Crediti insoluti, come gestirli per aumentare la liquidità

Tempo di lettura: 7 min.

Qualsiasi impresa, anche se ben avviata o in fase di crescita, farà i conti prima o poi con un pagamento insoluto da parte di un cliente. La gestione dei crediti commerciali è infatti un lavoro complesso, seppur fondamentale: i crediti verso i clienti – e, ovviamente, la loro riscossione – incidono in maniera diretta sul flusso di cassa aziendale. Il saldo di una fattura significa nuova liquidità nelle tue casse, e maggiore spazio di manovra nell’amministrazione della tua attività. Quando però i pagamenti tardano ad arrivare superando le scadenze, la faccenda si fa più delicata. I crediti insoluti rappresentano allora uno dei principali problemi di un’impresa. Per questo è importante capire bene di cosa si tratta, e scoprire come gestirli al meglio per evitare crisi di liquidità. Agicap te lo spiega in questo articolo.

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Che cosa sono i crediti insoluti?

In linee generali, possiamo definire i crediti insoluti come quei crediti che non vengono restituiti entro una scadenza prestabilita. Com’è facile immaginare, però, questa definizione include crediti di qualsiasi natura, ovvero prestiti bancari, finanziamenti, investimenti, e così via.

Nell’ambito della gestione finanziaria di un’azienda, invece, ci riferiamo in maniera esclusiva ai crediti verso i clienti, e quindi ai pagamenti che ti spettano entro una certa data e che invece non vengono saldati. Quando vendi i tuoi prodotti o servizi – specie se si tratta di una fornitura ingente o che copre un lungo periodo – il saldo della fattura raramente arriva nell’immediato.

Questo accade perché potresti aver concordato con i tuoi clienti un pagamento dilazionato, oppure aver fissato un’unica tranche di pagamento ma con una data di scadenza lontana, per esempio dopo novanta giorni. In questi casi si parla quindi di crediti commerciali: somme di denaro che non sono ancora state incassate, ma che saranno disponibili a breve. Per questo motivo, i crediti verso i clienti rientrano nell’attivo corrente dell’azienda, ergo rappresentano una voce dell’attivo nell’analisi di bilancio.

Se però questi crediti non vengono riscossi – o più semplicemente se le fatture non vengono saldate – i crediti commerciali passano allora allo stato di crediti insoluti, con conseguenze ben precise sullo stato patrimoniale della tua impresa.

I crediti insoluti nello stato patrimoniale

In merito ai crediti insoluti è bene precisare che una piccola percentuale di pagamenti oltre la scadenza è in verità quasi fisiologica, soprattutto nelle aziende con un portafoglio clienti particolarmente esteso.

È per questo motivo che, nella redazione del bilancio aziendale, i crediti commerciali vanno inseriti non secondo il loro valore nominale ma secondo il loro valore di realizzo.

Il valore di realizzo di un credito è un valore presumibile, ovvero non certo ma deducibile dalla differenza tra il valore reale (o nominale) del credito e la sua svalutazione, che viene stabilita in base a una stima che terrà conto di:

  • eventuali rettifiche in fattura;
  • sconti o riduzioni concordate con il cliente;
  • ricorso giudiziale che riduce l’importo;
  • altre cause contingenti.

Va da sé che la svalutazione del credito – al fine di non intaccare il [bilancio aziendale]((https://agicap.com/it/articolo/bilancio-civilistico/) – deve comunque essere “coperta”. In altre parole, è necessario costituire un accantonamento di liquidità che servirà a far fronte a questo tipo di inconvenienti. Questo accantonamento convoglia nel fondo di svalutazione del credito che viene costituito alla fine dell’esercizio per coprire i crediti insoluti dell’esercizio successivo.

A questo punto però è utile operare una distinzione ulteriore tra crediti insoluti e crediti inesigibili. I primi sono crediti non riscossi ma che potrebbero essere pagati – per intero o parzialmente – in un momento successivo alla scadenza. I secondi, invece, sono crediti che non verranno mai incassati.

Per spiegarlo meglio potremmo dire che i crediti inesigibili rientrano tra i crediti insoluti, ma per loro non c’è più alcuna possibilità di riscossione.

Individuarli non è così difficile come sembra. Se, per esempio, il credito insoluto riguarda un tuo cliente in stato di insolvenza accertato e che ha già dichiarato il fallimento della sua attività, la possibilità di incassare i soldi che ti spettano sarà prossima allo zero.

Oltre che per la dichiarazione di fallimento, un credito diventa inesigibile anche:

  • in caso di transazione a saldo e stralcio;
  • dopo essere caduto in prescrizione;
  • con il decesso del debitore.

Una volta inesigibile, il credito deve essere cancellato dal bilancio della tua azienda. Ma non potendo essere coperto per intero dal fondo di svalutazione andrà a segnare una perdita su crediti, che in alcuni casi è del tutto deducibile.

