Private equity, la strategia alternativa per finanziare le imprese

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Ti piacerebbe far crescere la tua impresa, aumentare la liquidità disponibile e attrarre nuovi investimenti senza innalzare il tuo debito e senza doverti quotare in borsa? Sembra difficile, eppure una soluzione esiste ed è costituita dal “private equity”. I fondi di private equity rappresentano una forma di investimento alternativa che permette alle piccole e medie imprese di accrescere il proprio capitale di rischio senza aumentare il proprio livello di indebitamento. Ma come funzionano i fondi di private equity in Italia e cosa ti serve per attirare l’attenzione di tali investitori privati? Scoprilo subito in quest’articolo!

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Cosa si intende in finanza per “private equity”: significato e caratteristiche

L’espressione “private equity”, letteralmente “capitale privato”, indica una forma di investimento tramite cui un soggetto istituzionale o privato finanzia un’impresa acquistando azioni e/o sottoscrivendo azioni di nuova emissione.

Per un’azienda, soprattutto in fase di avviamento ma anche in situazioni di stallo, il ricorso al private equity può costituire una valida alternativa rispetto al credito bancario e alle tradizionali fonti di finanziamento esterne.

Diversamente dai prestiti bancari, infatti, il ricorso al private equity non genera debito per le società che vengono finanziate.

Ciò consente alle aziende un accesso più sostenibile alle risorse finanziarie riducendo i costi e i rischi legati ai tradizionali finanziamenti a medio-lungo termine.

Dal punto di vista delle imprese, quindi, il private equity può rappresentare uno strumento utile per aumentare il valore dell'azienda, sia in termini di capitale proprio sia, come vedremo, di prestigio e di brand awareness senza innalzare il proprio livello di indebitamento (“private debt”).

Cosa sono i fondi di private equity (“private equity funds” o “firm”)

Un fondo di private equity (talvolta detto anche “private equity firm”, ossia “azienda” o “società” di private equity) è un tipo di fondo costituito da investitori istituzionali o privati, come ad esempio società finanziarie, investitori ad alto patrimonio netto, fondi pensione, società di assicurazione, ecc.

Si tratta di fondi che hanno come obiettivo quello di trarre profitto dal loro investimento nel capitale di rischio di determinate tipologie di imprese dette “target”.

Generalmente si tratta di società non quotate in borsa, che mostrano un alto potenziale di crescita e di sviluppo e che hanno bisogno di fondi esterni e del giusto know-how per svilupparsi, espandersi o per completare una riorganizzazione aziendale.

L’intervento del fondo di private equity può essere utile anche in termini di notorietà e immagine aziendale, aiutando, ad esempio, ad accrescere la fiducia del mercato nei confronti dell’impresa.

L’obiettivo finale dei fondi di private equity è, infatti, quello di ottenere un guadagno dalla vendita della loro partecipazione nel capitale di rischio dell’azienda target, il che, come vedremo, può avvenire tramite diverse soluzioni tra cui la quotazione in Borsa della stessa società.

Quali imprese possono accedere al finanziamento di un fondo di private equity

Generalmente i fondi di private equity tendono a investire in aziende già avviate o scale-up, con fatturati superiori a 10 milioni di euro, elevata scalabilità e una base clienti già consolidata, con l’obiettivo di migliorarne la performance finanziaria e strategica.

Proprio la tipologia dell’azienda target e la fase di investimento (business già avviato) distinguono, come spiegheremo, l’attività dei fondi di private equity da altre forme di investimento alternative come il “venture capitalist” e “l’angel investor”.

Come funziona un fondo di private equity in Italia: le 5 fasi principali

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Il funzionamento di un fondo di private equity in Italia prevede cinque tappe principali:

  1. raccolta dei capitali da investitori istituzionali o privati;
  2. analisi e individuazione di una società target;
  3. investimento nel capitale di rischio della società target;
  4. sviluppo, potenziamento e riorganizzazione aziendale della società target;
  5. disinvestimento (“way out”) monetizzazione e massimizzazione del ROI (“return on investiment”).

Una volta raccolte le risorse finanziarie necessarie, il fondo di private equity avvia una fase di analisi e ricerca per individuare un’azienda target ed entrare nel suo capitale di rischio.

Il fondo, però, non si limita a immettere liquidità nel capitale proprio dell’azienda, ma supporta anche l’idea imprenditoriale con consulenze specializzate e prendendo parte alle decisioni strategiche e manageriali.

La gestione operativa resta, invece, nelle mani dell’impresa. Una volta realizzati i piani di sviluppo previsti (o anche nel caso in cui tali programmi risultassero irrealizzabili), il fondo procede alla liquidazione della propria posizione.

