Cash flow statement: 5 motivi per cui non puoi farne a meno (e 1 per stare attento)

Ogni responsabile finanziario sa quanto sia importante il controllo del flusso di cassa della propria azienda. Monitorare la variazione dei flussi finanziari, infatti, è essenziale per avere un’idea chiara della solvibilità e liquidità dell’impresa. Per farlo, un valido supporto è rappresentato dal “cash flow statement”, ossia dal rendiconto finanziario. Questo prospetto contabile è essenziale per tracciare le variazioni del cash flow aziendale, ma va redatto e, soprattutto, va integrato in modo corretto, pena la sua inefficacia. Scopri subito come fare e cosa non fare!
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Cos’è il “cash flow statement”
Il cash flow statement, in italiano noto come rendiconto finanziario, è un documento contabile che fotografa i flussi in entrata e uscita di un’azienda e mette in luce le variazioni, positive o negative, delle disponibilità liquide relative a un determinato esercizio.
Di fatto, il cash flow statement mette in relazione le voci del conto economico con quelle dello stato patrimoniale, consentendo di fare un’analisi accurata delle transazioni finanziarie, aggregate per aree gestionali.
I dati che emergono da questo prospetto riassuntivo rappresentano un parametro importante per valutare lo stato di salute di un’azienda.
A cosa serve il cash flow statement?
L’obiettivo principale del cash flow statement è mettere in luce ciò che genera e ciò che, dall’altra parte,consuma la liquidità dell’impresa. Si tratta, dunque, di un documento contabile essenziale per comprendere se l’azienda si trovi o meno in una situazione di equilibrio finanziario.
L’aspetto interessante è che il cash flow statement, oltre a evidenziare la quantità delle variazioni finanziarie, aiuta anche a comprendere la qualità e il modo in cui sono avvenuti tali cambiamenti nei flussi di cassa.
L’analisi dei movimenti finanziari, come vedremo meglio in seguito, è fondamentale non solo all’interno dell’azienda per ottimizzarne la gestione finanziaria ed, eventualmente, assumere decisioni correttive, ma anche all’esterno per attrarre potenziali investitori.
Cash flow statement, financial statements and income statement: facciamo chiarezza
In base a quanto stabilito dall’art. 2423 del Codice Civile: “Gli amministratori devono redigere il bilancio di esercizio, costituito dallo stato patrimoniale, dal conto economico, dal rendiconto finanziario e dalla nota integrativa”.
Il cash flow statement, o rendiconto finanziario, è quindi uno dei quattro documenti contabili che compongono il bilancio d’esercizio, anche detto “financial statements”. A ciò si aggiungono:
- la nota integrativa;
- “l’income statement” ossia il conto economico (anche detto “profit & loss account”);
- il “balance sheet”, cioè lo stato patrimoniale.
Ognuno dei quattro documenti consente di evidenziare aspetti diversi, in modo da avere un quadro completo dello stato finanziario, economico e patrimoniale di un’impresa alla fine di ogni esercizio.
Quando è necessario e obbligatorio il cash flow statement?
Sono obbligate a redigere il cash flow statement le aziende di medie e grandi dimensioni che per due esercizi consecutivi abbiano superato almeno due dei seguenti parametri:
- totale ricavi maggiore di € 8.800.000;
- totale attivo maggiore di € 4.400.000;
- numero di dipendenti maggiore di 50.
Start-up in fase di sviluppo (growing startup) e aziende di piccole dimensioni che non soddisfano i requisiti suddetti, sono esonerate dall’obbligo di compilare il cash flow statement.
Tuttavia, anche se non obbligatorio, tale rendiconto rappresenta per ogni tipo di azienda, al di là del numero di dipendenti o del fatturato, una fonte preziosa di informazioni sul capitale circolante netto (“Net Working Capital”), sul conto finanziario e sul flusso di cassa positivo (positive cash flow) e negativo (negative cash flow).
Come redigere e compilare il cash flow statement: metodo diretto e indiretto (direct vs indirect method)
La compilazione del cash flow statement segue un preciso schema, definito dall’Organismo Italiano di Contabilità, nel documento OIC 10.
In particolare, relativamente alla parte dedicata all’attività operativa (o ordinaria) di un’impresa, è possibile seguire due metodi:
- metodo diretto
- metodo indiretto
Nel primo caso, vengono evidenziati i flussi di cassa in entrata e in uscita, mentre, nel metodo indiretto, vengono messe in luce le variazioni del “Net Working Capital” (NWC), ossia del capitale circolante netto (CCN), a partire dall’utile di esercizio opportunamente rettificato.
Trattandosi, infatti, di un prospetto finanziario, che attiene, dunque, alla liquidità e al flusso di cassa, è necessario che il risultato d’esercizio venga rettificato in base a una serie di criteri stabiliti dall’OIC e relativi, ad esempio, alle operazioni che non hanno natura monetaria (come gli ammortamenti delle immobilizzazioni), nonché le plusvalenze e minusvalenze da attività finanziarie o di investimento.
