Rischio di liquidità: cosa si intende e quali sono gli indicatori

Prima la pandemia. Poi la guerra russo-ucraina, la crisi energetica e i rincari di materie prime, bollette e trasporti. Tutti fattori che, negli ultimi mesi, stanno mettendo sotto stress le piccole e medie imprese italiane. Uno scenario complesso legato a doppio filo con quello che in economia aziendale viene definito rischio di liquidità. In questo articolo proveremo a capire di che cosa si tratta e quali sono gli indicatori più importanti da calcolare per monitorarlo.
Che cosa è il rischio di liquidità
La mia azienda è in grado di generare la liquidità necessaria per la normale gestione operativa, oppure deve ricorrere sistematicamente a iniezioni di capitale e aiuti da parte delle banche per riuscire a rimanere in equilibrio? È una domanda che ogni imprenditore dovrebbe porsi in tempi normali. Ma ancora più in una fase congiunturale, come quella attuale, in cui inflazione, crisi energetica, hanno scatenato “la tempesta perfetta”.
In un clima tutt’altro che rassicurante per il sistema imprenditoriale italiano, sono sempre più numerose le aziende che si trovano a dover affrontare quello che in economia si chiama rischio di liquidità, inteso come pericolo che un'azienda non disponga di liquidità sufficiente per far fronte ai propri impegni finanziari in modo tempestivo.
Diverse le cause che possono generare questa situazione: da una gestione “allegra” dei conti, a mancati pagamenti da parte dei clienti, passando per una crisi economica inaspettata. Qualunque sia l’origine, quando le imprese finiscono in crisi di liquidità, la possibilità che la situazione peggiori non è da sottovalutare: spesso infatti le aziende a corto di cash flow cercano di arginare il problema indebitandosi ulteriormente per pagare i fornitori o i debiti contratti in precedenza: si viene così a creare un “corto circuito” che non fa che aumentare le tensioni con i propri fornitori, dipendenti e banche, che percepiscono una situazione di rischio. In questo casi, un intervento mirato e veloce diventa essenziale per salvare l’attività da un’eventuale bancarotta.
Rischio di liquidità: le cause da non sottovalutare
Molte aziende apparentemente in situazioni di crescita e con un patrimonio elevato, si trovano a dover affrontare il rischio di liquidità, perché non hanno effettuato una corretta pianificazione dei pagamenti e degli incassi, non hanno curato con attenzione il recupero dei crediti clienti, o non hanno effettuato una corretta pianificazione delle scadenze e degli impegni a breve e a lungo termine.
Può dunque succedere che, a un certo punto, le aziende non riescano più a pagare i propri debiti in scadenza a breve, a pagare le imposte, ecc.
Per evitare di trovarsi a corto di liquidità, le aziende dovrebbero prestare particolare attenzione a:
- Gestione del flusso di cassa: la gestione della tesoreria, intesa come amministrazione delle uscite e delle entrate di cassa, è uno strumento fondamentale per tenere sotto controllo la situazione finanziaria di un’attività. Senza un’amministrazione prudente di incassi e pagamenti non solo non è possibile pianificare investimenti futuri e mantenere un'adeguata stabilità aziendale, ma vuol dire anche esporsi a rischi di liquidità.
- Gestione dei debiti: una storia di ritardato rimborso del debito può tradursi in ulteriori sfide quando si tenta di ottenere il finanziamento a tassi competitivi e a condizioni accettabili. Per questa ragione è fondamentale che le aziende dispongano di una buona gestione del capitale, anche mantenendo un buon rapporto e una comunicazione regolare con i creditori.
- Congiuntura avversa: all'inizio del 2020, il mercato azionario era ai massimi storici e pochi si aspettavano che il mondo sarebbe stato così duramente colpito dal COVID-19 prima e dalla crisi energetica poi. L'impatto economico di questa doppia crisi è stato rapido e implacabile e il rischio di liquidità è aumentato in modo drastico. Per capire la drammaticità del problema, Confcommercio ha stimato che entro la prima metà del 2023 sono almeno 120mila le piccole imprese che potrebbero cessare l’attività con la perdita di oltre 370 mila posti di lavoro.
