulla percezione degli investitori riguardo il valore di un’azienda. Di conseguenza, è bene ricordare che tra bilancio civilistico e bilancio IAS/IFRS esiste una diversità di framework, e cioè il contesto o il quadro concettuale che guida la redazione del bilancio.
Ora, se esploriamo questa nel dettaglio, ci accorgiamo che i due princìpi seguono obiettivi distinti. Il bilancio civilistico, in conformità con l'art. 2423 del c.c., impone una rappresentazione accurata della situazione patrimoniale e finanziaria, così come del risultato economico dell'azienda.
In altre parole, il Codice Civile richiede una certa precisione delle informazioni – insomma, una visione precisa e veritiera dell’azienda nel suo complesso – che segua il principio di prudenza e il criterio del costo ammortizzato, come previsto del resto dai principi contabili dell'OIC, Organismo Italiano della Contabilità.
Il bilancio IAS/IFRS segue invece un approccio più ampio. I principi contabili internazionali, infatti, preferiscono un bilancio d’esercizio che sappia dare informazioni utili a investitori, stakeholder e analisti, cioè un documento capace di guidare decisioni economico-finanziarie future.
Non a caso, concetti come capitale sociale e reddito d’impresa finiscono per assumere significati diversi. Nell’ottica civilistica, il capitale sociale corrisponde a quanto l’azienda possiede; è perciò legato al concetto di proprietà, ma anche al rischio e alle obbligazioni verso soggetti terzi. Allo stesso modo, il reddito d’impresa corrisponde – per la legge italiana – all’utile realmente conseguito, come già indicato nell’art. 2303 del Codice Civile.
A livello internazionale, lo scenario cambia. Nel bilancio IAS/IFRS rientra nel capitale dell’azienda qualsiasi risorsa che l’azienda gestisce (un esempio? I beni strumentali in leasing). Il reddito realizzato viene invece sostituito dal reddito potenziale, che è una metrica utile per gli eventuali investitori alle prese con la valutazione di un’azienda.
Il bilancio IAS/IFRS dunque si concentra meno sulla situazione patrimoniale, economica e finanziaria attuale di un’azienda. Pone invece l’attenzione sul cash flow e sui flussi di cassa previsionali, aggiungendo unaprospettiva dinamica alla redazione del bilancio.
I diversi tipi di bilancio possibili in azienda: ordinario, semplificato o abbreviato, consolidato
Quando si parla di bilancio d’esercizio civilistico si fa – in genere – riferimento al bilancio ordinario, cioè un bilancio redatto secondo le disposizioni dell’art. 2423 del Codice Civile.
Il bilancio in forma ordinaria è la forma più comune, ed è obbligatorio per tutte le società di capitali iscritte al registro delle imprese. Nel prossimo paragrafo vedremo nel dettaglio quali aziende sono tenute a redigerlo e pubblicarlo, e quali invece sono esonerate da quest’obbligo.
Oltre al bilancio ordinario, ne esiste una versione abbreviata che viene definita bilancio semplificato. Il bilancio semplificato facilita la contabilità in azienda, ma rappresenta una scelta adeguata – nonché conforme alla normativa – solo per realtà aziendali con attività meno complesse e operazioni di entità ridotte.
Il bilancio consolidato, invece, è tipico dei gruppi societari. È disciplinato dal D.Lgs. 9 aprile 1991 n. 127, e rappresenta un bilancio d’esercizio che combina insieme le voci contabili di diverse società sotto la gestione di una holding. In sostanza, quando un'azienda possiede o controlla altre società, il bilancio consolidato offre una visione unificata della loro situazione patrimoniale e non solo.
Chi deve redigere il bilancio civilistico?
L'obbligo di redigere il bilancio civilistico coinvolge diversi tipi di entità giuridiche, in Italia. Qui, però, bisogna distinguere tra le società di capitali che devono adottare il bilancio in forma ordinaria, e quelle che possono limitarsi al bilancio semplificato.