La scelta del sistema da adottare, dipende principalmente dalle esigenze dell’azienda e dalle informazioni che si vogliono analizzare.
Quali sono le tre parti che compongono il cash flow statement?
L’OIC indica la struttura e la modalità di elaborazione del cash flow statement sia per quanto concerne il metodo diretto sia indiretto, che risulta preferibile se si desidera un dettaglio maggiore di informazioni.
Nello specifico, la redazione del cash flow statement con il metodo indiretto, prevede la suddivisione dei flussi di cassa in tre categorie, definite in base al tipo di attività a cui sono riconducibili:
- flussi da attività operative (free cash flow): operazioni relative all’acquisto, produzione, vendita di beni o servizi;
- flussi da attività di investimento (investing cash flow): acquisto o cessione di immobilizzazioni;
- flussi da attività di finanziamento (financing cash flow): prestiti, azioni, quote di partecipazione, ecc.
Ognuna di queste tre categorie, comprende al suo interno voci specifiche che consentono di avere una panoramica completa e dettagliata della situazione finanziaria aziendale, oltre che delle sue disponibilità liquide.
Per ogni flusso finanziario, è indicato anche l’importo dell’esercizio precedente, in modo da avere una comparazione e un’indicazione importante sull’andamento aziendale.
Schema riepilogativo dei tre flussi del cash flow statement
Flusso di cassa operativo (free cash flow): cos’è, format e formula di calcolo
Il flusso di cassa operativo riguarda il flusso di liquidità relativo alle attività di produzione e vendita dei beni o servizi tipici dell’azienda. Al suo interno, è possibile distinguere tre tipologie diverse:
- flusso di cassa operativo in senso stretto o “Free Cash Flow from Operations” (FCFO)
- flusso di cassa verso l’impresa o “Free Cash Flow to the Firm” (FCFF)
- flusso di cassa a patrimonio netto o “Free Cash Flow to the Equity” (FCFE).
Il free cash flow rappresenta, o, meglio, dovrebbe rappresentare in un’azienda sana, la principale fonte di risorse per finanziare la capacità operativa dell’impresa, pagare gli eventuali dividendi e programmare nuovi investimenti, senza ricorrere ad aiuti esterni.
Da dove deriva il flusso di cassa operativo?
Le risorse e i flussi del free cash flow, derivano dalla:
- capacità di autofinanziamento, intesa come la capacità di un’azienda di utilizzare gli utili di esercizio per coprire economicamente il fabbisogno economico dell’esercizio successivo (ad esempio per l’acquisto/affitto di immobili o macchinari, spese di gestione, compensi dei dipendenti, rimborso delle note spese, ecc.) senza ricorrere a prestiti, finanziamenti o altre forme di debito esterno;
- dal Net Working Capital, ossia dal capitale circolante netto, cioè dal flusso che l'impresa genera/assorbe nella gestione dei crediti, debiti e scorte di magazzino. Il net working capital è dato dalla differenza tra le attività correnti (crediti verso clienti, rimanenze, ratei attivi, ecc.) e le passività correnti (debiti verso fornitori, debiti di natura operativa, ratei passivi).
Migliora la gestione della liquidità ottimizzando il Fabbisogno di Capitale Circolante (WCR)
Il valore del free cash flow costituisce un indicatore importante anche per potenziali investitori. Attraverso il calcolo del flusso di cassa operativo che l’azienda è in grado di generare, infatti, è possibile determinare il suo valore monetario e la vantaggiosità come eventuale investimento.
La formula base per calcolare il flusso di cassa operativo, consiste nel sommare la capacità di autofinanziamento (risultato netto + ammortamenti + accantonamento per le riserve – risultati eccezionali) con la variazione del Net Working Capital (attivo circolante – passivo circolante).
Spese in conto capitale o “Capital expenditure” (CAPEX)
Una voce importante del free cash flow è rappresentata dalle spese in conto capitale. I Capex rappresentano i flussi di cassa in uscita per la realizzazione di investimenti in attività immobilizzate di natura operativa.
Rientrano tra le “capital expenditure”, ad esempio, i soldi spesi dall’azienda per l’acquisto, il miglioramento o la riparazione delle sue immobilizzazioni, tra cui edifici, magazzini, macchinari, ecc.
Per calcolare il valore del CAPEX vi sono due modi:
- differenza tra il valore delle immobilizzazioni materiali (“Property, Plant and Equipment”) di un determinato anno e quello dell'anno precedente;
- differenza tra vendite (positive cash) e acquisti di immobilizzazioni materiali in un dato anno.
Spese operative “Operating Expense” (OPEX)
Oltre alle spese in conto capitale, il free cash flow statement consente di evidenziare le spese operative o OPEX, ossia le spese relative alla gestione e manutenzione delle immobilizzazioni materiali.
Per esempio, la spesa per l'acquisto di un macchinario rientra nel Capex, mentre il costo per il suo funzionamento come il carburante rientra tra le Opex.
