Se sei a capo di un’impresa o svolgi la tua attività come libero professionista ti sarà capitato, almeno una volta, di incorrere in clienti che ritardano i propri pagamenti a causa di una momentanea difficoltà economica o che, addirittura, si rendono irraggiungibili per un sollecito telefonico. Un fenomeno tutt’altro che raro soprattutto in Italia, fanalino di coda in Europa nei tempi di pagamento. Vediamo che cosa prevede la legge e come agire per salvaguardare i propri crediti commerciali.
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Ritardi di pagamento, definizione
La maggior parte delle merci e dei servizi è fornita da aziende ad altri operatori economici o ad amministrazioni pubbliche secondo un sistema di pagamenti differiti, in cui il fornitore lascia al cliente un periodo di tempo per pagare la fattura, secondo quanto concordato tra le parti. Tuttavia è possibile che, a fronte della consegna delle merci o della fornitura di un servizio, i pagamenti siano effettuati in ritardo rispetto a quanto concordato nel contratto.
Il differimento dei pagamenti, oltre a essere un fenomeno piuttosto frequente in Italia, rischia di pesare negativamente sulla liquidità delle imprese, fino a compromettere competitività e redditività, quando per esempio il creditore deve ricorrere a un finanziamento esterno.
Prima di analizzare, quello che prevede la legge sui tempi di pagamento, partiamo dalle basi. Che che cosa si intende per “transazioni commerciali” e per “ritardo di pagamento”?
- per "transazioni commerciali" si intendono le transazioni tra imprese o tra imprese e pubbliche amministrazioni che comportano la fornitura di merci o la prestazione di servizi dietro pagamento di un corrispettivo;
- per "ritardo di pagamento" ci si riferisce al pagamento non effettuato durante il periodo di pagamento contrattuale o legale.
Ritardo pagamenti: che cosa dice la legge
Dal punto di vista normativo, in Italia pietra angolare della disciplina sui termini dei pagamenti commerciali è rappresentata dal Decreto legislativo 9 novembre 2012, n. 192 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale 15 novembre 2012, n. 267) che, a sua volta, recepisce la direttiva 2011/7/UE nata con l’obiettivo di contrastare i ritardi nel pagamento delle transazioni commerciali.
Che cosa stabilisce il Decreto legislativo 9 novembre 2012, n. 192?
Tre gli aspetti principali:
- Termine per i pagamenti: nelle transazioni commerciali tra imprese, e tra Pubbliche Amministrazioni e imprese, viene fissato in 30 giorni. Soltanto in casi eccezionali, come ad esempio in materia sanitaria, è previsto un termine raddoppiato di 60 giorni;
- Tasso degli interessi legali di mora sale dal 7% all'8%;
- Risarcimento delle spese di recupero: viene stabilito che l’impresa creditrice ha diritto, oltre agli interessi di mora, del risarcimento delle spese di recupero nell’importo minimo forfetario di 40 euro, salvo il rimborso del maggior costo sostenuto per incarichi affidati ad avvocati o società di recupero crediti.
Interessi di mora, che cosa sono
In caso di mancato pagamento, la legge stabilisce che al fornitore siano corrisposti gli interessi di mora, o interessi moratori, ovvero un costo maggiorato applicato nel caso di mancato pagamento. Nel caso specifico delle transazioni commerciali, tali interessi iniziano a maturare a partire da giorno successivo della scadenza di pagamento.
Per capire a quale scadenza ci si riferisce per il calcolo degli interessi di mora, bisogna distinguere due situazioni principali:
- è stata pattuita con il cliente una scadenza: ovvero è stata indicata espressamente per iscritto un termine di scadenza per il pagamento con il cliente;
- non è stata pattuita una scadenza con il cliente: nel caso in cui non ci siano prove scritte, per i termini di pagamento rimane il riferimento dei 30 giorni a partire dal:
- ricevimento della fattura o della richiesta di pagamento;
- data del ricevimento della merce o della prestazione del servizio;
- data dell’accettazione o della verifica della conformità della merce ricevuta o dei servizi erogati se successiva al ricevimento della fattura/richiesta di pagamento. Questo caso si applica però quando l’accettazione o la verifica di conformità sono previste dalla legge o da un contratto fra le parti.
