Tutto sulla gestione del debito nelle imprese

Tempo di lettura: 11 min.

La gestione del debito aziendale è un’attività di importanza fondamentale. Se consideriamo che la crescita delle aziende si fonda quasi sempre su un certo livello di indebitamento, dobbiamo tener conto di quanto sia necessario saperlo gestire con cura, attenzione e astuzia. Il debito aziendale, però, è un tema complesso. Perciò, in questo articolo, abbiamo deciso di partire dalle basi, provando a spiegare in cosa consiste e come muoversi tra i debiti per non lasciarsi sopraffare.

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Cosa vuol dire gestione del debito per un’impresa?

Un’impresa che si rispetti – fondata su principi sani e proiettata verso il futuro – sa che la gestione del debito è parte centrale delle sue attività di amministrazione. La crescita di un’azienda, infatti, si lega in maniera indissolubile al concetto di indebitamento.

Espandersi in una certa direzione, investire in migliorie o in nuove produzioni, il più delle volte necessita di un certo livello di indebitamento; in altre parole, serve il capitale di terzi per poter ampliare un’attività imprenditoriale.

Fatta eccezione per alcune aziende virtuose che possono contare sull’autofinanziamento, il ricorso al debito – specialmente finanziario – rappresenta una delle strade più percorse (e più apprezzate) per arrivare al successo aziendale.

Il debito però è un’arma a doppio taglio.Se da un lato consente di raggiungere certi obiettivi di crescita, dall’altro lato può facilmente trascinare le aziende verso una crisi di liquidità tra le più pericolose.

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È chiaro dunque che la gestione del debito assume un ruolo predominante. Gestire il debito, in tal senso, è un’attività di spicco tra quelle aziendali, attività a cui va dedicato a tutti i costi tempo e impegno, a meno di non volersi vedere travolti dai problemi finanziari.

Debito aziendale, debito pubblico: in che cosa consiste la differenza?

Nel nostro quotidiano, e non solo in azienda, è facile imbatterci nel concetto di debito pubblico. Questo succede perché, in effetti, il debito pubblico ci riguarda da vicino – tanto quanto quello personale, o quello aziendale se siamo degli imprenditori.

Il debito pubblico, però, non è competenza dei cittadini né tantomeno degli imprenditori. Con debito pubblico si intende il debito statale, e cioè quello che lo Stato detiene nei confronti di altri soggetti tra cui imprese, enti, banche, altre nazioni ma anche cittadini privati.

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Lo Stato, infatti, ottiene liquidità da soggetti terzi attraverso la vendita di obbligazioni e di titoli di stato. Quando investi – come impresa o cittadino – in un BOT o in un BTP, non stai soltanto investendo in un prodotto mediamente sicuro per far fruttare i tuoi risparmi: in realtà, acquistando un titolo di stato presti il tuo denaro allo Stato, sostenendolo sul piano finanziario in cambio di un certo rendimento.

Del resto, il prestito obbligazionario rappresenta – anche per le imprese, e in particolare per le PMI – una soluzione finanziaria interessante, perché consente di ottenere liquidità, sì, ma a un costo contenuto se lo confrontiamo con i tassi di interesse imposti dalla banca.

La gestione del debito pubblico segue comunque strategie specifiche che poco hanno a che vedere con la gestione del debito aziendale, a prescindere dalla loro natura. Si parlerà in quel caso di spending review, di aumento dei prelievi fiscali, di condoni e in generale di politiche di bilancio che riguardano specificamente il pubblico.

Se è vero che la dinamica si fonda su principi simili, e cioè il taglio delle spese o l’aumento delle entrate, i meccanismi di applicazione nonché i loro effetti sono del tutto diversi.

Come funziona il debito in azienda? Debiti finanziari, debiti commerciali, etc.

Non tutti i debiti sono uguali. Se guardiamo al bilancio aziendale, in particolar modo allo stato patrimoniale, vedremo che il debito – indicato alla voce D, nella sezione del passivo – viene suddiviso in sottocategorie, per consentire un’analisi più precisa delle passività di un’impresa.

il principio contabile OIC 19 ci permette di fare una prima distinzione che tiene conto dell’origine del debito. In questo modo è possibile individuare tre macrocategorie: debiti commerciali (o di funzionamento), debiti finanziari e altri debiti.

Allo stesso modo, l’OIC 19 guarda al debito anche in considerazione dei termini di scadenza. I debiti, infatti, possono essere a breve termine se devono essere pagati entro l’esercizio successivo, oppure a medio-lungo termine nel caso di una scadenza che va oltre i dodici.

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L’art. 2424 del Codice Civile riporta poi un elenco dettagliato di tutte le tipologie di debito che si possono riscontrare all’interno di un’azienda. In questo caso, la suddivisione tiene conto di un altro criterio, ovvero la natura del creditore (es. un fornitore, una banca, lo Stato). Al momento della compilazione del bilancio, quindi, si potrà parlare di:

  1. obbligazioni;
  2. obbligazioni convertibili
  3. debiti verso soci per finanziamenti
  4. debiti verso banche
  5. debiti verso altri finanziatori
  6. acconti
  7. debiti verso fornitori
  8. debiti rappresentati da titoli di credito
  9. debiti verso imprese controllate
  10. debiti verso imprese collegate
  11. debiti verso controllanti
  12. debiti tributari
  13. debiti verso istituti di previdenza e di assicurazione sociale
  14. altri debiti

Riconoscere le diverse tipologie di debito è utile, e non soltanto sul piano teorico o burocratico. Se consideriamo che ogni debito prevede termini, condizioni e costi specifici, essere consapevoli di com’è strutturato il capitale di debito agevola imprenditori e responsabili finanziari nella gestione finanziaria, ivi compresa l’attività di pianificazione.

