Spesso si sente parlare di operazioni sul capitale di una società, come l’aumento di capitale. Ma di cosa si tratta con precisione? E in quali circostanze le aziende decidono di effettuare questa operazione? Lo vediamo nel dettaglio in questo articolo.
Aumento di capitale: significato
Alzi la mano chi, come imprenditore, non si è mai trovato a dover far fronte a una crisi di liquidità, intesa come assenza o scarsa disponibilità di denaro. Una situazione tutt’altro che rara, soprattutto in tempi di recessione, quando a fronte di un calo della domanda le aziende sperimentano una flessione del fatturato e quindi delle entrate. Cosa fare in queste situazioni? Le strade da percorrere per finanziarsi sono sostanzialmente due: far affidamento sulle risorse della società, e quindi dei soci (in questo caso si parla di autofinanziamento) oppure rivolgersi a capitali terzi (banche, società finanziarie, ecc.).
In questo articolo punteremo i riflettori su uno degli strumenti più frequenti quando si parla di autofinanziamento, ovvero l’aumento di capitale, un’operazione di natura straordinaria che permette a una società di incrementare il proprio capitale sociale, tramite l’emissione di nuove azioni o con l’aumento del valore nominale dei titoli già in circolazione.
Prima di entrare nel dettaglio dell’operazione, facciamo un passo indietro**,** spiegando in modo sintetico che cosa è il capitale sociale. Con questo termine si intende l'ammontare complessivo di tutti i versamenti e i conferimenti dei soci ed è indicato nell'atto costitutivo della società stessa.
Nel corso della vita di un’azienda, il capitale sociale può subire variazioni, sia in aumento sia in diminuzione: in entrambi i casi rappresentano una modifica dell’atto costitutivo e, per questa ragione, devono essere approvate dall’assemblea straordinaria dei soci. La necessità della delibera da parte dell’assemblea straordinaria prende le mosse dalla sua funzione: esso costituisce una garanzia per i creditori della società.
Non è infatti un caso che la legge stabilisca norme che ne tutelano l’integrità, come quella che prevede l’obbligo di accantonare a riserva il 5% dell’utile di esercizio fino a quando il suo ammontare complessivo non sarà pari al quinto del capitale sociale. Con la previsione di un obbligo di accantonamento a riserva legale di una porzione degli utili, il legislatore ha voluto preservare l’interezza del capitale dalle eventuali perdite che si dovessero registrare nel corso degli esercizi annuali.
Fatte queste premesse torniamo all’aumento di capitale. Al di là della forma, di cui parleremo nel prossimo paragrafo, l’aumento del capitale sociale costituisce per l'impresa una sorta di finanziamento di durata illimitata senza vincolo di restituzione. È uno strumento particolarmente usato per superare le crisi di impresa o di liquidità. In tal modo, le aziende possono autofinanziarsi, senza ricorrere a capitali esterni decisamente più onerosi per le stesse.
Aumento di capitale: come funziona
L'aumento di capitale può assumere tre forme principali:
- a pagamento: modalità disciplinata dall'art. 2438 del Codice Civile. L’operazione prevede l’emissione di nuove azioni, che vengono offerte in prelazione agli azionisti e in proporzione alle quote già possedute, dietro pagamento di un corrispettivo compreso tra il valore nominale (puramente teorico che non tiene conto della domanda e dell’offerta) delle stesse e il prezzo di mercato. Quella a pagamento è la modalità maggiormente diffusa: attraverso un aumento di capitale a pagamento la società di fatto accresce le proprie risorse finanziarie con conferimenti in denaro. Come accennato, l’aumento di capitale a pagamento prevede, per gli azionisti, un diritto di prelazione sui nuovi titoli emessi. In alternativa, la vendita sul mercato di tale diritto permette di ricavare un compenso che di fatto andrebbe a compensare per la riduzione della partecipazione a seguito dell’emissione di nuove azioni. Maggiore è il numero di nuove azioni emesse, più grande è la riduzione della quota inizialmente detenuta.
