Come capire lo stato patrimoniale

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Documento fondamentale della contabilità aziendale, lo stato patrimoniale mette nero su bianco tutto ciò di cui dispone l’azienda, sia sul piano finanziario sia su quello patrimoniale. Parliamo di risorse, beni e obbligazioni di cui si tiene traccia proprio attraverso la compilazione del documento. È grazie allo stato patrimoniale che è possibile analizzare – già a colpo d’occhio – l’andamento degli affari, facendo anche un confronto con gli esercizi precedenti. Le logiche di questo documento sono però ben precise, e servono sia in fase di redazione (attività che in genere spetta ai commercialisti) sia per la sua analisi. Vediamo allora in questo articolo come capire a pieno lo stato patrimoniale.

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Cosa rappresenta lo stato patrimoniale?

Lo stato patrimoniale è un documento cardine della contabilità aziendale – obbligatorio per legge – e che rappresenta tutto il patrimonio aziendale, spiegandone struttura e consistenza. In altre parole, dà contezza di tutte le risorse di cui un’azienda dispone (e ha disposto) fino al momento della sua compilazione.

Con lo stato patrimoniale non ci si limita perciò a documentare quello di cui un’impresa è proprietaria. Come sappiamo infatti, il patrimonio aziendale è un insieme complesso di componenti di diversa natura; alla luce di questo nel documento vanno inserite anche le risorse disponibili ma non proprie.

Per capire meglio come funziona, dobbiamo partire da una considerazione. L’azienda come organismo sopravvive attingendo risorse dalle fonti di finanziamento e investendo le stesse risorse in impieghi, ovvero beni necessari alla produzione.

Fonti di finanziamento e impieghi: tutto il ciclo vitale di un’impresa ha origine da questi due elementi. Ed è proprio su questa logica che si basa lo stato patrimoniale, che non a caso presenta una struttura bipartita e viene suddiviso in attivo e passivo.

Attività e passività nello stato patrimoniale

La struttura bipartita è tipica dei documenti contabili, che vengono redatti proprio secondo il metodo della partita doppia. Qui accade la stessa cosa: avremo quindi uno stato patrimoniale a sezioni contrapposte.

La suddivisione riguarda le attività e le passività di un’azienda, e quindi le fonti e gli impieghi. Di cosa stiamo parlando con esattezza?

Come abbiamo già detto prima, un’impresa sopravvive grazie alle sue fonti di finanziamento; sono bacini di risorse da cui recuperare tutto ciò che serve per rendere l’azienda produttiva. Le fonti di finanziamento compongono le passività dell’impresa. Appartengono quindi al patrimonio aziendale, ma contribuiscono solo indirettamente al ciclo di produzione.

Nel momento in cui le risorse vengono impiegate per l’acquisto di beni di produzione, cambia la loro natura: non più passività ma impieghi, ovvero elementi che partecipano direttamente al ciclo produttivo, e quindi attività aziendali.

Tenere a mente la differenza tra attivo e passivo dello stato patrimoniale è importante perché un’azienda che vuole far quadrare i conti – e quindi rendersi solida sul piano finanziario – deve sempre mantenere in equilibrio queste due sezioni.

Non possono esserci impieghi senza fonti di finanziamento, e viceversa. Così nello stato patrimoniale questo equilibrio deve essere reso con chiarezza, e messo perciò nero su bianco.

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Quali voci compongono lo stato patrimoniale di un’azienda?

Le voci che compongono lo stato patrimoniale vengono indicate già nell’art. 2424 del Codice Civile, articolo che legifera proprio sul contenuto del documento.

Lo stato patrimoniale deve quindi includere nella sezione Attivo:

La sezione Passivo dello stato patrimoniale invece considera:

In questa fase vale la pena soffermarci sulla questione del patrimonio netto aziendale.