Debiti finanziari e commerciali nel panorama italiano

In Italia, la gestione del debito è un nodo irrisolto per le aziende, ma soprattutto per la piccola e media impresa. Lo dimostrano i dati aggiornati sui livelli di indebitamento, che rivelano scenari preoccupanti.

Innanzitutto va sottolineato che nel nostro Paese c’è una forte tendenza a ricorrere al capitale di debito per sostenere le attività aziendali. Secondo l’ISTAT, in Italia, il credito bancario è la fonte primaria di finanziamento per le imprese. Il tutto a scapito dell’autofinanziamento o di altre tipologie di finanziamento alternativo (come il private equity, il crowdfunding e così via).

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La scelta di prediligere il credito bancario incide parecchio sui flussi finanziari delle aziende, che devono fare i conti con oneri finanziari non sempre sostenibili. Il Centro studi di Unimpresa rileva che le insolvenze bancarie, in Italia, hanno causato agli istituti bancari una perdita di circa 38 miliardi. Il che significa, in altre parole, che esiste nel nostro Paese un rischio di liquidità da non sottovalutare.

Per quanto riguarda i debiti commerciali, la situazione non è poi così tanto diversa. Secondo dati CERVED, il 9,7% dei debiti verso i fornitori non viene pagato per mancanza di liquidità, mentre sono oltre 23mila le aziende italiane fortemente indebitate, non solo con le banche ma anche con i fornitori.

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Lo scenario descritto è uno scenario drammatico.Quello che emerge è una profonda difficoltà nella gestione del debito d’impresa, che incide non soltanto sulle casse aziendali ma sull’economia tutta.

Le strategie di gestione attiva del debito

Un’azienda che vuole mantenere il controllo dei suoi debiti – pur trovandosi in difficoltà, o persino ai limiti dello stato di insolvenza – può scegliere di attuare strategie di gestione attiva del debito. In altre parole, può scegliere di lavorare all’ottimizzazione dell’indebitamento, lavorando sui costi e sul piano di ammortamento.

Quando parliamo di gestione attiva del debito, prendiamo in prestito un’espressione che riguarda la finanza pubblica. La pubblica amministrazione, infatti, ha la possibilità di affidare a un istituto bancario la gestione del portafoglio di debiti, definita anche liability management.

Nel caso delle aziende private, la gestione attiva del debito può essere identificata nella procedura di ristrutturazione del debito, così come indicata nel Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, ma anche – più in generale – nelle strategie attuate per rendere l’indebitamento più sostenibile.

La gestione del debito, infatti, non riguarda solo le aziende in crisi. Come sottolineato più volte in questo articolo, l’indebitamento è un aspetto che interessa qualsiasi azienda – anche quella più stabile.

Quali sono, allora, le strategie migliori per sopravvivere ai debiti? Ecco alcune attività che aiutano imprenditori e CFO a raggiungere questo obiettivo:

  1. l’osservazione e l’analisi dei debiti
  2. la rinegoziazione degli accordi con i creditori
  3. il budgeting finanziario
  4. il monitoraggio del cash flow

Partire da un’osservazione dei debiti ti consentirà, per esempio, di conoscere qual è l’importo totale che devi restituire. Un dettaglio non da poco: specie in contesti aziendali complessi, è facile perdere di vista un aspetto tanto rilevante, con tutte le conseguenze del caso sulla stabilità finanziaria dell’impresa.

Anche l’analisi dei debiti – da intendere qui come un approfondimento sulla natura dei finanziamenti, sui tassi di interesse e sulle scadenze – può agevolarti molto nelle tue attività di gestione.

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La rinegoziazione dell’accordo, che si allinea alle pratiche previste dal concordato minore (ovvero la ristrutturazione del debito indicata nel Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza), presuppone una modifica dei termini e delle condizioni di un debito.

Succede, per esempio, quando ridiscuti gli accordi con un fornitore (estendendo la dilazione di pagamento) o quando richiedi alla banca una surroga del mutuo (operazione possibile per le micro-impresa). Se il tuo credit score è alto, e disponi di un certo potere negoziale, potrai adattare i termini contrattuali dei debiti alle tue esigenze finanziarie.

Il budgeting finanziario, e quindi una vera e propria pianificazione della liquidità, ti consente di avere spazio di manovra nella gestione dei tuoi debiti. Quando fai budgeting, ti confronti con strumenti di previsione (come il cash flow previsionale) che ti danno una misura della liquidità disponibile nel futuro prossimo dell’azienda.

Informazioni di questo tipo consentono una gestione più fluida del debito, e ti aiutano a capire in che modo finanziare la tua attività senza correre il rischio di sovraindebitamento. Un piano debiti rientra a tutti gli effetti nella pratica di budgeting finanziario.

Anche il monitoraggio del cash flow, pur abbracciando un ambito molto ampio della gestione finanziaria, offre un valido aiuto nella gestione del debito.

Conoscere in tempo reale i flussi di cassa in entrata e in uscita, e quindi i livelli di liquidità aggiornati nel tempo, ti permette di prendere decisioni più efficaci – incluse quelle legate al finanziamento dell’azienda.

Gestire i debiti significa, in fondo, non farsi trovare impreparati di fronte alle spese periodiche che caratterizzano tutte le aziende. Poco importa che si tratti di debiti finanziari o di debiti commerciali, sul piano della strategia; quello che conta è disporre di liquidità a sufficienza per poterli affrontare.

Monitoraggio e pianificazione diventano, allora, due pratiche assolutamente indispensabili nella gestione del debito. Così come sono indispensabili gli strumenti che ti consentono di lavorare in questa direzione.

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