È un’operazione di rettifica che viene effettuata a fine esercizio in presenza di spese pagate in anticipo ma di competenza di uno o più esercizi successivi. In questo articolo proveremo a capire prima di tutto come si calcolano, ma anche come vanno inserite in bilancio.
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Risconto: significato
Ti sarà sicuramente capitato, nella gestione della tua azienda, di pagare in anticipo o, al contrario, di incassare liquidità per ricevere o fornire un servizio spalmato su più mesi, a cavallo tra due anni fiscali.
È in questi casi che si parla di risconti, intendendo con questo termine "valori economici" che rinviano al futuro una componente di costi e/o reddito non di competenza del bilancio in chiusura.
I risconti sono, dunque, quote economiche di reddito "di competenza degli esercizi successivi", quindi conti economici di reddito "patrimoniali" che si chiudono pertanto nello stato patrimoniale.
Cosa sono i ratei e i risconti attivi e passivi?
Parlare risconti ci porta ad affrontare un argomento più ampio dal punto di vista contabile, quello delle scritture di assestamento, ovvero rettifiche e integrazioni di bilancio da effettuare a fine esercizio per determinare in maniera corretta l'utile. Queste operazioni rispondono all’obbligo, previsto dal Codice Civile, di rispettare il principio di competenza, che consiste nell’inserire in bilancio di tutti i costi e i ricavi che hanno avuto un effetto nell’esercizio in questione con o senza manifestazione finanziaria.
Va specificato che il momento della rilevazione dei valori in bilancio si effettua, generalmente, con l’emissione o il ricevimento della fattura.
A questo proposito l'art. 2424 bis, comma 6, del Codice Civile spiega chiaramente:
“Nella voce ratei e risconti attivi devono essere iscritti i proventi di competenza dell’esercizio esigibili in esercizi successivi, e i costi sostenuti entro la chiusura dell’esercizio ma di competenza di esercizi successivi. Nella voce ratei e risconti passivi devono essere iscritti i costi di competenza dell’esercizio esigibili in esercizi successivi e i proventi percepiti entro la chiusura dell’esercizio ma di competenza di esercizi successivi. Possono essere iscritte in tali voci soltanto quote di costi e proventi, comuni a due o più esercizi, l’entità dei quali vari in ragione del tempo.”
Ed è a questo punto che possiamo introdurre il concetto di ratei e risconti. Per ratei attivi e passivi vengono indicate rispettivamente le quote di entrate o uscite future che misurano ricavi o costi già maturati ma non ancora rilevati, poiché la loro manifestazione finanziaria si verificherà in esercizi futuri. I risconti attivi e risconti passivi sono quote di costo o di ricavo non ancora maturate, ma che hanno già avuto la loro manifestazione finanziaria.
Ricorda che la rilevazione contabile dei ratei e risconti avviene iscrivendo nello stato patrimoniale le voci in oggetto e, come contropartita, rettificando nel conto economico gli opportuni conti di costo o ricavo.
Cosa sono i ratei
All’interno delle cosiddette scritture di assestamento, oltre ai risconti, di cui abbiamo accennato nel paragrafo precedente si annoverano i ratei. Mentre i risconti fanno riferimento a operazioni con manifestazione finanziaria anticipata, i ratei riguardano operazioni il cui flusso monetario è posticipato all’anno seguente.
I ratei sono suddivisi in ratei attivi e passivi.
Come capire se è un rateo attivo o passivo?
Ratei attivi, ovvero una quota dei ricavi che non è stata riscossa al momento della chiusura dei conti, e che entra nelle casse aziendali solo nell'esercizio successivo.
Ratei passivi, ovvero una quota dei costi di competenza che un’azienda affronta nel corso di un esercizio, che vengono concretamente coperti soltanto nell’esercizio successivo.
Quando un risconto è attivo o passivo?
Torniamo al concetto di risconti, questi ultimi, abbiamo visto, fanno parte delle scritture di assestamento che si registrano in fase di chiusura del bilancio. E possono essere di due tipi: attivi e passivi.
Il Principio Contabile 18 emanato dall'Organismo Italiano di Contabilità (O.I.C.) spiega che:
1 - i risconti attivi (spese anticipate) rappresentano quote di costi che hanno avuto manifestazione finanziaria nel corso dell'esercizio in chiusura o in precedenti esercizi, ma sono di competenza di uno o più esercizi successivi.
Esempi tipici di risconti attivi sono:
- Affitto (pagamento anticipato);
- Polizze assicurative.
Per riassumere, i risconti attivi:
- sono operazioni di rettifica che riducono il valore di costi a fine esercizio;
- nascono per rispettare il principio di competenza;
- posticipano all’anno successivo una fetta dei costi.
2 - i risconti passivi (ricavi anticipati) rappresentano quote di proventi che hanno avuto manifestazione finanziaria nel corso dell'esercizio in chiusura o in precedenti esercizi, ma sono di competenza di uno o più esercizi successivi. Si tratta di una situazione poco frequente nelle piccole e medie imprese, ma è quella che può capitare nel caso di locazione a terzi di un immobile di proprietà dell’impresa.
