Capitale circolante, come si calcola? Guida pratica per manager

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Il capitale circolante è un indicatore fondamentale della situazione finanziaria di un'azienda. Come si calcola, e quali sono gli strumenti che semplificano questo lavoro? Qui la guida pratica di Agicap per manager e CFO.

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Che cosa si intende per capitale circolante, e perché è importante calcolarlo?

Da un punto di vista finanziario, il capitale circolante, così definito, va inteso come l’insieme delle attività di un’azienda – in altre parole gli impieghi – che possono tradursi in liquidità nel breve periodo, quindi entro la fine dell’esercizio. Si tratta, insomma, di attività liquidabili, che permettono così all’azienda di coprire i suoi debiti a breve termine.

Perciò, quando parliamo di capitale circolante, stiamo in effetti facendo riferimento alla capacità dell’impresa di rispettare i propri obblighi di pagamento correnti, dunque nei dodici mesi di un esercizio. Il capitale circolante è allora, in tal senso, un indicatore chiave della solvibilità dell’azienda, che può orientare manager e CFO verso le più opportune decisioni finanziarie.

La solvibilità rappresenta uno degli obiettivi fondamentali delle aziende, lo sappiamo. Un'azienda che non dispone di un adeguato capitale circolante rischia di non poter onorare i propri impegni finanziari, e di generare così problemi o – peggio – crisi di liquidità, e perdita di credibilità con fornitori, banche e altri stakeholder.

Per questo è importante non soltanto sapere come si calcola il capitale circolante, inteso qui come indicatore di solvibilità, ma anche investire nel capitale circolante un numero adeguato di risorse.

Dobbiamo considerare, peraltro, che il capitale circolante è considerato oggi uno degli asset principali del capitale investito. In altre parole, negli ultimi tempi il grosso delle risorse di un’azienda viene investito negli elementi che compongono il capitale circolante – e che vedremo nel prossimo paragrafo. Una strategia, questa, che deriva da politiche aziendali ben precise: soprattutto in tempi di incertezza economica, è importante poter sempre contare su risorse liquidabili nel breve periodo. La scelta di preferire il capitale circolante ne è una diretta conseguenza.

Per avere una visione completa del capitale circolante, dobbiamo comunque distinguere tra le sue diverse tipologie. Finora abbiamo parlato di capitale circolante da un punto di vista finanziario: questo vuol dire che si fa rientrare nel capitale circolante anche la liquidità disponibile.

Quando, invece, si parla di capitale circolante operativo (o capitale circolante commerciale), la liquidità disponibile viene sempre esclusa. Perché? La liquidità – e la sua variazione – non è mai necessariamente legata ad attività operative. Prendiamo come esempio il flusso di cassa, che registra la variazione di liquidità disponibile: i movimenti monetari possono riguardare attività operative, ma anche attività strettamente finanziarie. Il capitale circolante operativo o commerciale, perciò, non considera la liquidità come suo componente.

Esistono, però, un’altra distinzione a proposito del capitale circolante. Ed è quella che vedremo qui sotto.

La differenza tra capitale circolante lordo e capitale circolante netto (o CCN)

Capitale circolante netto (o CCN) e capitale circolante lordo: riconoscerne la differenza – in fase di calcolo – è fondamentale se vuoi comprendere meglio la situazione finanziaria della tua azienda.

Il capitale circolante lordo, sempre dal punto di vista finanziario, è l’asset che include tutte le attività correnti, anche quelle non liquidabili nel breve periodo. Nello specifico, il capitale circolante lordo si compone di:

Il capitale circolante netto (o CCN) tiene conto, invece, delle passività a breve termine – quindi debiti commerciali, debiti finanziari in corso di pagamento, ma anche ratei passivi, risconti passivi, ecc. In breve, possiamo limitarci a dire che il capitale circolante netto rappresenta la differenza tra le attività correnti e le passività correnti di un’azienda.

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Calcolo e formula del capitale circolante netto

Saper calcolare il capitale circolante netto, come abbiamo già spiegato, dà accesso a un quadro affidabile della situazione finanziaria di un’azienda. Ma non solo: il capitale circolante netto ci offre informazioni precise riguardo la capacità di autofinanziamento di un’impresa.