- Spese di capitale non pianificate: avere un'adeguata gestione delle immobilizzazioni è estremamente importante, soprattutto per quelle aziende che operano in un settore ad alta intensità di capitale come l'energia, le telecomunicazioni o i trasporti, generalmente caratterizzate da un alto livello di indebitamento. Per aziende come queste, una singola spesa in conto capitale non pianificata, come l'acquisto di nuove attrezzature, può mettere in crisi i vincoli di budget esistenti, accrescendo il rischio di liquidità.
- Crisi dei profitti: un'azienda in crisi di profitto non vedrà solo un calo dei suoi margini di redditività, ma anche un calo dei suoi ricavi. Di conseguenza, per combattere i margini di redditività negativi e rimanere in funzione, dovrà iniziare ad attingere alle riserve di cassa. Il continuo consumo di denaro, se non bloccato con opportuni interventi, può finire per esaurire le riserve di liquidità.
Indicatori di liquidità: quali sono e come si calcolano
Monitorare la liquidità aziendale è un'attività di vitale importanza per tutte le aziende. Se da una parte non è semplice prevedere tutti i possibili scenari avversi, tenere sotto controllo i flussi monetari in entrata e in uscita permette di individuare subito il problema, se esiste, e intervenire per ripristinare la situazione precedente.
Per il controllo della cassa e la pianificazione futura esistono tutta una serie di indici di liquidità che possono aiutare l'amministratore dell’azienda nella verifica degli equilibri aziendali.
Tra questi:
- Current ratio: detto anche indice di liquidità primaria, esprime la capacità di un’azienda di assolvere ai propri obblighi a breve termine, mediante la conversione in denaro liquido di tutti gli investimenti circolanti (comprese le rimanenze di magazzino). Il current ratio costituisce uno degli indici maggiormente impiegati per l’analisi delle condizioni di liquidità di una società e può definirsi il termometro della salute finanziaria di una società nel breve termine.
Si calcola come rapporto tra le attività correnti e le passività correnti: Current ratio= attività correnti/passività correnti
Dove: Attività correnti: crediti verso clienti, rimanenze finali, cassa, ratei attivi e risconti attivi; Passività correnti: debiti verso fornitori, debiti di natura operativa, ratei passivi e risconti passivi.
- Quick ratio, acid test: detto anche indice di liquidità secondaria, esprime la capacità di una società di assolvere ai propri obblighi a breve termine utilizzando risorse liquide o che si possono liquidare in breve tempo (cassa, crediti commerciali, ecc.), escluse le rimanenze.
La formula è la seguente: Quick ratio= totale attività correnti - rimanenze/totale passività correnti
Se gli indici sono uguali a 1 significa che nell’esercizio seguente l’azienda sarà in grado di rispettare le scadenze di pagamento con le disponibilità liquide presenti e quelle che si libereranno con l’incasso dei crediti. Se invece gli indici in questione sono inferiori all’unità si evidenzia una situazione di difficoltà finanziaria.
Entrambi gli indicatori forniscono informazioni utili sull'equilibrio tra attività e passività di un'azienda, e quindi la capacità di un'azienda di soddisfare i propri obblighi finanziari utilizzando le risorse esistenti. La differenza principale consiste nel fatto che mentre il quick ratio utilizza, nella sua formula, solo le attività più liquide, il current ratio si serve di tutte le attività correnti.
Quindi se sei più interessato a verificare la copertura del debito a breve termine (entro i prossimi 90 giorni) dovresti utilizzare il quick ratio. Per una visione a lungo termine della liquidità di un'azienda, invece, il current ratio fornisce una visione a tutto tondo delle attività rispetto alle passività.
Per concludere
La politica di liquidità dovrebbe essere progettata in base alle caratteristiche specifiche di ciascuna società, stabilendo un piano di emergenza per eventuali crisi.
A grandi linee, tuttavia, un’azienda può dirsi al sicuro dal rischio di liquidità quando può:
- convertire rapidamente le attività liquide in contanti;
- accedere ai prestiti e diversificare le fonti di finanziamento.
Per evitare di finire nei guai, una buona pratica da non trascurare è quella di attuare un costante e preciso monitoraggio del cash flow. Gestire bene il proprio flusso di cassa significa seguire le entrate e le uscite di liquidità e monitorare numerosi indicatori per sapere quale strategia adottare (prestiti e investimenti, tra gli altri). Una gestione di tesoreria fatta male può rapidamente mettere l’azienda in pericolo.
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