Tutto quello che c'è da sapere sugli indici di liquidità

Tempo di lettura: 7 min.

Imparare ad analizzare lo stato di salute finanziaria di un’azienda è l’unica vera chiave di successo. Potremmo definirla, in un certo senso, una forma di prevenzione. Del resto, un’attività imprenditoriale funziona davvero soltanto quando è solvibile, ovvero in grado di sostenere i suoi debiti commerciali e finanziari. Ecco, per capire se la tua azienda è in buona salute hai bisogno di alcuni parametri di riferimento. L’analisi di bilancio, che è strumento fondamentale per chi amministra un’impresa, non può prescindere allora dalla conoscenza di indici finanziari che – più di altri – sanno darti informazioni sulle condizioni di disponibilità della tua azienda. Gli indici di liquidità, di cui parleremo in questo articolo, sono il perfetto punto di partenza.

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Cosa sono gli indici di liquidità?

Gli indici di liquidità sono strumenti finanziari che forniscono informazioni sulla situazione finanziaria di un’azienda e, in particolare, sui suoi livelli di liquidità nel corso dell’esercizio.

Gli indici non ci dicono, quindi, quanta liquidità è disponibile in cassa. Piuttosto, ci fanno comprendere se i livelli di liquidità sono abbastanza alti da garantire la solvibilità dell’azienda.

Infatti, un’azienda può dirsi solvibile – e quindi tutto sommato in salute – solo quando è in grado di far fronte agli impieghi finanziari del bilancio. Per dirlo in altre parole, un’impresa è solvibile quando possiede liquidità a sufficienza per pagare i suoi debiti.

L’analisi della liquidità è allora uno strumento prezioso per gli amministratori d’impresa, perché può essere utilizzata come punto di partenza per misurare il grado di solvibilità e stabilità.

Se è vero che per valutare la situazione finanziaria globale di un’attività commerciale è necessario il coinvolgimento di altri aspetti fondamentali – ovvero la redditività, lo sviluppo e la solidità patrimoniale, aspetti comunque legati alla presenza di denaro in cassa – è vero anche che gli indici di liquidità offrono un quadro di riferimento interessante nell’ideazione di strategie imprenditoriali più efficaci.

Indici di liquidità, a cosa servono?

Gli indici di liquidità servono a indicare il grado di solvibilità di un’azienda nel breve periodo, dove con «breve periodo» va inteso come l’esercizio in corso.

Il loro ruolo nell’amministrazione finanziaria di un’impresa è quindi un ruolo di prim’ordine. Il calcolo degli indici di liquidità, infatti, può dire nell’immediato se l’azienda è capace di coprire o meno le sue spese.

La verifica della solvibilità infatti si effettua a partire dal confronto tra la liquidità disponibile e gli impieghi finanziari da affrontare. Nel momento in cui questa verifica dà esito positivo, avremo certezza di trovarci di fronte a un’azienda in buono stato di salute.

D’altronde, un’attività commerciale che non dispone di liquidità a sufficienza rischia di incorrere in crisi di liquidità o in una condizione di indebitamento eccessivo. E sappiamo bene come entrambi questi fattori contribuiscono in maniera determinante al declino di un’impresa.

Crisi di liquidità e indebitamento eccessivo sono rischi da cui tenersi al riparo, ed è anche grazie all’analisi degli indici di liquidità che è possibile riuscirci.

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Quali sono gli indici di liquidità?

Gli indici di liquidità che analizzano la situazione finanziaria di un’impresa sono due: l’indice di tesoreria (o acid test) e l’indice di disponibilità (o current ratio).

Più che parlare di due diversi indici di liquidità, sarebbe più corretto considerarli come indici di liquidità che rispondono a due diversi approcci. In seguito vedremo nel dettaglio le caratteristiche di ognuno, e quindi le loro differenze.

Qui basti dire che è possibile parlare di indici di liquidità primaria e secondaria, ovvero di indici che distinguono tra liquidità immediata e liquidità differita e indici che non rilevano questa separazione.

Entrambi gli indici sono comunque di forte interesse per l’analisi del bilancio aziendale. Ma quali sono nel dettaglio? Vediamoli qui.

Indice di tesoreria (acid test)

L’indice di tesoreria, conosciuto anche come acid test, è un indice di liquidità primaria che tiene conto della differenza tra liquidità immediata – ovvero le risorse finanziarie già liquide – e liquidità differita – le risorse che saranno liquide nel breve periodo.