Non è un caso se, in certi contesti, autofinanziamento e CCN si presentano come concetti sovrapponibili: entrambi, infatti, ci parlano di come vengono gestite le risorse dell'azienda, escludendo già dal principio il ricorso ai finanziamenti esterni.

Come si calcola, quindi, il capitale circolante netto? La formula è molto semplice. Per prima cosa, dobbiamo prendere in considerazione l’attivo corrente.

L’attivo corrente si compone di diverse voci, come da stato patrimoniale: le rimanenze in magazzino, i crediti commerciali esigibili entro l’esercizio, le disponibilità liquide, e così via. Si tratta sempre di asset liquidabili nel breve periodo, quindi entro la fine dell’esercizio; l’unica eccezione è rappresentata dalle disponibilità liquide, che sono già risorse monetarie – denaro, insomma. Questo vuol dire che possiamo semplificare ulteriormente la scomposizione dell’attivo circolante, e suddividerlo in: liquidità immediate, liquidità differite e rimanenze.

Per calcolare il capitale circolante netto, e comprendere quindi se l’azienda è solvibile, dobbiamo poi sottrare le passività correnti. Le passività correnti sono tutte le voci del passivo che vanno coperte entro l’esercizio: dai debiti finanziari a quelli commerciali, incluse le riserve, i ratei e risconti e così via.

La formula per il calcolo del capitale circolante netto sarà, allora:

attivo corrente – passivo corrente

ovvero:

(liquidità immediate + liquidità differite + rimanenze) – passivo corrente

Va sottolineato, qui, che il nostro riferimento è un capitale circolante netto che include gli asset finanziari. Quando invece si guarda al capitale circolante operativo netto o al net working capital, è necessario escludere le disponibilità liquide da questa formula. In quel caso, la formula sarà:

(attivo corrente – disponibilità liquide) – (passivo corrente – debiti finanziari)

I debiti finanziari, dunque, in questa sede, non vengono tenuti in considerazione perché offrono risorse monetarie che esulano, però, dalla gestione operativa dell’azienda.

Come si calcolano le esigenze di capitale circolante?

Il fabbisogno di capitale circolante è un dato di estrema importanza all’interno di un’azienda. Conoscerlo ti aiuta a comprendere quali sono le esigenze di capitale circolante dell’impresa o, in altre parole, quanto denaro ti serve per far sopravvivere la tua azienda. E questo dimostra ancora una volta l’importanza del capitale circolante nell’ambito della gestione aziendale, che è un indicatore essenziale per osservare i livelli di solvibilità e la capacità di autofinanziamento.

Anche il fabbisogno di capitale circolante (o Working Capital Requirement, o più semplicemente WCR) considera le operazioni a breve termine, cioè quelle che riguardano l’esercizio in corso. La formula per calcolarlo è semplice:

rimanenze + crediti commerciali – debiti commerciali= fabbisogno di capitale circolante

In questo caso, il riferimento è però al capitale circolante operativo. Questo spiega l’esclusione dei debiti finanziari e delle attività finanziarie che non rientrano tra le immobilizzazioni.

Agicap, un alleato prezioso per il calcolo del capitale circolante

Agicap è un software di gestione della tesoreria che ti aiuta a monitorare il cash flow della tua azienda. Il suo sistema innovativo – che registra i movimenti di cassa in autonomia e in tempo reale, grazie all’integrazione con il tuo web banking – rende ancora più efficace il calcolo del capitale circolante finanziario.

Inoltre, con Agicap Payment e Agicap CashCollect puoi anche tenere sotto controllo incassi e pagamenti, con le loro relative tempistiche. Due funzionalità che ti offrono un'analisi ancora più dettagliata della situazione finanziaria dell'azienda, e che ti aiutano a calcolare il fabbisogno di capitale circolante – ovvero quanto denaro ti serve per rimanere solvibile.

La piattaforma intuitiva e user friendly ti consente poi di visualizzare in modo chiaro e immediato i dati relativi alla gestione della tesoreria, anche grazie all’elaborazione di report che puoi personalizzare secondo le tue esigenze.

Insomma, un alleato prezioso per il calcolo del capitale circolante, e non solo: con Agicap avrai sempre sotto controllo la liquidità disponibile, e saprai prendere così decisioni strategiche in tempo reale.

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