Calcolo interessi per ritardato pagamento fattura
Ogni sei mesi il Ministero dell'Economia pubblica i tassi di mora di riferimento applicabili, che si rifanno al Tasso BCE. A questo tasso deve essere aggiunto l’8%. Per il periodo 1° gennaio-30 giugno 2022 il tasso di riferimento nelle transazioni commerciali resta pari allo 0%.
Quindi il tasso di mora in vigore per il periodo 01.01.2022- 30.06.2022 è pari a 0% + 8% = 8%
Recupero credito: altri strumenti
Abbiamo visto che cosa stabilisce la normativa europea, nel caso di ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali. Va detto che nel nostro Paese, il creditore può comunque appellarsi al giudice per ottenere un decreto ingiuntivo, ovvero un provvedimento attraverso il quale, su richiesta del titolare di un credito si ingiunge al debitore di adempiere un'obbligazione, entro 40 giorni dalla notifica, avvertendolo che si procederà a esecuzione forzata.
Va comunque detto che prima di ricorrere al giudice, esistono tutta una serie di strategie da adottare che l'imprenditore o il professionista può mettere in atto per ottenere il pagamento della fattura: contattare il cliente magari tramite una semplice telefonata o mandare una lettera di sollecito possono risultare strumenti efficaci in grado di raggiungere l’obiettivo, senza interrompere i rapporti con il cliente.
La fase giudiziale diventa necessaria solo se il creditore non riesce a ottenere il pagamento, né a seguito dei solleciti di pagamento né delle trattative. In questa situazione al creditore non resta che il ricorso al giudice per ottenere un provvedimento che accerti in via definitiva il suo diritto a ottenere il pagamento.
Italia, fanalino di coda nell'Ue nei tempi di pagamento
Quando si parla di tempi di pagamenti nelle transazioni commerciali, l’Italia è maglia nera d'Europa. Per avere un'idea: tra le imprese private il saldo fattura avviene mediamente dopo 96 giorni. Solo in Spagna la situazione è peggiore, mentre il dato medio di pagamento in Ue è di 52 giorni, con una punta minima presente in Germania pari a 35. La situazione peggiora drasticamente quando nei pagamenti è coinvolta la Pubblica Amministrazione. In tal caso, i tempi di pagamento medi presenti in Italia sono pari a 180 giorni, ma nella Sanità si arriva a pagare anche dopo 4/5 anni, soprattutto al Sud. La media Ue è pari a 65 giorni (fonte CGIA Mestre).
Tali ritardi finiscono per creare danni economici enormi per le PMI, soprattutto quelle di dimensioni più piccole. Secondo un’indagine condotta nel 2020 da Bva-Doxa per conto di Sap Concur, azienda specializzata in soluzioni tecnologiche per i business traveller, su un campione di 300 intervistati tra imprenditori, dirigenti e responsabili di attività con meno di 250 dipendenti, in Italia il pagamento ritardato delle fatture è un fenomeno molto diffuso: 2 aziende su 5 devono infatti fare i conti quotidianamente con questo problema. In termini monetari, le fatture pagate in ritardo valgono fino a circa 17.000 euro all'anno, una cifra non irrisoria per le dimensioni delle aziende prese in esame. Tra i clienti ritardatari non si evidenziano particolari differenze in base alla tipologia di azienda: tra privati, imprese e pubblica amministrazione la percentuale di acquirenti che paga in ritardo è più o meno la stessa e si aggira attorno al 55% sul totale.
Conclusioni
Abbiamo visto che cosa prevede la legge in materia di ritardo di pagamenti e quanto il fenomeno sia diffuso in Italia. Che cosa fare per non trovarsi in situazioni come queste, che potrebbero intaccare la liquidità della vostra azienda? Premesso che non esistono ricette in grado di mettere l’impresa al riparo dal rischio di ritardo o mancato pagamento, la regola d’oro, quando ci si trova in queste situazioni, è la velocità. Solo attraverso l’adozione di misure tempestive per identificare i clienti “ritardatari” o morosi si evita un peggioramento della situazione.
Su queste fronte, il “Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza” (d.lgs. 14/2019), per esempio, ha introdotto tutta una serie di misure obbligatorie da adottare all’interno dell’azienda, che riguardano gli assetti organizzativi, amministrativi e contabili, finalizzati a monitorare ed, eventualmente, rilevare situazioni patologiche che potrebbero sfociare anche nella crisi dell’impresa. In questo modo, gli imprenditori avranno modo di adoperarsi in tempo, attraverso interventi mirati per evitare il peggio.
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