Rimane il fatto che una mancata riscossione, specie di un credito accumulato nel tempo, impone procedure di risoluzione precise e – soprattutto – scuote gli equilibri finanziari della tua azienda.

Se gestisci un’attività commerciale, sai bene che il rischio di insolvenza dei crediti è sempre dietro l’angolo. Non a caso, l’accantonamento per il fondo rischi e oneri è una disposizione obbligatoria per legge.

Le misure preventive che puoi mettere in atto per tutelarti certamente forniscono un valido supporto. Ma il pericolo dei crediti insoluti non deve essere mai sottovalutato.

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I crediti insoluti influiscono sul cash flow aziendale?

Le fatture da incassare rappresentano la fonte principale di liquidità nelle casse di un’azienda. O almeno così dovrebbe essere.

Un’impresa funziona bene solo quando ha liquidità in misura ragionevole e sufficiente per potersi autofinanziare. E se è vero che, molto spesso, un’azienda sopravvive soprattutto grazie a fonti di finanziamento esterne (come banche o investitori) non bisogna dimenticare che il gettito primario di liquidità deve arrivare dai clienti.

Nel caso dei crediti insoluti, e quindi delle fatture non saldate, chi si occupa di gestione del flusso di cassa dovrà fare i conti con una mancanza di denaro gravosa e che sul lungo periodo può scaturire in una crisi di liquidità. Va sottolineato allora che la questione dei crediti insoluti non è soltanto un problema contabile, facilmente risolvibile con un accantonamento per un fondo di svalutazione del credito o attraverso la deducibilità delle perdite.

Un pagamento non riscosso intacca una funzione vitale all’interno dell’impresa, ovvero il suo flusso di cassa, e la conduce a uno squilibrio finanziario che può rivelarsi fatale per una attività commerciale.

Dove non c’è liquidità, non è possibile affrontare alcuna spesa. Una fattura non pagata può diventare – nel giro di poco tempo – un ostacolo insormontabile nel pagamento delle tue forniture, dei tuoi dipendenti e di qualsiasi altra obbligazione.

Perciò sono necessarie azioni di credit management certamente più strategiche, da implementare a monte del processo di produzione e vendita. Azioni che mirino a regolare la gestione dei crediti commerciali e del rapporto con i tuoi clienti.

Come ridurre i crediti insoluti per aumentare la liquidità

Recuperare i crediti insoluti è il modo più semplice per aumentare la tua liquidità, senza dover ricorrere a finanziamenti esterni o a un aumento della produzione che comporta nuovi costi e altri rischi.

Lavorare per ridurli però è una faccenda delicata, perché si tratta di un’operazione strettamente legata al rapporto che hai costruito con i tuoi clienti.

Se la tua attività è agli inizi e i rapporti con i clienti sono appena nati, un consiglio utile è quello di partire da un contratto chiaro che espliciti termini e condizioni di pagamento.

Certo non basterà per ovviare il problema, ma è un ottimo punto di partenza se vuoi procedere, in seguito, con l’invio di solleciti di pagamento o ricorrendo direttamente alle vie legali.

Una strada più tortuosa – ma certamente più efficace – prevede invece l’intermediazione di un’agenzia specializzata in recupero crediti che si occupi al posto tuo di gestire la riscossione dell’incasso.

Anche le società di factoring rappresentano una possibile soluzione. In questo caso, oltre alla cessione del credito puoi usufruire di un finanziamento con operazione di smobilizzo. Se la liquidità nelle casse aziendali già scarseggia, una società di factoring può offrirti un aiuto economico impareggiabile.

Ricapitolando, per ridurre il problema dei crediti insoluti puoi avvalerti di diverse strategie:

  • termini di pagamento espliciti nel contratto;
  • invio di solleciti di pagamento, anche tramite avvocato;
  • ricorso in via stragiudiziale o giudiziale;
  • recupero credito tramite società specializzata;
  • contratto con società di factoring che dà accesso a un’operazione di smobilizzo.

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Monitora i crediti insoluti con Agicap, il tool che gestisce la tesoreria

La gestione dei crediti insoluti non riguarda solo le azioni di riscossione, ma anche un’accurata operazione di monitoraggio delle entrate.

Se ti occupi della pianificazione della liquidità aziendale, saprai già che è di fondamentale importanza tenere traccia del flusso di cassa, inclusi tempi di pagamento e riscossione.

Come abbiamo già detto, un credito insoluto che viene trascurato può trasformarsi in un credito inesigibile non appena cade in prescrizione o a seguito di altri eventi determinanti.

Per gestire al meglio queste situazioni, puoi usare un software come Agicap. Agicap è il tool di gestione della tesoreria che ti offre un quadro completo della situazione patrimoniale della tua azienda. Grazie ad Agicap, potrai:

  • monitorare le entrate e le uscite nel flusso di cassa della tua azienda;
  • tenere sotto controllo eventuali crediti insoluti;
  • accedere a scenari di previsione che ti supportano nelle decisioni strategiche;
  • creare report che puoi condividere con i tuoi soci o con possibili investitori.

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