Capitale circolante netto: cos’è e a cosa serve

Tempo di lettura: 14 min.

È un indicatore chiave che ogni imprenditore dovrebbe tenere sotto controllo per misurare la capacità della propria azienda di generare cassa dalle proprie attività operative, quindi principalmente le vendite, di pagare i propri debiti a breve termine, ma anche di investire nella crescita futura. Ecco come si calcola, la formula e perché è importante monitorarlo.

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Cosa si intende per capitale circolante netto?

Il capitale circolante, noto anche come capitale circolante netto (CCN) o nella denominazione inglese Net Working Capital (NWC), rappresenta la differenza algebrica tra le attività correnti di un’azienda (contanti, fatture non ancora riscosse, scorte di materie prime e prodotti finiti) e le sue passività correnti (debiti con i fornitori, per esempio).

Questa definizione molto sintetica deve essere però necessariamente integrata, precisando che le attività e passività a breve devono essere:

  • non finanziarie
  • relative al core business
  • di natura monetaria (non contabile)

In altre parole, il capitale circolante netto è un indicatore chiave per la misurazione della liquidità, dell'efficienza operativa e della salute finanziaria a breve termine di un’azienda.

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Capitale circolante: come si calcola, la formula

Calcolare il capitale circolante vuol dire mettere a confronto le attività e le passività correnti.

Se ti stai chiedendo come trovare il capitale circolante netto, la formula standard prevede che le passività correnti vengano dedotte dalle attività correnti di una società.

Il calcolo da fare è il seguente:

  • Capitale circolante = attività correnti - passività correnti;

Le attività correnti includono:

  • contanti,
  • crediti,
  • magazzino,
  • altre attività che dovrebbero essere liquidate o trasformate in contanti in meno di un anno.

Le passività correnti includono:

  • debiti verso fornitori,
  • stipendi,
  • imposte da pagare,
  • la parte corrente del debito a lungo termine che è esigibile entro un anno.

Per chi non fosse esperto di bilancio, ricordiamo che in finanza aziendale, "corrente" si riferisce a un periodo uguale o inferiore a un anno. Ne deriva che le attività correnti sono disponibili entro 12 mesi; le passività correnti hanno scadenza entro 12 mesi. Questa differenza rappresenta il fabbisogno finanziario netto legato al ciclo operativo caratteristico dell’impresa.

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Cosa succede se il CCN è negativo?

Si dice che una società ha un capitale circolante netto negativo se le attività correnti di una società sono inferiori alle sue passività correnti. In pratica, se la differenza produce un numero negativo o se il suo coefficiente di capitale circolante, ovvero il valore delle attività correnti diviso per le passività correnti, è inferiore a uno.

Al di là del calcolo, concretamente una situazione del genere è indice di tensione finanziaria in atto o imminente, che dovrebbe accendere un campanello d’allarme. Un’impresa con uno squilibrio finanziario rischia non solo di non essere in grado di far fronte alle scadenze di breve termine, magari nel rimborsare i suoi creditori. Ma, in casi estremi, di finire in uno stato di insolvenza.

Cosa fare se la tua azienda si trova in una situazione in cui il capitale circolante è negativo? Prima di mettere in pratica un cambio di strategia, occorre indagare bene le cause e studiare la dinamica dell’assorbimento della cassa. Una performance negativa potrebbe essere causata da un evento non ricorrente. Ad esempio, per la ritardata consegna di una commessa molto grossa, oppure per la svalutazione un rilevante credito non più esigibile.

Insomma, i motivi possono essere diversi e magari legati a un mix di fattori, anche se nella maggior parte dei casi un capitale circolante negativo trova in genere fondamento nelle difficoltà nell’incasso dei crediti. Si pensi, per esempio, a quelle aziende che lavorano con la Pubblica Amministrazione, notoriamente molto lente nei pagamenti delle fatture.

Cosa indica un Capitale Circolante Netto positivo

Un capitale circolante positivo indica che un'azienda può finanziare le sue operazioni correnti e, eventualmente, investire in attività e crescita future.

Attenzione, però. Un risultato alto non è sempre un segnale positivo. Potrebbe indicare, per esempio, che l'azienda ha troppe scorte o non sta investendo la liquidità in eccesso. La maggior parte degli investimenti, che siano finalizzati all'espansione della produzione o alla crescita in nuovi mercati, implicano infatti una riduzione del circolante netto.

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Come leggere il capitale circolante netto: un esempio

Un esempio per capire meglio. Se una società ha attività correnti per 100.000 euro e passività correnti pari a 80.000 euro, il suo CCN sarà di 20.000 euro. Un risultato in linea o superiore alla media del settore per un'azienda di dimensioni comparabili è generalmente considerato un segnale dello stato di buona salute di cui gode l'azienda. Al contrario, un CCN basso può indicare un rischio di sofferenza o insolvenza.