In altre parole, l’analisi tramite indice di tesoreria parte dal presupposto che il capitale circolante di un’azienda si compone di risorse di varia natura. Il capitale circolante di un’attività commerciale può infatti includere:

  • liquidità immediate;
  • liquidità differite;
  • rimanenze in magazzino.

In particolare, le rimanenze in magazzino non necessariamente si convertono in liquidità nel corso di un solo esercizio. Pertanto le rimanenze in magazzino sono risorse liquidabili, vale a dire che possono diventare liquidità; ma essendo molti i fattori in gioco, questa conversione potrebbe anche non verificarsi.

Proprio per evitare un’analisi della liquidità fin troppo fallace nel medio e lungo termine, è necessario allora tener conto della diversificazione interna del capitale circolante.

L’indice di tesoreria può essere calcolato utilizzando questa formula:

  • capitale circolante – rimanenze / passività correnti

Formula che, alla luce di quanto detto finora in questo paragrafo, può essere ovviamente resa anche con:

  • liquidità differite + liquidità immediate / passività correnti

I valori utilizzati in questa formula possono dare informazioni anche su una grandezza differenziale di fondamentale importanza, ovvero il margine di tesoreria.

Indice di disponibilità (current ratio)

L’indice di disponibilità, che viene definito anche current ratio, è invece un indice di liquidità secondaria perciò offre un’indicazione generale sui livelli di liquidità in azienda.

I valori presi in analisi sono quindi quelli dell’indice di tesoreria, con la differenza che – in questo caso – non si procede con una distinzione interna del capitale circolante. Insomma, l’indice di disponibilità non si interessa della differenza tra risorse liquide già disponibili e risorse che saranno liquide nel futuro prossimo.

Piuttosto dà contezza dei livelli di liquidità in generale, a partire dal capitale operativo dell’azienda. La formula per ottenere l’indice di disponibilità sarà allora

  • capitale operativo / passività correnti

laddove per capitale operativo va inteso il capitale circolante lordo, quindi tutto l’attivo che può essere liquidato.

Come accade con l’indice di tesoreria, anche nel caso dell’indice di disponibilità si possono utilizzare i valori per ottenere un quoziente utile nell’analisi di bilancio.

Qui in particolare, sottraendo dal capitale operativo le passività correnti è possibile calcolare il margine di disponibilità, ovvero il capitale circolante netto.

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I valori ottimali degli indici di liquidità

Alla luce di quanto detto, la domanda da porsi nell’analisi di queste grandezze sarà allora relativa ai valori ottimali degli indici di liquidità.

Insomma, non basta analizzare gli indici: è necessario riuscire a raggiungere un valore ottimale per garantire la sopravvivenza (e l’eventuale successo) dell’azienda.

È importante tenere a mente che lo scopo ultimo degli indici di liquidità è indicare la disponibilità finanziaria dell’azienda, e quindi se l’azienda dispone di risorse finanziarie a sufficienza.

Il risultato delle formule proposte poco prima può essere quindi minore, maggiore o uguale a uno. Se consideriamo che:

  • un valore minore di uno indica una disponibilità liquida inferiore alle passività correnti
  • un valore uguale a uno mostra equilibrio fra attività e passività
  • mentre un valore maggiore di uno rappresenta un’eccedenza di risorse rispetto alle passività

è chiaro che qualsiasi risultato uguale o superiore a uno offra un quadro più o meno positivo nell’analisi di bilancio.

A questo proposito, i valori ottimali degli indici di liquidità sono quelli che si avvicinano – o superano – il due. Un’azienda che mostra un indice di liquidità minore di due (per esempio di 1,25) presenta già una situazione finanziaria da tenere sotto controllo.

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Come garantire, allora, uno stato di salute favorevole alla tua azienda? La risposta è tenendo traccia degli indici di liquidità.

Si tratta però di un compito complesso. Per conoscere l’indice di liquidità della tua impresa, hai bisogno prima di sapere a quanto ammontano le risorse liquide immediate – e differite – che compongono il patrimonio della tua azienda.

Insomma, l’analisi della liquidità non può trascurare alcun dettaglio o grandezza, e necessita quindi del supporto di tecnologie avanzate adatte allo scopo.

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