Flusso di cassa da investimento: modello base (basic model)
Il flusso di cassa da investimento riguarda le acquisizioni e le cessioni di immobilizzazioni materiali, immateriali e finanziarie e dei titoli di partecipazione.
Questo tipo di cash flow fornisce indicazioni utili per comprendere quanta liquidità l’azienda ha a disposizione per i suoi investimenti.
A titolo esemplificativo, i flussi finanziari generati o assorbiti dall’attività di investimento comprendono acquisizioni o cessioni di:
- fabbricati, impianti, attrezzature o altre immobilizzazioni materiali;
- immobilizzazioni immateriali, ad esempio brevetti, marchi, concessioni;
- altri titoli, inclusi titoli di Stato e obbligazioni;
- partecipazioni in imprese controllate e collegate.
Il valore dell’investing cash flow è utile anche per definire il “cash flow to the firm”.
Per calcolare il flusso di cassa da investimento, occorre fare la differenza tra la somma complessiva delle cessione di immobilizzazioni e di titoli di partecipazione, meno il valore delle acquisizione di immobilizzazioni e di titoli di partecipazione.
Flusso di cassa da attività di finanziamento: financial analysis e bank accounting
Il financial cash flow indica, invece, il flusso che deriva dall’ottenimento o dalla restituzione di disponibilità liquide sotto forma di capitale di rischio o di capitale di debito. Grazie all’analisi del financial cash flow, è possibile mettere in luce le variazioni di liquidità relative ai fondi propri, ai finanziamenti dei soci e al capitale esterno.
Questo tipo di cash flow richiede, dunque, un’analisi finanziaria approfondita delle fonti di finanziamento e dei rapporti con le banche.
Rientrano, ad esempio, nei flussi da attività di finanziamento, gli incassi derivanti dall’emissione di azioni, prestiti obbligazionari, titoli a reddito fisso, accensione o restituzione di mutui, il pagamento di dividendi o il rimborso del capitale di rischio.
La formula di calcolo è la seguente: aumento di capitale + crediti finanziari – debiti finanziari ± variazione dei finanziamenti da soci e azionisti – dividendi versati.
Cash flow statement e operazioni non monetarie
Dal cash flow statement vanno escluse le operazioni di investimento o di finanziamento non monetarie, ossia che non richiedono l’impiego di liquidità, come, ad esempio, lo scambio di partecipazioni, la conversione di debiti in capitale e la permuta di attività.
Cash flow statement, perché è così importante? 5 motivi principali
Il cash flow statement è un documento fondamentale per analizzare le dinamiche finanziarie aziendali. Esso, infatti, consente di evidenziare i fattori che hanno determinato un incremento della liquidità (positive cash increase) e gli impieghi che, invece, hanno assorbito liquidità dalle casse dell’azienda.
In particolare, il cash flow statement consente di:
- avere informazioni dettagliate sulla struttura finanziaria dell’impresa, sottolineando le relazioni tra fonti di finanziamento e impieghi;
- evidenziare le variazioni dei flussi finanziari avvenute nel corso dell’esercizio, mettendo in luce le cause che hanno determinato tali cambiamenti nella situazione patrimoniale dell'impresa, rispetto alla chiusura dell'esercizio precedente;
- capire come e dove sono state utilizzate le risorse nel corso dell'esercizio;
- categorizzare i flussi finanziari in base alla provenienza (attività operativa, di investimento e finanziaria);
- fare stime sul potenziale flusso finanziario futuro.
Ciò che emerge dal cash flow statement, quindi, è una radiografia dei flussi aziendali, utile sia in ottica di miglioramento interno sia di richiamo di potenziali investitori esterni. Per questo, sono sempre di più le aziende che, al di là dell’obbligo di legge, decidono di utilizzare questo importante prospetto contabile.
Tuttavia, per redigere un cash flow statement in maniera corretta, occorre partire da un tracciamento puntuale di tutti i movimenti in entrata e uscita. Si tratta di un lavoro di monitoraggio e rendicontazione che, se fatto attraverso sistemi manuali come Excel, richiede tempo e può essere fonte di errori.
Non solo, tali dati dovrebbero essere integrati con altri valori, in modo da avere una panoramica più completa dello stato di salute finanziaria dell’azienda.
Il cash flow statement, infatti, da solo non basta.
Esso per esempio, non permette una visione in tempo reale e fornisce stime potenziali, ma non una previsione accurata delle dinamiche finanziarie future, il che, invece, è necessario per prendere decisioni finanziarie, effettuare correzioni e/o prevenire possibili crisi di liquidità.
In sintesi, il cash flow statement è utile in ottica di tracciamento, ma non permette l’ottimizzazione del cash flow, motivo per cui devi fare attenzione.
E allora come fare? La soluzione migliore è affidarti ad un software come Agicap grazie a cui potrai semplificare e ottimizzare la gestione della tua tesoreria in pochi clic.
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