Cosa sono i debiti commerciali e come gestirli?

Tempo di lettura: 6 min.

Spese e investimenti aziendali – e tutto ciò che rientra nella voce attività dello stato patrimoniale – necessitano di fonti di finanziamento per poter essere realizzati. Tali fonti, all’interno di un’azienda, sono di varia natura: c’è il capitale sociale, ci sono gli investimenti di terzi, i finanziamenti a breve termine, ecc. Tutte però contribuiscono a fornire liquidità alla tua impresa, sia sul breve che sul lungo termine. Un caso particolare è rappresentato dai debiti commerciali (detti anche debiti di funzionamento), che non danno accesso diretto a liquidità, ma a beni e servizi utili all’attività aziendale. Sono insomma debiti verso i fornitori, e quindi inevitabili nella gestione di un’attività. Eppure, per garantire alla tua impresa solidità patrimoniale e nuove possibilità di sviluppo, hai bisogno di gestire i debiti commerciali con criterio, ovvero mantenendo in equilibrio la liquidità aziendale. Come fare? In questo articolo lo scoprirai.

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Debiti commerciali, una definizione e qualche esempio

Una breve ma chiara definizione spiega subito di cosa stiamo parlando: i debiti commerciali sono tutti i debiti verso i fornitori, ovvero tutti i debiti contratti per l’acquisto di beni e servizi. I tuoi fornitori portano alla tua azienda beni e servizi che contribuiscono in modo diretto al sostentamento aziendale. Facciamo qualche esempio pratico.

Se gestisci un’attività nel settore della ristorazione, avrai bisogno di forniture alimentari per mandare avanti il tuo ristorante; sono beni che acquisti dai tuoi fornitori.

Se invece amministri le finanze di un’impresa nel settore edile, potresti aver bisogno di una gestione del cantiere da parte di terzi, o di qualcuno che si occupi della progettazione; si tratta di servizi, senza i quali la tua attività non sopravviverebbe.

I fornitori contribuiscono al sostentamento dell’impresa, quindi portano con risorse aziendali – di certo non economiche, ma comunque risorse fisiche e immateriali.

L’acquisto di beni e servizi è un investimento per l’azienda, perché comporta un esborso di liquidità. Ma nel momento in cui questo esborso non avviene nell’immediato ma viene posticipato nel tempo, si parlerà di debito commerciale.

Ciò accade soprattutto quando acquisti forniture ingenti, o comunque estese o costanti nel tempo. In questi casi il pagamento avviene in forma dilazionata, il che vuol dire distribuito nell’arco di trenta (o sessanta o novanta) giorni, in base agli accordi commerciali.

In altre parole, la liquidità da destinare al pagamento delle forniture rimane per un certo periodo nelle tue casse. Ma è una liquidità che rientra tra le voci passive, perché dovrai comunque utilizzarla nel breve periodo. Un debito commerciale, se mal gestito, potrebbe comportare uno squilibrio fatale per lo stato patrimoniale della tua azienda.

Debiti commerciali e debiti finanziari: quali sono le differenze?

Se non hai molta esperienza di gestione aziendale, potresti facilmente confondere debiti commerciali (detti anche debiti di funzionamento) e debiti finanziari (o di finanziamento).

In entrambi i casi parliamo di importi dovuti ad altri soggetti; sono somme di denaro destinate a coprire certe voci di costo. Per questo vengono indicati come fonti di finanziamento tra le passività dell’azienda.

I debiti finanziari però costituiscono una categoria a parte. Sono debiti finanziari quelli che vengono contratti per ottenere nuova liquidità. Rientrano tra questi:

  • i finanziamenti a breve termine, quindi prestiti da rimborsare entro un breve periodo;
  • i capitali permanenti, ovvero risorse finanziarie che arrivano da terzi e che si possono utilizzare senza alcuna scadenza.

La differenza tra debiti commerciali e debiti finanziari non riguarda però soltanto la loro natura.

Come abbiamo già detto, i debiti finanziari si riferiscono in maniera esclusiva alle risorse economiche – e quindi a forniture di denaro, se così vogliamo definirle. Ma sono caratterizzate da un’altra particolarità: la presenza degli interessi.

