Nella fase di stesura del bilancio d’esercizio, può emergere la necessità di integrare o rettificare alcune voci contabili alla luce dell’esigenza di osservare il principio di competenza del bilancio. Queste operazioni si chiamano scritture di assestamento e hanno l'obiettivo di rendere più completo e preciso il bilancio. In questo articolo, vedremo nel dettaglio che cosa sono e quali sono le funzioni principali.
Cosa significa scritture di assestamento?
Al termine di ciascun esercizio amministrativo, ogni impresa è tenuta a redigere un bilancio di esercizio. Questa operazione richiede il rispetto di regole e principi di contabilità ben precisi, determinati prevalentemente dal Codice Civile o dalle normative fiscali. Tra questi spicca il principio di competenza economica in base al quale per calcolare il risultato economico di un dato periodo è necessario considerare i costi e i ricavi che hanno avuto effetto nell’esercizio in questione, indipendentemente dalla loro manifestazione finanziaria. Questo pone qualche problema per le operazioni che si manifestano a cavallo tra due anni fiscali, ossia quelle che hanno inizio in un esercizio e terminano in quello successivo, la cui manifestazione finanziaria può dunque essere anticipata oppure posticipata.
In presenza di situazioni del genere, chi redige un bilancio, deve effettuare le scritture di assestamento, ovvero tutte le operazioni di rettifica e integrazione di bilancio realizzate al fine di determinare in maniera corretta il risultato d’esercizio.
Quante sono le scritture di assestamento?
In contabilità le scritture di assestamento sono diverse e classificabili in quattro tipologie principali:
- scritture di completamento
- scritture di integrazione
- scritture di rettifica
- scritture di ammortamento
Tipologia di scritture
Vediamo ora nel dettaglio ciascuna delle quattro tipologie di scrittura, puntando i riflettori sulla relativa funzione:
Scritture di completamento
L’obiettivo delle scritture di completamento è integrare alcune voci del bilancio con valori contabili che, pur essendo di competenza dell’esercizio, per ragioni diverse non sono stati registrati. Un esempio tipico è quello relativo al TFR dei dipendenti, ovvero il trattamento di fine rapporto. Sebbene la maturazione avvenga su base mensile, il suo valore del TFR viene contabilizzato solo a fine esercizio. Questo perché questa voce è soggetta a particolari rivalutazioni previste dal Codice Civile. Rientrano in questa tipologia anche: interessi attivi e passivi su c/c bancari, imposta di competenza e così via.
Scritture di integrazione
Si tratta di operazioni il cui obiettivo è rilevare costi e ricavi di competenza dell’esercizio, ovvero che hanno già avuto una manifestazione economica (è stata per esempio emessa la fattura), ma non hanno ancora avuto manifestazione finanziaria. Esempi tipici sono ratei attivi e ratei passivi. Un altro caso di scritture di integrazione sono le fatture da emettere e le fatture da ricevere, ma anche svalutazioni dei crediti e stanziamenti per i fondi rischi e fondi spese.
Ricordiamo brevemente a questo proposito che:
- i fondi spese riguardano accantonamenti effettuati per far fronte a eventi che si verificheranno in futuro, ma la cui data e ammontare non è definito. Si veda per esempio il caso delle spese di liquidazione dei dipendenti dimissionari.
- i fondi rischi sono invece accantonati per fronteggiare eventi che non sono certi, ma che potrebbero verificarsi (come ad esempio nel caso di perdite dovute a insolvenza dei debitori dell’azienda).
In entrambi i casi al termine di ciascun esercizio occorre calcolare la quota di oneri di competenza.
Scritture di rettifica
Sono finalizzate a stornare (ovvero sottrarre) dal risultato economico di esercizio tutte quelle voci positive e negative di reddito che hanno avuto manifestazione finanziaria nel corso dell’esercizio, ma sono di competenza dei successivi esercizi. In questo caso la manifestazione finanziaria anticipa quella economica (es.: rimanenze finali di magazzino, risconti attivi e risconti passivi).
Scritture di ammortamento
Sono un procedimento tecnico-contabile attraverso il quale vengono imputate all’esercizio in corso una quota di costo pluriennale, relativo all’acquisto di beni durevoli, ovvero beni che vengono sfruttati per più anni e il cui utilizzo non si esaurisce in un unico esercizio. È il caso di macchinari, impianti e fabbricati, così come brevetti e marchi la cui utilità è spalmata in più esercizi.
Scritture di assestamento: esempi
Facciamo qualche esempio per capire meglio.
Partiamo dalle scritture di ammortamento. Immaginiamo che la Rossi SPA compri un impianto del costo di 1.000 euro, che si stima verrà utilizzato nella produzione per 5 anni. Per questa ragione, il costo di acquisto verrà suddiviso su cinque esercizi per una quota di 200 euro per ogni esercizio di competenza. La parte di costo che viene imputata al reddito per ciascuno degli esercizi di competenza, viene detta quota di ammortamento.
In questo caso le scritture di assestamento hanno la funzione di:
- abbattere buona parte delle spese del bene dal conto economico nel bilancio dell’anno in cui viene acquistato;
- attribuire una fetta di tale costo al conto economico degli esercizi successivi;
- ridurre il valore del bene all’interno dello stato patrimoniale per un numero X di esercizi sino al suo azzeramento.
La percentuale di ammortamento varia a seconda della tipologia del bene. I macchinari per esempio si ammortizzano in 5 anni, ovvero al 20% del valore di acquisto.
Questo vuol dire che per cinque bilanci fiscali:
- nel conto economico sarà inserito il 20% del costo di acquisto del macchinario;
- nello stato patrimoniale verrà ridotto del 20% il valore del bene.
Vediamo ora il caso di un risconto attivo, che trova applicazione per esempio nei casi di stipula di un’assicurazione. Immaginiamo che la società Rossi SRL paghi anticipatamente un premio per il periodo 01/11 – 30/04.
Al 31/12/n di ogni anno occorrerà identificare la quota del premio assicurativo già pagata ma riferita al periodo 01/01 - 30/04 dell’anno successivo per stornarla nell’esercizio fiscale in chiusura. Stessa cosa succede, per esempio, per il pagamento di un affitto con rata semestrale in chiusura a fine febbraio: il canone è relativo a un periodo di 6 mesi di cui 4 maturati nell’anno precedente. La scrittura di integrazione consentirà di rilevare il pagamento dei 4 mesi e dunque avere una ripartizione delle spese più corretta rispetto al periodo di maturazione.
A cosa servono le scritture di assestamento
L’obiettivo delle scritture di assestamento, qualunque sia la tipologia presa in considerazione, è quella modificare, o integrare, i valori contenuti nel bilancio, al fine di rispettare il principio di competenza che, come già anticipato, è un principio cardine della redazione del bilancio.
Il rispetto del principio di competenza mette l'impresa nelle condizioni di calcolare ricavi e costi in base al periodo in cui hanno reale effetto e non quando si sono manifestati finanziariamente (incasso/pagamento).
Per concludere
Le scritture di assestamento sono la chiave di volta per dare concretezza al principio della competenza economica: solo dopo una corretta imputazione dei costi e dei ricavi, è possibile chiudere il bilancio e determinare con precisione gli utili o le eventuali perdite di un esercizio fiscale.
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