Risconti passivi: cosa sono e come gestirli

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In contabilità, ci sono argomenti piuttosto ostici da capire soprattutto per i neo imprenditori. Uno di questi è quello dei risconti passivi. Che cosa sono di preciso? E come vengono inseriti in bilancio? Lo spieghiamo in questo articolo.

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Risconti passivi: definizione

Come imprenditore hai uno spazio commerciale che affitti? Se la risposta è positiva, occhio a come inserisci i ricavi dell’affitto nel bilancio d’impresa. Soprattutto se i soldi ricevuti interessano i mesi dell’anno fiscale successivo.

Nel linguaggio della contabilità, ci troviamo di fronte ai cosiddetti risconti passivi. Ovvero quote di ricavi che hanno avuto manifestazione finanziaria (ovvero c’è già stato l’incasso) nel corso dell'esercizio in chiusura, ma sono di competenza dell’esercizio successivo. In questi casi, in fase di chiusura del bilancio quello che devi fare è un’operazione di rettifica: ovvero trasferire all’esercizio successivo la parte di ricavi incassata anticipatamente.

Tutto questo avviene per rispettare il principio di competenza, principio cardine nella redazione del bilancio, che consiste nel registrare in bilancio tutti i costi e i ricavi che hanno effetto in un esercizio con o senza manifestazione finanziaria.

Secondo l’art. 2423 bis, comma 1, punto 3:

"Nella redazione del bilancio le componenti positive e negative di reddito devono essere rilevate per la quota maturata nell’esercizio, a prescindere dalla loro manifestazione finanziaria”.

La medesima operazione avviene nel caso di spese anticipate, in questo caso si parla di risconti attivi.

Esempi tipici di risconti passivi sono:

  • Fitti attivi con fatturazione anticipata;
  • Interessi attivi con accredito anticipato;

In sintesi, possiamo affermare che i risconti passivi:

  • sono operazioni di rettifica, necessarie a rispettare il principio di competenza;
  • servono a stornare i ricavi della quota di competenza dell’esercizio successivi;
  • a fine anno vengono collocati nelle passività dello stato patrimoniale.

Risconti passivi: la formula

Immagina di essere proprietario di un immobile che dai in affitto alla cifra di 12 mila euro per un periodo che parte l’1 ottobre dell’anno X e finisce al 30 settembre dell’anno seguente.

Cosa succede? Il primo ottobre incasserai l’intera cifra, ovvero i 12 mila euro. Ma in realtà una parte di questo denaro (3 mesi), dovrà essere inserito nel bilancio dell’esercizio successivo per rispettare il principio di competenza.

Per effettuare il calcolo dei risconti passivi occorre conoscere:

  • la durata totale della prestazione (360 giorni per semplificare);
  • la quota in giorni di competenza dell’anno successivo (120).

Risconti passivi= ricavi * (giorni competenza anno successivo/giorni totali)

Risconti passivi= 12.000 * (120/360)= 4.000

In questo caso, si registrerà un risconto passivo pari a 4.000 €.

Ratei e risconti: principali differenze

Un argomento strettamente connesso ai risconti è quello dei ratei. In tutti e due i casi si tratta di scritture di assestamento, ovvero rispettivamente di integrazione o rettifica, redatte in sede di chiusura del bilancio d’esercizio. Il loro obiettivo è quello rispondono all’obiettivo di “aggiustare” in funzione del principio di competenza l’iscrizione in bilancio di alcune operazioni che, pur non essendosi manifestate nell’esercizio oggetto del bilancio, sono in parte attribuibili ad esso. Entrambe le operazioni derivano da operazioni comuni a due esercizi consecutivi e consistono in quote di costi e ricavi, comuni a tali esercizi che maturano al decorrere del tempo.

La differenza tra ratei e risconti sta nel fatto che:

  • mentre i primi hanno una manifestazione finanziaria posticipata;
  • i secondi invece misurano dei valori contabili comuni a più esercizi che hanno già avuto la loro manifestazione numeraria in via anticipata.

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Per concludere

Il concetto di risconti, passivi e attivi, come si può facilmente intuibile, è strettamente connesso alle entrate e uscite monetarie e alla loro manifestazione nel corso dell’esercizio. Sapere di poter contare su una quantità di denaro in una data precisa, al di là dei potenziali rischi di mancato pagamento, permette la costruzione di modelli di previsione in grado di fare la differenza nel percorso di crescita della tua azienda.

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