- a titolo gratuito: modalità disciplinata dall’articolo 2442 del Codice Civile che permette a una società di aumentare il proprio capitale sociale, trasferendo semplicemente delle quote di bilancio dalla voce “riserve” alla voce “capitale sociale”. A differenza del caso precedente, dove l’aumento è “reale” e determina un effettivo incremento del patrimonio netto grazie a nuovi apporti, in questo caso si ha un aumento di capitale puramente nominale. Nel concreto, ai soci vengono assegnate nuove azioni a titolo gratuito, oppure si ha un aumento del valore nominale delle azioni esistenti.
- mista: con parte delle azioni di nuova emissione assegnata a pagamento e parte a titolo gratuito.
Aumento di capitale a pagamento: un esempio
Come funziona in termini pratici un aumento di capitale a pagamento, che rispetto a quella a titolo gratuito, rappresenta una vera e propria forma di autofinanziamento?
Immaginiamo che la Rossi srl possieda un capitale sociale suddiviso in 1.000 azioni del valore nominale di 150€ con quotazione di mercato è pari a 200€. In questo caso il capitale sociale sarà quindi pari a 150.000€, mentre il valore di mercato o capitalizzazione corrisponderà a 200.000€. La medesima società decide quindi di raddoppiare il suo capitale sociale offrendo per ogni titolo azionario vecchio, un’azione nuova: vengono quindi emesse ulteriori 1.000 azioni al prezzo di sottoscrizione di 120€.
Per formulare il prezzo teorico delle azioni successivo all’aumento di capitale occorre applicare la seguente formula:
PTA = [(NVA x PM) + (NAN x CS)]/(NVA + NAN)
Dove i valori espressi sono i seguenti:
- PTA: prezzo teorico dell'azione dopo l'aumento di capitale;
- NVA: numero delle vecchie azioni (esistenti prima dell'aumento di capitale);
- PM: prezzo di mercato dell'azione prima dell'aumento di capitale;
- NAN: numero di azioni nuove;
- CS: costo di sottoscrizione delle azioni emesse.
Andando a sostituire i valori sopra descritti si ottiene:
PTA = [(1.000 x 200) + (1.000 x 120)] / 1.000+1.000 = 160 euro
Dopo l’aumento di capitale, si presenterà la seguente situazione:
- capitale sociale = 200.000 euro;
- numero titoli = 2.000;
- valore nominale unitario = 120 euro;
- prezzo di mercato = 160 euro;
- valore di mercato del capitale sociale = 360.000 euro.
Aumento di capitale: vantaggi e svantaggi
Un aumento del capitale sociale totale riportato nel bilancio di una società è di solito considerata come una cattiva notizia da investitori e analisti, soprattutto se la società ricorre spesso a questo strumento. Perché? Di solito continue offerte di azioni indicano che la società ha difficoltà a mantenere la solvibilità finanziaria tramite i ricavi correnti e ha costantemente bisogno di finanziamenti aggiuntivi.
Per gli azionisti, l’aumento di capitale presenta pro e contro:
Gli aumenti del capitale sociale totale possono avere un impatto negativo, perché di solito si traducono in una diluizione delle azioni. Ciò significa che ogni azione esistente rappresenta una percentuale minore di proprietà, rendendo le azioni meno preziose.
Tuttavia, lo stock di capitale aggiuntivo può avvantaggiare i soci sotto forma di maggiori rendimenti sul capitale attraverso dividendi più elevati o maggiori utili per azione. Senza contare che con la vendita sul mercato di ulteriori azioni, l’azienda può favorire un'ulteriore crescita della società. Se l’azienda investe con successo il capitale aggiuntivo, i guadagni finali si rifletteranno nel prezzo delle azioni e nei pagamenti dei dividendi compensando così la diluizione delle loro azioni.
Per concludere
L’aumento di capitale, abbiamo visto, è uno degli strumenti a disposizione delle aziende per autofinanziarsi in caso di crisi di liquidità. Una situazione, quest’ultima, che va sempre evitata attraverso una gestione della liquidità attenta ed efficiente.
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