Come è facile intuire, l’attività di un fondo di private equity in Italia si snoda su un orizzonte temporale di medio-lungo termine. Generalmente, infatti, le fasi di analisi, individuazione della società target, investimento e sviluppo durano circa cinque anni e variano in base agli obiettivi del fondo.

A ciò, segue la fase finale di “disinvestimento” o “way out” (letteralmente “uscita “) che può richiedere, mediamente, altri cinque o sei anni.

Le forme di investimento e partecipazione nel capitale di rischio della società target possono essere molteplici, tra queste, il “seed capital”, il “leveraged buyout” e il “going public”.

Esistono, inoltre, forme di investimento “ibride” come il “mezzanine financing” che rappresenta una via di mezzo tra il private equity e il finanziamento puro.

Allo stesso modo, anche la fase di way out può prevedere diverse alternative come la vendita della partecipazione e delle quote azionarie o la cessione della stessa società ad un’altra azienda o holding.

Vediamo, più nel dettaglio, come funzionano le diverse alternative di investimento e disinvestimento dei fondi di private equity.

Investimenti “seed capital”

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Il “seed capital” (detto anche “seed funding” o “seed money”) è una forma di investimento diffusa prevalentemente negli Stati Uniti. Come i “angel investor” e i fondi venture capital, anche i “seed capitalist” investono in start up o in società che necessitano di capitali esterni per essere lanciate.

Il seed capital rappresenta, infatti, quel “capitale seme” che serve a un’impresa per lanciare il proprio progetto di business. Generalmente i fondi di tipo seed capital oscillano da qualche migliaia sino a 1 o 2 milioni di euro.

La peculiarità è che l’investimento si protrae sin quando non vengono raggiunti gli obiettivi e le condizioni di redditività stabilite in fase di accordo.

Anche il prezzo di uscita dal capitale sociale viene fissato a monte.

“Leveraged buyout” (LBO)

Per “leveraged buyout” ossia “acquisto con leva si intende un’operazione finanziaria che consiste nell’acquistare una quota (generalmente di maggioranza) o un ramo di una società tramite fondi presi a prestito da banche e istituti finanziari.

I fondi di private equity che seguono l’approccio leverage buyout sfruttano, quindi, la leva finanziaria per aumentare il capitale da investire nelle società target.

Diversamente dal seed capital, il leveraged buyout si concentra su aziende già avviate (e, talvolta, già quotate) che vengono sviluppate e rivendute a prezzi maggiori.

L’incremento di valore apportato dal fondo di private equity non è rappresentato solo da un aumento della liquidità disponibile e delle risorse finanziarie complessive, ma anche da un’ottimizzazione dei processi e un miglioramento del business plan e del know how dell’azienda.

Questa forma di investimento, infatti, può comportare anche modifiche nella proprietà e nella gestione operativa aziendale.

In alcuni casi, la strategia di leverage buyout prevede lo smembramento e la vendita a pezzi (break up value) della società per monetizzare al massimo il ritorno sull’investimento.

Utilizzando la leva finanziaria, questa forma di investimento espone il fondo, e conseguentemente, anche l’azienda target, a un rischio elevato.

“Going Public”

Il “going public” è un tipo di approccio seguito dai fondi di private equity che mirano a individuare aziende da supportare nel processo di quotazione in borsa. L’obiettivo del fondo, in questo caso, è speculare sulla liquidazione delle proprie quote azionarie una volta che l’azienda target avrà toccato il valore e il rendimento desiderato.

In alternativa, il fondo può ottenere un introito dai dividendi azionari.

Disinvestimento e “way out”

La fase di uscita del fondo di private equity dal capitale di rischio della società target può avvenire o al completamento degli obiettivi prefissati oppure nel caso in cui non vi siano più le condizioni per raggiungere gli obiettivi previsti.

L’uscita può avvenire attraverso diverse modalità, tra cui:

  • vendita dei titoli ad altre società, a nuovi investitori o a un altro fondo di private equity;
  • lancio di un’offerta pubblica iniziale (IPO);
  • riacquisto dei titoli da parte dell’azienda stessa;
  • quotazione sul mercato azionario e cessione delle quote azionarie.

Differenza tra private equity, “venture capital company”, “angel investor” ed “hedge fund”

Nell’ambito della finanza alternativa, si fa spesso confusione tra attività di private equity, venture capital e angel investor.

Si tratta, in effetti, di forme di investimento privato che seguono una logica simile, ma hanno percorsi e fasi di applicazione diversi.