Risconti attivi: come si calcolano? Un esempio
L'esempio classico per capire quello di cui parliamo è rappresentato dall'affitto. Supponiamo che per lo svolgimento delle attività, la tua impresa prenda in affitto in data 15/09_,_ un capannone pagando un canone semestrale di 24.000 euro.
Il canone viene pagato anticipatamente all’inizio del semestre. In data 15/09 pagherai dunque il fitto passivo relativo al capannone per 24.000 euro. Tuttavia una parte del costo sostenuto non è di competenza dell'esercizio fiscale in corso. E, di conseguenza, non deve concorrere a formare il reddito dell’esercizio: la parte di competenza dell’esercizio successivo dovrà essere rinviata all'esercizio seguente con le scritture di rettifica da redigersi al 31/12.
Un altro tipico esempio è quello della stipula di un’assicurazione. Immaginiamo di pagare anticipatamente un premio per il periodo 01/11 – 30/04. Al 31/12/n di ogni anno occorrerà identificare la quota del premio assicurativo già pagata ma riferita al periodo 01/01 - 30/04 dell’anno successivo per stornarla nell’esercizio fiscale in chiusura.
Una volta fatta luce sulla definizione di risconti attivi, vediamo in concreto come vanno effettuati i calcoli al termine di ogni esercizio.
La formula per il calcolo dei risconti attivi è la seguente:
Risconti attivi = costo * (giorni di competenza anno successivo/giorni totali)
Riprendiamo l’esempio precedente, quello del contratto d’affitto, firmato al 15/09 il cui valore della rata è di 24.000 euro
- Giorni di competenza dell'anno seguente (da 01/01 a 15/03) = 74
- Giorni che compongono il semestre = 181
Il calcolo da effettuare è il seguente:
Risconti attivi = 24.000 * (74/181) = 9.812
All’inizio del nuovo anno l’impresa dovrà dunque procedere a rilevare 9.812 euro di fitti passivi di competenza dell’esercizio, anche se non avrà una manifestazione numeraria, dato che essa si è avuta nell’esercizio precedente.
Risconti attivi nelle scritture contabili: esempi
Come si inseriscono concretamente i risconti attivi in bilancio? Immaginiamo che in data 01/12/X è stata pagata la rata quadrimestrale anticipata relativa a una polizza assicurativa di 400 euro.
La spesa sostenuta si riferisce a un periodo di 4 mesi a cavallo tra due esercizi. In particolare, un mese riferibile all'esercizio in chiusura e tre mesi al successivo. Nel rispetto del principio di competenza, occorrerà stornare parte del costo sostenuto (la quota corrispondente a 3 mesi) e rinviare all'esercizio successivo.
Questo perché il conto economico dell'esercizio X sarà gravato da un costo per assicurazioni superiore rispetto alla quota di competenza. All’esercizio X sarà dunque imputata una quota pari a 1/4 del costo totale, mentre i restanti 3/4 saranno attribuiti all'esercizio X+1.
Come registrare risconti attivi? Si procederà dunque a stornare per 300 euro l’importo rilevato nel conto “assicurazioni”, che deve diminuire da 400 a 100 euro; al tempo stesso occorrerà attribuire al conto economico dell’esercizio successivo i 300 euro.
Risconti attivi pluriennali
Il concetto di risconti attivi, abbiamo visto, è legato a doppio filo con i costi sostenuti da un’azienda a cavallo tra due anni. Esistono alcune spese la cui competenza si suddivide in più di due annualità. Si parla in questi casi di risconti attivi pluriennali: funzionano come quanto visto nei paragrafi precedenti, con la differenza che il loro procedimento viene ripetuto per più annualità.
L’esempio tipico è il maxi-canone di leasing. Questo costo è sostenuto all’inizio della stipula di un contratto di leasing, ma la competenza permane per tutta la durata del contratto.
Un esempio per capire meglio. Immaginiamo di sottoscrivere un contratto di leasing per 6 anni con un maxi-canone iniziale di 20.000 euro. Nelle scritture contabili, si dovrà procedere a una rettifica del costo per ciascuno dei sei anni in questione.
Per concludere
Quello di ratei e risconti è solo uno degli aspetti che va curato con attenzione nel monitoraggio di entrate e uscite della tua azienda. Tenerne traccia non solo è un obbligo previsto dalla Legge, ma fornisce un chiaro esempio di quanto sia complesso mantenere gli equilibri monetari in tesoreria senza finire in una crisi di liquidità.
D’altro canto, senza una costante analisi dei flussi di cassa, è impossibile verificare lo stato di salute della tua azienda e mettere a punto le strategie di crescita migliori. Per queste attività, l'utilizzo di un foglio Excel presenta una serie di limiti. Due per tutti: richiede troppo tempo e rischia di produrre errori a causa dell'inserimento manuale dei dati.
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