Immobilizzazioni immateriali e valutazione: cosa devi sapere

Tempo di lettura: 7 min.

Gli investimenti realizzati in ambito aziendale, come forse già saprai, si differenziano l’uno dall’altro per diversi aspetti. Al di là del parametro temporale – che ci impone di distinguere tra investimenti che si esauriscono nel breve termine e altri che dureranno per più di un esercizio – è importante guardare anche alla natura delle risorse su cui si è investito. È proprio la tipologia di bene che ci indica la strada su come è giusto procedere per la sua valutazione a livello contabile. Le immobilizzazioni immateriali – di cui parleremo in questo articolo – rappresentano per esempio un caso particolare. Il loro status di bene intangibile richiede infatti un’attenzione diversa. Scopriamolo qui.

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Cosa sono le immobilizzazioni immateriali?

Le immobilizzazioni immateriali vanno intese come quella parte di capitale investito che riguarda le risorse aziendali intangibili.

È chiaro che un’azienda non ha bisogno soltanto di attrezzature e risorse in denaro per portare avanti la sua attività. Al contrario, le imprese contano anche su beni durevoli di naturale immateriale, ed è anzi proprio su questi che spesso si fonda l’intera attività.

L’espressione «beni durevoli» è centrale in questa definizione di immobilizzazioni immateriali. Parliamo infatti di investimenti che verranno usati per più di un esercizio, e quindi lungo un arco temporale che si estende per diversi anni.

Si tratta di una distinzione fondamentale. Lo stesso termine «immobilizzazioni» fa riferimento proprio a questo meccanismo: gli investimenti di questa natura immobilizzano le risorse finanziarie in esse impiegate, e costituiscono da quel momento in poi un capitale fisso.

Anche ciò che è intangibile – e quindi immateriale – rientra a tutti gli effetti nel capitale fisso di un’azienda. Perché, come già dicevamo, il processo produttivo di un’impresa non è legato soltanto alle attrezzature e ai fabbricati che questa possiede, ma a molto altro ancora.

Per chiarire quali sono le immobilizzazioni immateriali, e fornire in seguito qualche esempio, partiremo dalla normativa italiana.

Sulle risorse immateriali di un’azienda si esprime in maniera chiara l’art. 2424 del Codice Civile, che stabilisce quale deve essere il contenuto dello stato patrimoniale di un’impresa.

Com’è facile immaginare, le immobilizzazioni immateriali rientrano tra le voci dell’attivo dello stato patrimoniale. In effetti, pur contribuendo alla costituzione del reddito dell’azienda, non è possibile considerarle come fonti di finanziamento. Sono invece impieghi – ovvero voci di costo – di durata pluriennale che hanno quindi comportato un versamento di liquidità.

Secondo il Codice Civile, le risorse immateriali da considerare in fase di bilancio sono:

  • i costi di impianto, ampliamento e sviluppo;
  • i brevetti industriali
  • i diritti d’uso di opere d’ingegno;
  • le concessioni, le licenze e i marchi;
  • i costi di avviamento;
  • ecc.

Ci limiteremo qui a dare una definizione più precisa solo di alcuni di essi, per offrirti un quadro più ampio e aiutarti a comprendere al meglio il concetto di bene intangibile.

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I costi di impianto, ampliamento e sviluppo

I costi di impianto, ampliamento e sviluppo – come già le stesse espressioni lasciano intuire – riguardano le tre fasi cruciali nel ciclo di vita di un’azienda: la sua costituzione, l’ampliamento della sua struttura, e lo sviluppo dei processi produttivi.

Ci riferiamo a spese inevitabili, che pure non comportano l’acquisto di un bene fisico, ma senza le quali non sarebbe possibile far nascere un’azienda e tenerla in funzione.

Per esempio, tra i costi di impianto potremmo citare:

  • le spese notarili relative alla costituzione dell’azienda;
  • le tasse di iscrizione al registro delle imprese;
  • le spese per la redazione di un business plan;
  • e così via.

Mentre per costi di ampliamento possiamo intendere:

  • le risorse da impiegare per ristrutturare i locali;
  • i costi per le pratiche burocratiche in caso di modifiche dello statuto societario;
  • le spese relative all’avvio di nuovi processi produttivi;
  • ecc.