Esistono anche delle strategie per migliorare il capitale circolante netto. Prendiamo il caso della società XYZ, che nel primo bilancio annuale presentava un capitale circolante di soli 10.000 euro, con una media delle attività correnti di 50.000 euro e passività medie di 40.000 euro. Per migliorare il proprio capitale circolante, XYZ potrebbe decide per esempio di mantenere più liquidità in riserva o di ritardare deliberatamente i pagamenti ai fornitori per ridurre le passività correnti. Da questi aggiustamenti, ne deriverebbe un aumento del capitale circolante.

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Cosa rappresenta il capitale circolante netto?

Da quanto visto finora, appare chiaro quanto il capitale circolante netto rifletta la salute finanziaria di un’azienda. Il CCN risponde a questa domanda: “L’azienda è o meno in grado di pagare i suoi debiti a breve termine, ovvero le fatture ad esempio, con la propria liquidità corrente, immediata o differita?”.

Avere un CCN positivo è quindi molto importante. Talvolta più di quanto immaginiamo In teoria, un'azienda potrebbe fallire anche se a fine esercizio risulta in utile. Il motivo? Un'azienda non può fare affidamento sui profitti futuri per pagare le bollette, che devono essere pagate in contanti subito.

Supponiamo che una società abbia accumulato 1 milione di euro in contanti grazie agli utili non distribuiti degli anni precedenti. Se la società investisse tutto il 1 milione di euro in una volta, potrebbe trovarsi con attività correnti insufficienti per pagare le sue passività correnti.

Occorre tuttavia prestare attenzione: per quanto importante, il CCN da solo non è un indicatore sufficiente per giudicare positivamente una gestione finanziaria. È quindi utile confrontarlo con altri indicatori.

Tipologie del capitale circolante

Vediamo ora le diverse terminologie e sfaccettature del capitale circolante che si riscontrano nell’ambito economico:

Capitale Circolante Lordo (CCL)

Partiamo dal Capitale Circolante Lordo. In questo caso, l’aggettivo “lordo” non si riferisce a un calcolo ma precisa una particolare riclassificazione dello stato patrimoniale, quella che non considera le passività a breve termine.

A differenza del capitale circolante netto, che rappresenta un'eccedenza delle attività correnti rispetto alle passività correnti, il capitale circolante lordo è la somma delle seguenti voci dell’attivo patrimoniale a breve termine:

  • Liquidità immediate;
  • Liquidità differite;
  • Disponibilità.

In altre parole, ci si riferisce quindi a cassa/banca (disponibilità), più crediti entro l’esercizio corrente e le rimanenze di magazzino. Spesso ci si riferisce a questo indicatore in presenza di un’impresa in crisi, in quanto rappresenta l’attivo rapidamente liquidabile per soddisfare i creditori.

Capitale circolante commerciale (CCC)

In economia aziendale, si parla anche del capitale circolante netto commerciale rappresentato dalla differenza tra rimanenze e i crediti commerciali entro i 12 mesi da una parte e debiti commerciali entro i 12 mesi dall’altra.

  • Capitale circolante netto commerciale = crediti commerciali + magazzino - debiti commerciali

In altre parole, il capitale circolante netto commerciale esprime il fabbisogno finanziario netto generato dal ciclo operativo di un'impresa dal punto di vista commerciale: ovvero la differenza tra rapporti con il clienti, cioè i crediti, e rapporto con i fornitori, cioè i debiti, a cui vanno sommate le risorse impiegate momentaneamente in magazzino.

Capitale circolante netto operativo (CCNO)

Cosa si intende per CCNO? È la sigla di Capitale Circolante Netto Operativo, ovvero la tipologia di capitale circolante netto che prende esclusivamente in considerazione la gestione caratteristica dell'azienda. Pertanto nel calcolo non bisogna più sottrarre i debiti verso banche a breve termine.

Questo perché si tratta di una versione operativa legata alla gestione caratteristica dell’azienda.

Per capire meglio cosa esprime il capitale circolante netto operativo è sufficiente dare uno sguardo alla formula per interno, che è la seguente:

  • Capitale circolante netto operativo = (liquidità immediate + liquidità differite + rimanenze) - debiti non finanziari a breve

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Come migliorare il capitale circolante netto?

Il capitale circolante netto (CCN) di un’impresa, abbiamo detto, è dato dalla differenza tra le attività correnti (crediti verso clienti, rimanenze finali, cassa, ratei e risconti attivi) e le passività correnti (debiti verso fornitori, altri debiti legati all’operatività aziendale, ratei e risconti passivi).

Riuscire a ottimizzare quanto più possibile il CCN vuol dire assicurarsi un flusso di cassa sufficiente per far fronte ai suoi costi operativi e alle obbligazioni di debito a breve termine.

Ma come intervenire per migliorare il capitale circolante? Le strade da imboccare sono molteplici e in parte dipendono dalle caratteristiche specifiche del business.

