Crisi d’impresa e insolvenza: tutto sulla nuova legge

Il 15 luglio 2022 è entrato in vigore il nuovo Codice della Crisi d’impresa e dell’insolvenza (Decreto Legislativo 12 gennaio 2019, n. 14). Una vera e propria rivoluzione in materia di insolvenze, che nasce da un duplice obiettivo: diagnosticare già dai primi sintomi le aziende “in crisi" di liquidità, limitando, per quanto possibile, i danni e, allo stesso tempo, salvaguardare le attività imprenditoriali più meritevoli, che si trovano a navigare, per un periodo di tempo ristretto, in acque agitate. Vediamo le novità principali e gli obiettivi della riforma.
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Crisi d’impresa: cos’è
Prima di entrare nel dettaglio delle novità legislative, partiamo dalla definizione di crisi di impresa. Partendo dal presupposto che l'obiettivo ultimo di un'azienda è quello di accrescere il valore del capitale economico, una situazione di staticità o, peggio, di riduzione del valore sono considerati come alert di potenziali squilibri. Diverse sono le cause che possono portare un'azienda a navigare in acque agitate, ma una spicca tra tutte: l’incapacità di generare flussi di cassa che, se diventa “sistematica e irreversibile senza interventi risanatori o di ristrutturazione”, rischia di trasformarsi in crisi di liquidità.
È su questo terreno che si muove il nuovo Codice della Crisi d’impresa e dell’insolvenza (Decreto Legislativo 12 gennaio 2019, n. 14). Il testo, costituito da 391 articoli, riscrive tutta la disciplina delle procedure concorsuali e dell’insolvenza, sostituendosi al regio decreto 16 marzo 1942, n. 267 e alla disciplina sulla composizione della crisi da sovraindebitamento di cui alla legge n. 3/2012.
La nuova crisi d’impresa
Tra le novità introdotte dal nuovo Codice della Crisi d'impresa e dell’insolvenza, che è entrata in vigore il 15 luglio 2022, c'è la considerazione della crisi come un fenomeno fisiologico dell’impresa. Viene, dunque, eliminato ogni riferimento al termine ‘‘fallimento’’ e ad ogni connotazione di discredito personale e morale dell’imprenditore insolvente, e sostituito con l’espressione “liquidazione giudiziale”. Era già successo in altri Paesi d'Europa, ora anche l'Italia si allinea a quella che appare un'esigenza prioritaria per evitare il disonore che si accompagna a questa parola.
La centralità nella nuova normativa non spetta più all’imprenditore coinvolto nella crisi, bensì all’azienda, e al suo tentativo di conservazione della stessa.
In quest'ottica, l'articolo 2 del D.Lgs. n. 14/2019 definisce come "crisi" lo "stato di difficoltà economico-finanziaria che rende probabile l'insolvenza del debitore, e che per le imprese si manifesta come inadeguatezza dei flussi di cassa prospettici a far fronte regolarmente alle obbligazioni pianificate". A differenza dell'insolvenza, questa fase non è vista come irreversibile bensì come un periodo di difficoltà momentanea e, pertanto, superabile attraverso una serie di interventi interni.
Quando è entrata in vigore il Codice della crisi d’impresa
Già oggetto di numerosi rinvii, il Consiglio dei Ministri, tramite l’art. 37 del Decreto PNRR ha prorogato di due mesi l’entrata in vigore del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (dlgs 14/2019), che pertanto è slittata dal 16 maggio al 15 luglio 2022.
Codice della Crisi d’impresa: obiettivi
Il nuovo Codice della Crisi d’impresa e dell’insolvenza (dlgs 14/2019) ha come obiettivo quello di riformare in modo organico la disciplina delle procedure concorsuali con le principali finalità:
- consentire una diagnosi precoce dello stato di difficoltà delle imprese, evitando che il ritardo nel percepire i segnali di crisi di un’impresa possa poi portare a uno stato di crisi irreversibile. Viene così introdotto un sistema di allerta allo scopo di consentire la pronta emersione della crisi, nella prospettiva del risanamento;
- preservare, quanto più possibile, l’attività aziendale in crisi a causa di particolari contingenze;
- garantire ai creditori l’ottenimento di un (seppur parziale) soddisfacimento del proprio credito;
- evitare alla collettività le conseguenze negative connesse alla chiusura di un’impresa, soprattutto in termini di perdita di posti di lavoro;
- salvaguardare la capacità imprenditoriale di coloro che vanno incontro a un fallimento di impresa.
Nelle situazioni compromesse, si punta invece a dare un taglio alle lungaggini che hanno da sempre caratterizzato le storie di fallimenti aziendali, spesso archiviate dopo anni, e con tassi di recupero dei creditori vicini allo zero.
In generale, con il nuovo Codice della Crisi d’impresa e dell’insolvenza (dlgs 14/2019)
- viene data priorità agli strumenti di gestione delle crisi e dell’insolvenza alternative a quelle dell’esecuzione giudiziale;
- vengono semplificate le disposizioni in materia concorsuale e, allo stesso tempo, ridotti tempi e costi;
- viene creato presso il Ministero della Giustizia un albo di soggetti destinati a svolgere su incarico del tribunale funzioni di gestione o di controllo nell’ambito di procedure concausali;
- vengono armonizzate le procedure di gestione della crisi e dell’insolvenza del datore di lavoro con forme di tutela dei dipendenti;
- vengono inoltre previsti benefici penali in caso di bancarotta, se l’imprenditore si attiva prontamente a segnalare la crisi d’impresa ma solo per danni di piccola entità.