In tutti e tre i casi si tratta di società o di investitori istituzionali/professionali che intervengono nel capitale di rischio dell’azienda target e che, generalmente, forniscono anche un supporto strategico a livello decisionale e manageriale.

La differenza principale tra attività di private equity, venture capitalist e angel investor è che la prima si concentra su aziende già avviate che hanno bisogno di nuovi investitori per svilupparsi o riorganizzare il proprio business, mentre le altre due investono in start up e società in fase di avviamento.

Oltre al private equity, venture capitalist e angel investor, un altro tipo di fondo che tende a investire capitali privati nelle società e che, quindi, può rappresentare una risorsa importante per le imprese è “l’hedge fund”.

Vediamo meglio le caratteristiche e le differenze dei diversi sistemi.

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Venture capital

Il venture capital è una forma di investimento con un orizzonte temporale di medio-lungo termine, specifica per start up e aziende emergenti ad alto potenziale di crescita (high grow companies). La differenza tra venture capital e private equity sta proprio nella fase del ciclo di vita dell’azienda in cui si investe.

Trattandosi di investimenti in imprese in fase di avviamento, i fondi di venture capital si assumono un rischio maggiore rispetto a quello dei fondi di private equity.

Di contro, però, i possibili profitti generati dalla vendita della partecipazione o dalla quotazione in borsa della società oggetto d'investimento possono essere superiori.

Come l’attività di private equity, anche quella dei fondi di venture capital non si limita a intervenire nel capitale di rischio, ma prevede uno stretto contatto e un sostegno attivo ai vertici dell’impresa.

La gestione operativa rimane nelle mani del management aziendale, ma il venture capitalist, ossia l’investitore istituzionale, contribuisce con le proprie competenze, notorietà ed esperienze professionali al lancio dell’azienda e, generalmente, alla sua successiva quotazione sul mercato azionario.

Come per i fondi di private equity, anche per i venture capitalist l’obiettivo è liquidare la propria partecipazione in un periodo di tempo medio-lungo in modo da massimizzare il ROI.

Angel investor

Businessman

Gli angel investor (più noti in Italia come “business angel”) rappresentano degli investitori qualificati o accreditati che, come i venture capitalist, si concentrano su start up e aziende in fase di avviamento.

Essi possono investire individualmente (nel caso, ad esempio, di investitori ad alto patrimonio netto), oppure possono operare in network.

Generalmente gli angel investor forniscono del capitale iniziale o seed capital a startup e aziende in fase di lancio, acquistandone delle azioni di basso valore (le cosiddette penny stock) e sperando di ottenerne una plusvalenza nel medio-lungo termine.

Gli angel investor possono rappresentare una risorsa preziosa per le PMI in fase di avvio che, talvolta, non riescono ad avere i requisiti o le garanzie necessarie per accedere alle fonti di finanziamento tradizionali.

Come nel caso del venture capitalist, anche l’angel investor si assume un rischio maggiore rispetto ai fondi di private equity proprio per la tipologia di aziende target che vengono finanziate.

Il settore delle start-up, infatti, può essere soggetto a un rischio elevato di insolvenza.

Hedge fund

L’hedge fund, letteralmente “fondo di copertura”, è un tipo di fondo diffuso particolarmente negli Stati Uniti e strutturato generalmente come una limited partnership (LP).

Si tratta di un fondo di investimento a carattere speculativo e, come i precedenti, di natura privata. Proprio la natura marcatamente speculativa è il tratto che più distingue l’operato degli hedge fund. Lo strumento tipico degli hedge fund è, infatti, lo “short selling” ossia la vendita allo scoperto di titoli azionari.

La differenza principale rispetto agli investitori di private equity, è che gli hedge fund investono sia in aziende non quotate sia in società quotate (public equity financing e private equity financing). Oltre a ciò, investono anche in bond (debt financing) e nei derivati.

Chi investe in private equity in Italia (e quale società e strumento scegliere)

Il settore del private equity in Italia è in rapida espansione e sono sempre di più sia gli investitori che, da un lato, scelgono di investire in fondi di private equity, sia le imprese che, dall’altro, ricorrono a questo strumento di finanziamento alternativo per crescere e svilupparsi.

Inizialmente, infatti, il private equity era riservato solo a grandi investitori istituzionali o soggetti con alto patrimonio netto. Oggi, invece, anche investitori privati con capitali più ridotti possono accedere al private equity attraverso diverse modalità, come i fondi gestiti da società di gestione del risparmio (SGR) o da gruppi bancari.

Quest’aspetto è particolarmente importante.

È bene ricordare, infatti, che un soggetto privato può investire in un’azienda sia tramite la finanza tradizionale sia tramite il private equity ed altre forme alternative di investimento.