Un finanziamento, a breve o a lungo termine che sia, deve essere restituito con l’aggiunta degli interessi. Questo vuol dire che l’importo di denaro in uscita sarà superiore a quello che hai ricevuto. Con una conseguenza precisa sulla gestione degli equilibri di cassa, perché si tratta di un surplus che devi comunque recuperare dalle tue casse.

Nei debiti commerciali, invece, gli interessi aggiuntivi non sono contemplati. Al più, i tuoi fornitori possono decidere – a loro discrezione – di aumentare i prezzi in caso di pagamenti dilazionati.

Comunque non si potrà parlare di interessi: un eventuale costo maggiorato della fornitura sarà il risultato di calcoli interni dei tuoi fornitori, e non di una percentuale di interessi esplicita e soggetta a variazioni. Avrai, insomma, a che fare con un costo stabile da diluire in diversi pagamenti.

Ciò non toglie che il pagamento dilazionato delle forniture è comunque un debito a cui devi saper far fronte. A meno che tu non voglia rischiare una liquidazione giudiziale, è sempre importante mantenere la tua azienda in uno stato di solvibilità.

E cosa significa rimanere in uno stato di solvibilità? Significa essere in grado di finanziare le risorse aziendali e di pagare i debiti commerciali e di finanziamento.

Un piccolo errore – così come una scelta avventata – in merito all’investimento delle risorse a disposizione, può compromettere la gestione finanziaria della tua azienda. In altre parole, può costringerti a chiedere sempre nuovi finanziamenti (e a contrarre nuovi debiti) fino a un punto di non ritorno, ovvero fino a una situazione di insolvenza.

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Come gestire i debiti commerciali senza sbagliare

La gestione corretta dei debiti commerciali è quindi un elemento chiave per un’azienda che voglia dirsi solida e produttiva.

Quando si tratta di coprire i debiti verso i fornitori, devi agire su diversi fronti. È importante, infatti, mantenere in equilibrio il cash flow – dunque bilanciare entrate e uscite. E in questo meccanismo i fornitori rivestono un ruolo fondamentale: se non acquisti i loro beni o servizi, non puoi produrre quello che vendi; pertanto non hai entrate da cui attingere per sostenere le uscite.

Si tratta di un ciclo molto preciso che impone, tra le altre cose, un calcolo preciso sui tempi di pagamento.

Due accorgimenti che puoi adottare nell’ambito della gestione dei debiti sono:

  • dare priorità ai debiti commerciali, e pagarli prima dei debiti finanziari;
  • estendere le dilazioni di pagamento dei fornitori, provando ad accorciare i tempi di riscossione dei crediti.

I motivi legati al primo punto sono facilmente intuibili. Come abbiamo già detto, i debiti con i fornitori sono essenziali per avere materie prime o servizi utili a tenere in piedi il ciclo di produzione della tua azienda.

Se è vero che i prestiti (e quindi i debiti finanziari) danno accesso a liquidità utile, ogni azienda deve fare il possibile per autofinanziarsi e attingere soltanto dalle proprie risorse. E per riuscirci è necessario che continui a produrre.

Se tralasci i debiti verso i fornitori – dando priorità alle banche e agli investitori – potresti invece ritrovarti senza forniture e quindi con il rischio di dover far cessare la tua attività.

Per quanto riguarda il secondo accorgimento, è chiaro che lavorare sui tempi di pagamento e riscossione può dare respiro alle imprese con problemi di liquidità.

Da un lato, infatti, tempi corti di riscossione ti permetterebbero di avere un accesso veloce al denaro che ti spetta. Dall’altro, una dilazione di pagamento più estesa ti aiuterebbe ad affrontare i debiti commerciali con maggiore serenità.

Una pianificazione della liquidità adeguata, quindi, richiede un calcolo dei tempi di pagamento dei fornitori da stabilire in relazione alle entrate aziendali. In questo modo manterrai l’equilibrio dei flussi di cassa, e sarai sempre in grado di trovare il denaro che ti serve per pagare i tuoi debiti.

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