Il nostro riferimento è l’art. 2435-bis del Codice Civile, che definisce i parametri di applicazione del bilancio in forma abbreviata. In particolare, bilancio civilistico abbreviato è una possibilità per le società di capitale NON quotate in borsa e che:
- non hanno superato i 4,4mln di euro di attivo
- non hanno registrato vendite oltre i 8,8mln di euro
- contano al massimo 50 dipendenti
Ne consegue che tutte le altre società di capitali sono obbligate alla redazione del bilancio in forma ordinaria.
La redazione del bilancio è un compito degli amministratori – come indicato nel Codice Civile. La sua approvazione invece spetta all’assemblea dei soci. Superata la fase di controllo e approvazione, le aziende sono obbligate al deposito del bilancio alla Camera di Commercio.
A cosa serve il bilancio civilistico?
Come già detto qualche riga più sopra, il bilancio civilistico non è soltanto un documento obbligatorio per legge. Si tratta piuttosto di un documento che può avere un intento più ampio.
Per capirci meglio, dobbiamo tornare ai princìpi contabili che abbiamo menzionato prima – princìpi nazionali e internazionali.
L’OIC 11, principio definito dall’Organismo Italiano della Contabilità, stabilisce infatti qual è la finalità del bilancio civilistico in Italia: «una rappresentazione veritiera e corretta» delle «stime» e del «risultato», redatta con «neutralità» per coloro che «forniscono risorse finanziarie all’impresa: gli investitori, i finanziatori e gli altri creditori».
Lo scopo ultimo è quindi creare un’immagine statica che si avvicini quanto più possibile alla realtà. Questo permetterà di valutare al meglio l’azienda, di agevolare il rapporto tra impresa e stakeholder, di inquadrarla correttamente sul piano fiscale.
Il Conceptual Framework IAS/IFRS invece prevede che il bilancio d’esercizio abbia finalità diverse. Non un’immagine statica, ma una visione dinamica delle performance presenti e future, che sappia comunicare a investitori, stakeholder, ecc. persino il valore potenziale.
Per riassumere: da un lato c’è l’immagine statica del bilancio civilistico, la fotografia; dall’altro lato una panoramica in divenire che tiene conto di cosa è l’azienda oggi, e di cosa potrebbe essere in futuro.
I documenti che compongono il bilancio civilistico
Il bilancio civilistico rappresenta dunque un insieme articolato di documenti che mostrano la situazione complessiva dell'azienda. La sua redazione – che inizia alla fine dell'anno – segue schemi di bilancio e criteri di classificazione ben precisi. I documenti contabili che ne fanno parte sono tre:
- stato patrimoniale
- conto economico
- rendiconto finanziario
A questi si può aggiungere la nota integrativa, un documento NON contabile, la cui redazione è comunque obbligatoria.Ma andiamo nel dettaglio.
Lo stato patrimoniale e voci di bilancio
Lo stato patrimoniale è uno dei pilastri fondamentali del bilancio civilistico. Ci fornisce, infatti, una panoramica dettagliata della situazione patrimoniale dell'azienda – relativa all’esercizio appena concluso. Lo stato patrimoniale si divide in due sezioni principali:
- le attività, che includono tutte le risorse possedute dall’azienda: crediti verso i soci (voce A), immobilizzazioni (B), attivo circolante (C), ratei e risconti attivi (D)
- le passività, dentro cui rientrano tutte le fonti di finanziamento di un’azienda: patrimonio netto (voce A), fondi per rischi e oneri (B), TFR (C) debiti (D), ratei e risconti passivi (E).
Lo stato patrimoniale deve dimostrare che tutte le risorse economiche dell'azienda (attività) sono finanziate da fonti specifiche (passività). Si basa perciò sull’equazione attivo=passivo, e in questo modo ci dà una visione istantanea della solidità finanziaria dell'azienda e della distribuzione delle sue risorse.