La differenza sta nello strumento utilizzato. Nel primo caso, gli investitori acquistano titoli e obbligazioni di società già quotate in borsa. Ricorrendo alla finanza alternativa, invece, chi investe può scegliere di finanziarie piccole e medie imprese non quotate in borsa, ma ad alto potenziale di sviluppo con il proprio capitale.

Sul sito dell’AIFI, l’Associazione Italiana del Private Equity e Venture Capital, è disponibile un elenco costantemente aggiornato degli investitori di private equity in Italia.

L’associazione riunisce tutti i fondi di investimento e le società italiane (ma non solo) che investono in capitale di rischio di imprese non quotate.

Ad oggi gli associati AIFI che si occupano di private equity in Italia sono circa duecento, e rappresentano realtà molto diverse tra loro. Tra queste troviamo fondi di investimento internazionali, hedge fund elimited partnership, istituti bancari nazionali e banche locali.

Cambia anche il settore merceologico e il target delle imprese: vi sono, per esempio, fondi che investono esclusivamente nel settore immobiliare, altri in quello sanitario o tecnologico e così via.

Quanto si guadagna nei fondi di private equity? (e cosa sta avvenendo nella Borsa di Milano)

Il guadagno di un fondo di private equity varia in base al tipo di azienda, alla strategia di investimento applicata e, soprattutto, al ROI ottenuto in fase di disinvestimento.

Al di là del guadagno del singolo fondo o investitore istituzionale/professionale, ciò che risulta sempre più evidente è l’impatto del private equity sui mercati finanziari internazionali.

Una prova tangibile è data dal cosiddetto “delistening” un fenomeno che si sta registrando non solo nella Borsa di Milano ma anche in altri contesti.

Sostanzialmente, aziende quotate che, quindi, non potrebbero accedere alle forme pure di private equity, preferiscono rimuovere il titolo azionario per poi riquotarlo dopo aver ottenuto il supporto finanziario e strategico del private equity.

In questi casi si parla di “public private equity”. L’aumento del public private equity sottolinea quanto questa forma alternativa di finanziamento può essere strategica per un’impresa.

Perché il private equity può convenire alla tua impresa

meeting

Il private equity può rappresentare una soluzione perfetta per le piccole e medie imprese che cercano una strada alternativa rispetto ai tradizionali prestiti bancari.

Come visto, infatti, l’attività di private equity va oltre il semplice apporto di nuova liquidità nel capitale proprio dell’azienda. Essa, infatti, implica un supporto di tipo strategico nonché la condivisione del know-how, di esperienze professionali, di contatti e relazioni istituzionali.

Grazie al private equity, quindi, le imprese possono:

  • aumentare il capitale di rischio e la liquidità disponibile senza accrescere il livello di indebitamento;
  • migliorare la propria performance finanziaria;
  • svilupparsi, espandersi e/o superare una situazione di crisi;
  • contare su un supporto strategico e manageriale;
  • migliorare l’immagine aziendale.

L’obiettivo principale dei fondi di private equity è, infatti, quello di creare valore per le società target, supportandole nella riorganizzazione aziendale e apportando miglioramenti operativi, strategici e finanziari.

Ma come accedere al private equity?

Un ruolo importante è svolto dai “private equity associate investor”, figure cardine nello scovare imprese interessanti su cui investire.

Private Equity Associate Investor: la figura che può aiutare il tuo business

Il “Private Equity Associate” è una figura professionale presente all'interno di società di private equity che ha proprio il compito di supportare il management nell'analisi e nella valutazione di potenziali investimenti, nonché nella gestione delle partecipazioni già acquisite.

Ma in base a quali criteri e in che modo una società di private equity sceglie di finanziare una determinata azienda?

Generalmente vengono visionati i bilanci aziendali, analizzati i flussi di cassa (e in particolare il free cash flow to equity, ossia il cash flow operativo al netto delle imposte, delle spese operative e del capitale di debito) e la modalità di gestione del risparmio o di eventuali risorse liquide in eccesso.

Particolarmente importante è poi il business plan e l’analisi di indicatori utili come il cash flow previsionale.

Per attrarre nuovi investitori, quindi, un’impresa deve disporre di un quadro puntuale, completo e aggiornato in tempo reale della propria tesoreria e deve mostrare un forecast aziendale dettagliato e promettente.

È solo a partire da questi dati che ti sarà possibile attirare l’attenzione di una società di private equity o, se sei in fase di avvio, di un angel investor o di un venture capitalist.

Chiaramente, raccogliere tutti questi dati non è semplice, soprattutto se ti affidi ancora ad una rendicontazione manuale tramite, per esempio, Excel.

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