I costi di un’azienda non sono tutti uguali. Per esempio alcuni sono fissi e si coprono nel breve periodo, altri invece maturano nel tempo. I ratei passivi rientrano tra questi, ed è per questo che è importante imparare a registrarli correttamente nei documenti contabili e – soprattutto – saperli gestire. In questo articolo scopriamo tutto quello che c’è da sapere sui ratei passivi.
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Quali sono i ratei passivi?
I ratei passivi sono i costi di competenza che un’azienda affronta nel corso di un esercizio, che vengono concretamente coperti soltanto nell’esercizio successivo.
In altre parole sono costi che non comportano un esborso immediato. Piuttosto il loro pagamento è posticipato nel tempo, ed è quindi in corso di maturazione. Per questo, nei documenti contabili, li ritroviamo in una sezione apposita: la sezione dei ratei e risconti.
Per rendere la definizione dei ratei passivi ancora più chiara, dobbiamo però fare un passo indietro. Il punto di partenza sarà allora il principio di competenza, ovvero il principio in base al quale viene costruito il bilancio aziendale.
In contabilità, infatti, le operazioni registrate – per esempio nel conto economico o nello stato patrimoniale – non corrispondono necessariamente a movimenti di liquidità.
L’emissione di una fattura non coincide con l’incasso del pagamento; allo stesso modo, l’acquisto di materie prime può anch’esso comportare un pagamento in differita. Non a caso, le aziende talvolta faticano a trovare la quadra proprio per questa discrepanza tra cassa (e quindi cash flow) e competenza (intesa come risultato economico dell’impresa).
Il principio di competenza prevede che le operazioni vengano inserite nel bilancio dell’esercizio di competenza, e non in quello in cui si manifesta il movimento di denaro.
Il caso dei ratei passivi, poi, è un caso particolare. I ratei passivi sono infatti assimilabili ai debiti: debiti commerciali, debiti finanziari, ecc. Con la differenza che i ratei sono in corso di maturazione, e il loro valore va calcolato in relazione al tempo trascorso.
Proviamo a spiegarlo facendo un esempio.
Un esempio di ratei passivi: il mutuo
Il mutuo rientra tra i debiti a medio-lungo termine che sostengono la tua azienda sul piano finanziario, e che ti permettono di acquistare un bene – per esempio un macchinario o un immobile – per far crescere l’attività.
Il capitale che la banca ti ha concesso in prestito è un capitale da restituire per intero, con l’aggiunta dei tassi di interesse. Tassi di interesse che maturano nel tempo, e che sono inclusi tra i costi di competenza di un esercizio anche quando vengono pagati in quello successivo.
Se hai ottenuto un mutuo con rata semestrale a ottobre, infatti, coprirai il costo degli interessi soltanto ad aprile. Ma da ottobre a dicembre – mese di chiusura del bilancio – hai maturato una quota di interessi non ancora coperti. Questa quota va inserita tra i ratei passivi.
Per questo motivo, i ratei passivi sono considerati una scrittura di assestamento.
Come capire se un rateo è attivo o passivo?
La differenza tra rateo attivo e rateo passivo riguarda il modo in cui interagiscono con le disponibilità liquide dell’azienda.
Partendo dal presupposto che per rateo intendiamo un movimento monetario posticipato all’esercizio successivo, bisogna a quel punto definire se si tratta di un movimento in uscita o in entrata.
I ratei passivi rappresentano uscite di denaro future; i ratei attivi sono invece entrate future. È, in un certo senso, la contrapposizione che vediamo tra costi e ricavi. Con la differenza che – nel caso dei ratei – parliamo di costi e ricavi che sono maturati senza effetti diretti sulle casse aziendali.
Dove vanno i ratei passivi nello stato patrimoniale?
Nella compilazione ordinaria dello stato patrimoniale, ai ratei passivi è riservata una sezione specifica del passivo aziendale. Sono infatti inclusi nella sezione E delle passività, accorpati ai risconti passivi.
Trattandosi infatti di liquidità non ancora sborsata, rappresenta a tutti gli effetti una fonte di finanziamento dell’azienda.
Se invece la tua azienda ha diritto a una compilazione abbreviata dello stato patrimoniale, hai la possibilità di inserire i ratei passivi tra i debiti, nella sezione D. Come abbiamo già visto, infatti, la natura dei ratei attivi è quella di debito aziendale.
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Quanti soldi in cassa hai oggi, e quanti ne avrai domani? Avere piena consapevolezza della liquidità disponibile in azienda è un lavoro che richiede attenzione.
I ratei passivi ci mostrano, per esempio, come sia difficile mantenere gli equilibri monetari in tesoreria senza farsi trascinare in una crisi di liquidità.
Perché parliamo di costi rilevati ma non ancora coperti, che propongo un’immagine falsata della cassa aziendale. La liquidità c’è, ma è liquidità impegnata. E il rischio di spenderla è grande, com’è grande il rischio di non ritrovarla quando serve.
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