Il conto economico (con schema)
Il conto economico è un altro pilastro del bilancio aziendale. Bisogna considerare che, fino a qualche anno fa, stato patrimoniale e conto economico componevano – da soli – il cosiddetto bilancio civilistico. In altre parole, il conto economico completava il quadro: solo in seguito, con il D. lgs. 18 agosto 2015 n. 139, fu introdotta l’obbligatorietà del rendiconto finanziario.
Il conto economico fornisce una rappresentazione dei flussi economici di un’azienda, e cioè le entrate e leuscite registrate entro l’esercizio contabile, a prescindere dalla loro manifestazione finanziaria. Nel conto economico, in altre parole, si parla di vendite e non di incassi; di acquisti, e non di spese.
Per capire meglio cosa vuole dire, analizziamone lo schema. Il conto economico è scritto in partita doppia e mostra:
- i ricavi, cioè le entrate di competenza dell’esercizio appena chiuso e include il fatturato, le vendite e altri introiti operativi
- i costi, quindi le uscite di competenza di un esercizio che riguardano le materie prime, il personale, i servizi, eventuali leasing, ecc.
- proventi e oneri finanziari, ovvero i movimenti economici legati alle attività finanziarie (es. interessi attivo o passivi, redditi da partecipazioni, ecc.)
- utile o perdita d’esercizio, in altre parole la differenza tra i ricavi totali e i costi totali, inclusi proventi e oneri finanziari.
Il conto economico è uno strumento chiave per valutare l'efficienza operativa e la redditività dell'azienda. Gli investitori, gli analisti ma anche gli stakeholder possono utilizzare il conto economico depositato per capire in che modo l'azienda sta generando profitti, e come gestisce le sue risorse.
Il rendiconto finanziario e cash flow
Il rendiconto finanziario è diventato obbligatorio, come parte integrante del bilancio civilistico, solo di recente. La sua importanza si è resa ancora più evidente con la riforma del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza.
Si tratta di un documento contabile che fornisce una panoramica delle variazioni nelle disponibilità finanziarie di un'azienda. Il focus è quindi sui flussi finanziari, sul cash flow. Non a caso, un altro modo per indicare il rendiconto finanziario è cash flow statement.
All’interno del rendiconto finanziario, troviamo la classificazione di tre diverse tipologie di flussi finanziari:
- flusso da attività operative
- flusso da attività di investimento
- flusso da attività finanziarie
La loro rilevazione può seguire due metodologie: il metodo diretto e il metodo indiretto. Nel primo caso, vengono indicate tutte le entrate e le uscite di cassa (incassi dai clienti, interessi pagati, interessi incassati, pagamenti dei fornitori, ecc.). Con il metodo indiretto, invece, il rendiconto finanziario parte dall’utile netto del conto economico e si sposta verso il cash flow operativo, attraverso una serie di rettifiche.
La scelta tra i due metodi dipende dalle esigenze specifiche dell'azienda, in termini di analisi finanziaria e di analisi di bilancio. In ogni caso, il principio contabile OIC 10 li ammette entrambi.
La nota integrativa finale
La nota integrativa è un documento non contabile che accompagna il bilancio alla fine dell'anno. Spesso inclusa – erroneamente – tra le scritture di assestamento, la nota integrativa ha una funzione esplicativa e descrittiva: in altre parole, legittima i dati contenuti negli altri documenti, spiegando le scelte dell’amministrazione, motivandole.
Pur avendo natura non contabile, la nota integrativa è obbligatoria e assume un ruolo molto importante. Questo documento, infatti, assicura che il bilancio mostri in modo corretto la situazione reale dell’azienda: è, insomma, una garanzia sui dati presentati.
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Dunque, come avrai capito, il bilancio civilistico è un documento con valore legale che deve presentare – senza margini di errore – informazioni corrette: la precisione dei dati è un aspetto fondamentale, che non puoi trascurare.
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