Immobilizzazioni nel bilancio: caratteristiche e tipologie

Alcuni investimenti aziendali durano nel tempo. Invece di esaurirsi nel giro di un esercizio – come può accadere, per esempio, alle risorse stanziate per le materie prime – alcuni investimenti perdurano, rientrando così nel reddito della tua azienda. Ci riferiamo alle immobilizzazioni che – pur facendo parte degli impieghi delle risorse finanziarie aziendali – presentano caratteristiche peculiari che incidono sul loro calcolo nel bilancio aziendale. In questo articolo capiremo meglio di cosa si tratta e come vanno calcolate.
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Che cosa significa immobilizzazione?
La definizione di immobilizzazione è facilmente intuibile dalla parola stessa. Il termine «immobilizzazione» significa che una parte della liquidità aziendale è stata “immobilizzata” in quanto impiegata in un bene dalla durata pluriennale. Un'immobilizzazione, infatti, indica un bene che porta benefici economici all’azienda in un arco temporale di più esercizi. Si tratta quindi di un investimento a lungo termine, la cui caratteristica è quella di “bloccare” la liquidità dell’azienda. Infatti – se è vero che ogni investimento implica un ritorno – nel caso delle immobilizzazioni questo ritorno economico è di particolare natura.
Proviamo a spiegarlo in altre parole.Quando gestisci le risorse finanziarie di un’azienda, sai che queste – se impiegate per l’acquisto di materiali o servizi necessari alla produzione – tornano nelle casse aziendali nel giro di poco tempo.
Per esempio, una sartoria che investe in stoffe è consapevole che quelle stoffe – una volta utilizzate per la realizzazione dei vestiti – verranno poi vendute e quindi porteranno denaro in cassa. Le risorse economiche investite ritornano quindi sotto forma di liquidità aziendale, e quasi certamente nell’arco di un esercizio.
Le immobilizzazioni sono investimenti che non comportano un ritorno economico nel breve periodo. Ciò nonostante, rimangono investimenti essenziali che hanno un impatto sull’azienda notevole.
Ritorniamo all’esempio precedente.Oltre alle stoffe, una sartoria ha bisogno di macchinari (tagliatrice, macchina da cucire, ecc). Parte del capitale investito sarà quindi speso nelle attrezzature necessarie alla produzione.
Il ritorno economico di una macchina da cucire della sartoria non è rintracciabile nell’arco di un solo esercizio, né si può considerare a breve termine. I macchinari non producono un solo vestito: ne realizzano tanti, e per molti anni di fila.
Pertanto possiamo dire che le immobilizzazioni contribuiscono a portare denaro in cassa, e che in qualità di investimenti hanno un ritorno economico indiretto e calcolabile nell’intero periodo di produzione.
Per riassumere, allora, è possibile definire le caratteristiche delle immobilizzazioni in questo modo:
- sono investimenti imprescindibili per l’azienda;
- hanno una durata pluriennale;
- “immobilizzano” la liquidità aziendale;
- non si traducono in entrate di denaro immediate;
- hanno un ritorno economico indiretto.
L’esempio dei macchinari riportato poco sopra non deve confondere. Le immobilizzazioni non sono, infatti, soltanto fisiche e tangibili.
Al contrario, hanno diversa natura a seconda della tipologia. Nello stato patrimoniale si suddividono in tre categorie: materiali, immateriali e finanziarie.
Le immobilizzazioni materiali
Le immobilizzazioni materiali sono quelle che hanno natura fisica e tangibile. Parliamo di beni mobili e immobili utili alle attività aziendali e al ciclo produttivo in azione.
Nelle immobilizzazioni materiali rientrano tutti gli investimenti relativi all’acquisto di:
- terreni
- edifici
- impianti
- macchinari
- attrezzature
Come già abbiamo detto, il loro valore è durevole ma non illimitato. In altre parole, il valore di una immobilizzazione può comunque esaurirsi, per esempio nel caso di un macchinario che non funziona più come prima.
Quando succede nella tua azienda, ti trovi di fronte a due possibilità: sostituire il macchinario o investire su una riparazione.
Nel primo caso, l’acquisto sarà registrato tra le immobilizzazioni materiali. Nel secondo caso, invece, entriamo nell’ambito degli investimenti sui beni intangibili.
Parleremo allora di immobilizzazioni immateriali.
Le immobilizzazioni immateriali
Gli investimenti che riguardano beni non fisici e intangibili sono definiti immobilizzazioni immateriali.
Anche qui vale quanto detto all’inizio di questo articolo: le immobilizzazioni sono risorse che “immobilizzano” la liquidità e che producono un ritorno economico a lungo termine.
Si tratta di una tipologia di immobilizzazione dalle caratteristiche particolari, perché assorbe nella sua categoria investimenti che tra loro hanno natura molto diversa.
Nello specifico, consideriamo immobilizzazioni immateriali:
- brevetti e licenze
- marchi registrati
- costi di ricerca e sviluppo
- spese burocratiche
- investimenti pubblicitari
- costi di manutenzione e riparazione
In questo ultimo punto viene reso evidente quello che abbiamo menzionato nel paragrafo di prima.