Un caso interessante è rappresentato dai costi di sviluppo, che in un primo momento erano indicati nel Codice Civile come costi di ricerca, di sviluppo e di pubblicità.

È proprio su questi tre punti che ruotano attorno i costi di sviluppo. Dopotutto, specie nel caso di strategie di ampliamento, è di fondamentale importanza acquisire nuove competenze o fare ricerca su eventuali processi di produzione più redditizi.

Ogni spesa da affrontare in questo ambito è da considerare come investimento su beni immateriali.

Licenze, marchi e diritti simili

Le immobilizzazioni immateriali definite «licenze» rappresentano di fatto l’autorizzazione concessa all’impresa di servirsi di un particolare tipo di attività.

Le licenze vanno suddivise in:

  • licenze d’esercizio (ES. il diritto di esercitare una professione)
  • licenze d’uso (ES. il diritto di utilizzare un software)

Quando parliamo di marchi, invece, ci riferiamo a un particolare bene intangibile che è legato all’identità dell’impresa.

Un’impresa può decidere di creare un marchio – o incaricare qualcuno della sua creazione – sotto forma di logo o denominazione. Il marchio a quel punto rappresenterà un segno distintivo dell’attività, nonché la sua identità sul mercato.

Pertanto è una forma di capitale investito che ha durata nel tempo.

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Come valutare le immobilizzazioni immateriali nello stato patrimoniale?

La valutazione delle immobilizzazioni immateriali è certamente un aspetto di fondamentale importanza.

È ovvio infatti che, sul piano contabile, le risorse intangibili vadano inserite in base al loro valore economico. In altre parole, lo stato patrimoniale dovrà includere una cifra che corrisponde al valore in denaro del bene immateriale di riferimento.

Pertanto è necessario procedere alla sua valutazione, pur tenendo in mente che la quantificazione delle immobilizzazioni immateriali deve fare i conti con ammortamenti e svalutazioni che incidono sul loro valore.

Il punto di partenza è, chiaramente, il costo di acquisto del bene intangibile, sia esso un brevetto, una licenza, o – più in generale – un’operazione di ampliamento o sviluppo.

In seguito va tenuto conto dell’ammortamento dell’immobilizzazione immateriale, ovvero della distribuzione dei costi nell’arco degli esercizi in cui esso viene utilizzato.

Proviamo a spiegarlo con un esempio. Se acquisti per la tua impresa una licenza d’uso valida per cinque anni, e dunque utilizzata nel corso di cinque esercizi, la spesa che hai affrontato verrà suddivisa allora in cinque quote di ammortamento.

Nella valutazione dell’immobilizzazione immateriale, l’ammortamento è un aspetto che viene sempre considerato.

Nel caso poi di un marchio, la faccenda si complica. Considera che il valore di un marchio può variare molto nel corso del tempo, e che la sua valutazione necessita il coinvolgimento di un professionista.

Non ci dilungheremo su questo punto, ma ti basti sapere che per valutare un marchio verranno presi in esame diversi aspetti. Tra cui, per esempio:

  • i costi di creazione del marchio;
  • il suo valore sul mercato;
  • eventuali scenari di previsione.

Certo è che la quantificazione delle risorse immateriali ha un peso notevole sul bilancio aziendale. Senza dimenticare che – al di là della loro natura intangibile – sono sempre frutto di un investimento, e pertanto comportano un esborso di liquidità.

Per tale motivo, nella gestione della tesoreria aziendale, è importante pianificare la liquidità in modo tale da procedere negli investimenti senza incorrere in alcun rischio.

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Le immobilizzazioni immateriali sono per un’azienda investimenti molto spesso irrinunciabili. E questo vale sia per le imprese appena nate, che per quelle già in fase avanzata di sviluppo.

Ma per garantire alla tua azienda una certa stabilità finanziaria, le immobilizzazioni – di qualunque natura esse siano – devono essere pianificate puntigliosamente.

Dopotutto, qualsiasi investimento implica un’uscita di denaro e per questo non può prescindere dai livelli di liquidità di cui dispone la tua cassa aziendale.

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