In linea generale, per migliorare il capitale circolante gli interventi possono riguardare:

  • i crediti verso clienti: revisione delle procedure d’incasso, sconti su anticipo pagamenti, cessione dei crediti ad operatori di factoring;
  • sulle rimanenze di magazzino: revisione delle politiche di pianificazione della produzione;
  • sui debiti verso fornitori: dilazione dei pagamenti, riorganizzazione delle politiche e del processo di pagamento.

A puro scopo esemplificativo, vediamo di seguito alcuni interventi possibili:

1. Mantieni il più possibile cicli operativi brevi

Un aumento del flusso di cassa genera un incremento del capitale circolante. Per raggiungere l'obiettivo si può intervenire, accorciando il più possibile il ciclo operativo: più lungo è questo processo, maggiore è la probabilità di mancato pagamento e, quindi, piú grande è l'impatto sul capitale circolante. Le opzioni per abbreviare il ciclo operativo e generare capitale circolante più rapidamente possono includere la richiesta di pagamenti anticipati e la fatturazione non appena viene effettuata una vendita.

2. Evita di finanziare immobilizzazioni con capitale circolante

Per svolgere la propria attività, le aziende possiedono asset come edifici, attrezzature, veicoli o terreni, utilizzati per generare una crescita a lungo termine. Mentre la vendita di un cespite può aumentare il flusso di cassa, investire in immobilizzazioni attraverso il capitale circolante è raramente una buona idea. Questo perché gli asset tendono a essere costosi e il loro pagamento non solo esaurisce il capitale circolante, ma aumenta il profilo di rischio che le istituzioni finanziarie utilizzano per determinare l'affidabilità creditizia. La strategia migliore per finanziare le immobilizzazioni consiste nell'utilizzare prestiti a lungo termine o un leasing.

3. Esegui controlli sul profilo di rischio dei nuovi clienti

Prima di aumentare il giro dei nuovi clienti, è sempre meglio assicurarsi di essere di fronte a un buon pagatore. Per esserne certi effettua una ricerca sull'affidabilità creditizia. Questo ti aiuterà a identificare eventuali rischi. Altrettanto importante nella valutazione del rischio di credito di un cliente è la comprensione del settore e del mercato locale. Un discorso che vale soprattutto quando si lavora con clienti in mercati esteri, in cui intervengono altre variabili come i rischi economici, politici o quelli relativi al cambio valute.

4. Taglia le spese inutili

Un altro modo per aumentare la liquidità e, di conseguenza, sostenere il capitale circolante è quello di tagliare le spese. Un'attenta analisi dei costi variabili può far emergere opportunità di risparmio mai considerate. Potresti liberare un po' di capitale circolante anche negoziando con fornitori sconti e dilazioni di pagamento.

5. Riduci i crediti inesigibili

I crediti inesigibili, ovvero somme di denaro dovute che è altamente improbabile che potranno essere pagati dal debitore, possono verificarsi in qualsiasi attività. Sfortunatamente, con l'aumentare dei crediti inesigibili, il capitale circolante diminuisce. In questo caso, le armi a disposizione per aumentare il capitale circolante possono includere per esempio la vendita di prodotti con margini più elevati. Anche il rafforzamento dei processi di gestione del credito e la riscossione più rapida dei pagamenti sono strumenti efficaci. Così come può essere funzionale una gestione del magazzino più efficiente.

Conclusioni

Troppo spesso la finanza aziendale è vista da imprenditori e manager come un argomento avulso dalla gestione quotidiana dell’azienda, che può essere affidato a consulenti esterni dai quali ricevere consigli su come gestire la liquidità. In realtà, sottovalutare l’importanza della gestione della liquidità nel breve periodo diventa un rischio che le imprese, soprattutto quelle medio-piccole, non possono permettersi. Nel caso specifico del capitale circolante netto, la sua corretta gestione riveste importanza strategica ai fini della creazione di valore per gli azionisti.

Una situazione patrimoniale, dove l’attivo a breve non copre il passivo a breve segnala che non ci sono risorse immediate per coprire tutti i debiti correnti. Chiaro che questo fatto da solo non è sinonimo di insolvenza, ma è comunque un segnale di una difficoltà nel gestire le risorse finanziarie.

Un CCN negativo significa che i flussi finanziari attivi e passivi non seguono correttamente il ciclo produttivo. Questo può avvenire per diversi motivi, come abbiamo già visto. Quando per esempio le fatture dei clienti vengono incassate in ritardo o se i volumi di vendita diminuiscono.

Il capitale circolante netto, insieme al cash flow, fa dunque parte di quei sistemi di allerta preventiva che non si possono trascurare se si vuole garantire la continuità aziendale e la segnalazione tempestiva di uno stato di crisi.

Ecco perché non misurarlo al termine di ogni periodo di riferimento ha l’unico risultato di rimandare un problema, quello finanziario, che prima o poi l’azienda dovrà affrontare, nella speranza che sia ancora risolvibile.

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