Lo stato patrimoniale e il patrimonio netto

Il patrimonio netto si compone di risorse di cui l’azienda è proprietaria. In altre parole, è formato da mezzi propri che costituiscono il vero cuore del patrimonio aziendale. Pertanto il patrimonio netto è una fonte di finanziamento, ma non è considerabile come passività vera e propria.

Per comprendere meglio questo aspetto, dobbiamo tornare brevemente sul concetto di passività.

Come possiamo vedere dall’elenco delle voci che rientrano nello stato patrimoniale passivo, le fonti di finanziamento sono costituite per lo più da risorse che appartengono a terzi.

Sono passività i debiti, che andranno rimborsati con o senza interessi; sono passività i fondi, quindi le riserve che serviranno a coprire le perdite d’esercizio o a pagare tributi o altri debiti ancora indeterminati.

Il patrimonio netto, invece, è di proprietà dell’azienda e dei suoi soci. Non va restituito a nessuno e, qualora dovesse essere utilizzato per coprire certe spese, avrebbe come conseguenza soltanto una diminuzione del suo valore.

Per questo motivo, il valore del patrimonio netto viene utilizzato per bilanciare le sezioni contrapposte dello stato patrimoniale. Nel momento in cui le passività sono maggiori delle attività – vale a dire: quando i debiti sono più grandi del valore delle attività – si verifica un deficit patrimoniale, e il patrimonio netto negativo verrà inserito nella sezione Attivo.

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Cosa vuol dire stato patrimoniale previsionale?

Nell’ambito della gestione finanziaria aziendale, è buona norma tenersi preparati sugli incassi e gli esborsi futuri. Per questo contabili e amministrazioni di azienda ricorrono allo stato patrimoniale previsionale.

Si tratta di un documento strutturato come un semplice stato patrimoniale, ma che riguarda uno o più esercizi futuri. Offre, in altre parole, un’immagine di quella che potrebbe essere l’evoluzione del ciclo di vendita e produzione.

Il bilancio previsionale dunque si costruisce a partire da documenti come questo: stato patrimoniale e conto economico ma pur sempre compilati con uno sguardo al futuro.

Certo, è vero: un documento previsionale non potrà mai essere preciso. Anche quando il punto di partenza è rappresentato dai dati ricavati dall’esercizio appena concluso, rimangono moltissimi i fattori esterni che possono influire sul risultato finale. Alcuni elementi, pertanto, nella realtà dei fatti potrebbero rivelarsi diversi.

Ciò nonostante, abbiamo a che fare con un documento particolarmente utile, e non solo per chi deve gestire l’azienda sul piano finanziario. Va considerato infatti che lo stato patrimoniale previsionale si rivela essenziale nella redazione di un business plan, proprio allo scopo di intercettare l’interesse di finanziatori e investitori. Non a caso, quasi tutti i bandi di finanziamento richiedono esplicitamente uno stato patrimoniale previsionale da inserire nel business plan.

A prescindere dal suo utilizzo, lo stato patrimoniale è un documento contabile di cui è impossibile fare a meno.

Come redigere lo stato patrimoniale con l’aiuto di un software

Trattandosi di un documento ufficiale, lo stato patrimoniale richiede una particolare cura durante la sua redazione. E, in tal senso, un software può offrire un valido aiuto. Un software come Agicap, per esempio, specializzato nella gestione della tesoreria aziendale ti aiuta a tenere traccia dell’incasso e delle spese che riguardano la tua attività commerciale, dandoti accesso a una visione chiara e completa delle risorse finanziarie aziendali.

Inoltre Agicap sfrutta le capacità di algoritmi di previsione per rendere ancora più semplice la creazione di un bilancio previsionale. Proprio il ricorso agli algoritmi permette di realizzare una previsione particolarmente accurata e che tiene conto di diversi fattori: assunzioni, ritardi nei pagamenti, cali di fatturato, etc. Il tuo stato patrimoniale previsionale sarà così ancora più affidabile.

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