Ovvero: un bene mobile – per esempio un macchinario –, che fa parte a tutti gli effetti delle immobilizzazioni materiali, può essere sottoposto a riparazione o manutenzione tramite un investimento che viene però registrato come immobilizzazione immateriale.
Così accade anche per i locali, per esempio, che necessitano di ammodernamenti o ampliamenti.
Questo tipo di attività è realizzabile attraverso l’impiego di risorse finanziarie, che non porteranno a un ritorno di liquidità in cassa nel breve termine.
È un concetto su cui ci soffermiamo ancora perché è utile a spiegare la terza tipologia di immobilizzazione: l’immobilizzazione finanziaria.
Le immobilizzazioni finanziarie
Le immobilizzazioni finanziarie riguardano risorse finanziarie che non possono essere liquidate nel breve periodo.
Parliamo quindi di una risorsa in denaro che fa parte del reddito dell’azienda, ma che non si traduce in liquidità in cassa.
Nella definizione di immobilizzazioni finanziarie troviamo quindi:
- crediti a lunga scadenza
- partecipazioni societarie
- mutui attivi
- titoli di credito
- azioni proprie
È importante sottolineare che i crediti che rientrano nelle immobilizzazioni finanziarie non sono quasi mai crediti commerciali. Infatti, i crediti commerciali (ergo le dilazioni di pagamento) vengono comunque incassati nell’arco di un esercizio, a meno di particolari accordi o di un insoluto da risolvere.
I crediti a lunga scadenza sono invece di natura non commerciale, quindi crediti relativi a prestiti, finanziamenti o anticipazioni dei compensi. Questi soprattutto rientrano nelle immobilizzazioni immateriali.
Come si calcolano le immobilizzazioni nel bilancio?
Il calcolo delle immobilizzazioni nel bilancio aziendale risente della loro natura durevole ma limitata – soprattutto per quanto riguarda le immobilizzazioni materiali e immateriali.
Le immobilizzazioni di qualsiasi tipologia vengono contabilizzate a partire dal loro valore nominale. Com’è facile immaginare, però, il valore di un’immobilizzazione può cambiare nel corso del tempo.
Un macchinario, per esempio, può perdere valore nell’arco del periodo in cui viene utilizzato. Tale perdita di valore comporta una svalutazione dell’immobilizzazione che viene registrata anche sul piano contabile.
Ma può accadere anche il contrario.Pensiamo per esempio al marchio dell’impresa: se l’impresa cresce, con essa crescerà anche il valore del marchio. In questo caso verrà registrata sul piano contabile la rivalutazione dell’immobilizzazione.
Svalutazione e rivalutazione sono fenomeni che interessano tutte e tre le tipologie di immobilizzazioni di cui abbiamo parlato finora.
Esiste poi un altro procedimento contabile che riguarda però nello specifico le immobilizzazioni materiali e immateriali, escludendo tout court le risorse finanziarie immobilizzate e incluse nell’attivo.
Ci riferiamo all’ammortamento delle immobilizzazioni.
In cosa consiste l’ammortamento delle immobilizzazioni immateriali e materiali?
Come abbiamo già detto, l’investimento di una risorsa finanziaria in un bene durevole – sia esso tangibile o intangibile – produce un beneficio che si estende nel tempo.
Un macchinario in azienda può rimanere produttivo per dieci anni. Una licenza d’uso può essere valida per cinque anni.
Pertanto il valore dell’investimento, sul piano contabile, viene distribuito nel corso di diversi esercizi. Questo procedimento è, in estrema sintesi, ciò che si intende con ammortamento dell’immobilizzazione.
Negli esempi riportati poco sopra, il costo di acquisto del macchinario verrà suddiviso allora in dieci quote di ammortamento (una per ogni anno di utilizzo), mentre il costo della licenza d’uso verrà frazionata in cinque quote di ammortamento (anche in questo caso una per ogni anno).
A questo punto è chiaro il motivo per cui l’ammortamento interessi solo le immobilizzazioni materiali e immateriali.
Le immobilizzazioni finanziarie non si ammortizzano, perché non puoi beneficiare della liquidità “bloccata” in forma di partecipazione, titolo o credito.
Possiamo spiegarlo meglio in altre parole.Un macchinario acquistato lo utilizzi dal primo giorno. Un credito (o un titolo o una partecipazione societaria) non viene sfruttato, a meno di non essere prima riscosso.
Le risorse investite in immobilizzazioni finanziarie sono ferme – immobilizzate – e pertanto non possono essere ammortizzate ma solo svalutate o rivalutate a seconda del caso.
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Le immobilizzazioni, infatti, fanno parte del reddito aziendale – e sono risorse di cui disponi a tutto gli effetti. Ma per affrontare gli impieghi a breve termine (come il pagamento dei fornitori, dei dipendenti, o anche dell’affitto di un locale) hai bisogno di liquidità in cassa, ovvero di denaro utilizzabile sin da subito per le spese immediate.
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