Nuovo Codice della Crisi d'impresa: come evitare la bancarotta
Quali sono le azioni da intraprendere per evitare la bancarotta? In base al nuovo Codice, tutte le imprese devono dotarsi di un apparato di controllo, sia organizzativo sia amministrativo e contabile, grazie al quale sarà più agevole intercettare in anticipo la crisi. Una sorta di "kit per la diagnosi" di cui tutte le imprese dovranno disporre per mettere sotto osservazione nel breve periodo i flussi di cassa e, in un orizzonte medio-lungo, il business plan. Questo darà all’azienda la possibilità di intervenire per tempo e, nell’ipotesi più rosea, rimettersi in sesto.
Per il titolare di un’impresa i passi da compiere sono i seguenti:
- prima di tutto dotarsi di sistemi informativi per monitorare la situazione economico-finanziaria con l’obiettivo di rilevare al più presto eventuali segnali di crisi e attivarsi tempestivamente ai primi sintomi di crisi;
- per le aziende che, in almeno uno dei due esercizi precedenti hanno superato, almeno uno dei tre limiti (il totale dell’attivo dello stato patrimoniale è maggiore di 2 milioni di euro; i ricavi delle vendite e delle prestazioni superano i 2 milioni di euro; i dipendenti occupati in media durante l’esercizio superano le 10 unità) sarà obbligatorio nominare un organo di controllo o un revisore. Si estendono quindi i casi di nomina obbligatoria dell’organo di controllo (sindaco unico o collegio sindacale) o del revisore per le SRL.
Procedura di allerta: chi rileva la crisi d'impresa
Al centro della nuova riforma del diritto fallimentare, c'è il sistema di allerta, ovvero un sistema di segnalazione tempestiva volto a intercettare anticipatamente la crisi tramite una diagnosi precoce. In caso di difficoltà dell’impresa, secondo il Codice della Crisi, l’imprenditore deve “attivarsi senza indugio per l’adozione e l’attuazione di uno degli strumenti previsti dall’ordinamento per il superamento della crisi e il recupero della continuità aziendale”
L’allerta potrà essere:
- interna: se attivata dall’imprenditore (che in questo modo può evitare pesanti sanzioni) o dal collegio sindacale, dal revisore o dal sindaco (se presenti), che potrebbero incorrere in gravi responsabilità di mancata segnalazione di situazioni di crisi.
- esterna: se attivata dall’Agenzia delle Entrate, dall’INPS o dall’Agenzia di riscossione. Tutti e tre questi soggetti sono chiamati a effettuare segnalazioni nel caso di ritardo nei pagamenti di imposte, contributi, debiti scaduti per IVA, contributi e imposte iscritte a ruolo.
Composizione negoziata per la soluzione della crisi d’impresa
Ulteriore novità in corso d'opera del DLGS 14/2019 è la soppressione dell’OCRI (Organismo di Composizione della Crisi d’Impresa) che, costituito presso ogni Camera di Commercio, avrebbe dovuto rivestire un ruolo cruciale nella prevenzione della crisi. Tale organismo viene sostituito dalla composizione negoziata per la soluzione della crisi d’impresa, che ha come riferimento la Camera di Commercio presso la quale è iscritto l’imprenditore e che ha come fine ultimo il risanamento dell’impresa. Tale strumento è utilizzabile da tutte le imprese iscritte al Registro delle Imprese, comprese le società agricole.
Ecco le caratteristiche principali:
- si tratta di un percorso volontario, caratterizzato da assoluta riservatezza;
- all’imprenditore viene affiancato un esperto, terzo e indipendente, al quale è affidato il compito di agevolare le trattative con i creditori. L’esperto che affiancherà l’imprenditore sarà nominato da una commissione creata presso ogni Camera di Commercio. Il suo nome verrà estratto da un elenco appositamente costituito, composto da iscritti all’albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili o all’albo degli avvocati da almeno cinque anni, che possono documentare precedenti esperienze nell’ambito della crisi d’impresa e della ristrutturazione dei debiti o risanamenti aziendali.
Per concludere
In questo articolo abbiamo affrontato, in modo sintetico, i punti principali della riforma del diritto fallimentare. Una riforma che punta, come abbiamo visto, a salvaguardare l’esistenza delle aziende, riducendo per quanto possibile i rischi di chiusura. In questo processo, un ruolo chiave è svolto dal monitoraggio costante di indicatori di liquidità, in grado di anticipare situazioni critiche. Quella della crisi di liquidità è una preoccupazione che incombe su ogni azienda, soprattutto da quando la pandemia ha messo in luce la vulnerabilità del sistema imprenditoriale rispetto agli imprevisti. Si pensi solo al settore della ristorazione che, nel biennio 2020/2021, ha visto la chiusura di oltre 45 mila attività (dati Fipe, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi). L’imprenditore può trasformare questa criticità in un’occasione per adottare strategie più mirate per la gestione del cash flow e, soprattutto, per esplorare nuovi strumenti di monitoraggio.
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