Riclassificazione del bilancio: come si fa e perché è utile

Tempo di lettura: 10 min.

Il bilancio d’esercizio è fondamentale per valutare lo stato di salute finanziaria e creditizia di un’impresa. Spesso, però, l’analisi del bilancio richiede tempo ed è una procedura complessa. In questi casi, la soluzione migliore è ricorrere ad un bilancio riclassificato. Ma cosa significa riclassificare un bilancio, quali criteri usare e perché può essere così importante per un’impresa? Scoprilo in questa guida.

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Cosa si intende per riclassificazione del bilancio in economia aziendale?

La riclassificazione di bilancio è una procedura che consiste nel rielaborare e riorganizzare le diverse voci incluse nel bilancio aziendale, in modo da renderne più semplice e veloce l’analisi e la valutazione.

Per farlo, si utilizzano degli schemi standardizzati e degli appositi indici di bilancio che permettono di classificare le diverse voci contabili.

Vediamo nel dettaglio cosa fare.

Analisi di bilancio: cosa significa riclassificazione del bilancio?

Riclassificare un bilancio contabile significa associare e categorizzare ogni voce contabile in una classe di appartenenza. In questo modo, è possibile ottenere una mappatura riassuntiva dello stato di salute finanziario, economico e contabile di un’impresa.

Programma e esercizi di riclassificazione bilancio: civilistico e contabile

È possibile riclassificare sia il bilancio civilistico sia quello contabile. Nel primo caso, la procedura può essere fatta in pochi minuti tramite programmi automatici basati su schemi standardizzati previsti dal codice civile.

La riclassificazione dei bilanci contabili, invece, è più complessa e deve essere eseguita in modo personalizzato usando appositi indici di bilancio.

Riclassificazione bilancio e indici: riclassificazione in pdf e riclassificazione bilancio excel

I valori estratti durante la procedura di riclassificazione possono essere espressi tramite file Excel o PDF. È possibile utilizzare anche dei programmi gratuiti che consentono di fare pratica sviluppando dei modelli di riclassificazione in versione demo.

Come avviene la riclassificazione del bilancio?

La riclassificazione di un bilancio prevede due operazioni:

I due schemi ottenuti tramite il processo di riclassificazione consentono di mettere in luce aspetti finanziari e contabili diversi come il complesso dei debiti aziendali, il reddito operativo, la provenienza e la forma di incassi e spese ecc.

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Stato patrimoniale riclassificato

La riclassificazione dello stato patrimoniale consiste nell’organizzare e rielaborare i dati relativi alle attività e passività di un’impresa. L’obiettivo è fornire una fotografia più chiara della consistenza del patrimonio aziendale, mettendone in luce il valore degli impieghi e le fonti di capitale.

Ecco, nello specifico, cos’è e come funziona la riclassificazione dello stato patrimoniale.

Cosa si intende per riclassificazione dello stato patrimoniale e come va fatta?

Da un punto di vista pratico, riclassificare lo stato patrimoniale significa riorganizzare le voci relative alle attività e passività seguendo principalmente un criterio finanziario.

In particolare, nel caso delle attività si tiene in considerazione il loro grado di liquidità, inteso come la capacità/possibilità di essere trasformate in forma liquida, ossia in moneta, nel breve o lungo termine.

La riclassificazione delle passività, invece, si basa sul loro grado di esigibilità, ossia sul tempo entro cui devono avvenire i pagamenti.

Passività consolidate e liquidità differite

Sostanzialmente, il criterio finanziario consente di riorganizzare le voci dello stato patrimoniale in base alla velocità di trasformazione in moneta in tempi brevi/lunghi sotto forma di incassi o pagamenti.

In tal prospettiva, è possibile distinguere tra:

  • attività o impieghi di capitale correnti o circolanti, cioè liquidabili in breve termine (entro 12 mesi), per esempio i BOT semestrali, i titoli negoziabili a vista, le rimanenze del magazzino, ecc.
  • attività consolidate, ossia a lungo termine come, per esempio, le immobilizzazioni immateriali, materiali e finanziarie o gli investimenti di durata pluriennale che possono essere trasformate in moneta gradualmente
  • passività correnti, cioè i debiti da saldare a breve termine
  • passività consolidate, ossia i finanziamenti pluriennali (ad es. il mutuo) e le forme di capitale di credito con scadenza superiore a 12 mesi.

Nel caso di un rimborso secondo rate periodiche, le quote che scadono entro l’anno vanno inserite nelle passività correnti, mentre, quelle successive, rientrano nelle passività consolidate.

Stesso meccanismo va applicato anche ai fondi per le spese in preventivo.

Infine, altra voce importante nello stato patrimoniale riclassificato è il capitale netto o proprio che indica il capitale di proprietà dell’imprenditore utilizzabile come fonte di finanziamento aziendale.

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Conto economico riclassificato: cos’è e a cosa serve

La procedura di riclassificazione del conto economico ha come obiettivo quello di riorganizzare e confrontare i costi e ricavi aziendali, separando il reddito derivante dalla gestione ordinaria (o corrente) da quello straordinario.

Nel conto economico riclassificato, ad esempio, vengono elencati i costi generali di sede, il costo dei fattori produttivi, i costi di produzione, vendita, ricerca e sviluppo, i costi per la pubblicità ecc.

Nelle imprese di dimensioni più grandi e con filiali anche all’estero, è possibile distinguere i costi e le spese generali anche in base al criterio geografico. Avremo, per esempio: i costi di pubblicità, vendita e distribuzione in Italia, Europa, Nord America ecc.

Il conto economico riclassificato consente di avere una visione immediata del “punto di pareggio” ossia del livello di produzione e vendita che un’azienda deve superare per iniziare a generare profitti.

Grazie al conto economico riclassificato, inoltre, un’impresa può sapere in maniera dettagliata se e come un eventuale utile provenga da una gestione ordinaria (e possa, quindi, rappresentare un congruo profitto) oppure da una straordinaria.

Il problema, in questo secondo caso, è che, difficilmente, un utile derivante da una gestione straordinaria potrà ripetersi nell’anno successivo.

Vediamo, in sintesi, cosa comprendono la gestione ordinaria e straordinaria.

Gestione ordinaria

Nello specifico, la gestione ordinaria, ossia quella relativa alle normali operazioni aziendali, comprende:

  • gestione caratteristica, tipica o operativa: evidenzia la differenza tra costi e ricavi relativi all’attività tipica dell’azienda, per esempio la produzione di occhiali e permette di determinare il reddito operativo di un’impresa
  • gestione patrimoniale, accessoria o atipica: riassume i proventi e gli oneri derivanti da attività secondarie rispetto a quelle tipiche dell’impresa, per esempio la locazione di beni come ulteriore entrata;
  • gestione finanziaria: mette in luce la differenza tra ricavi e costi finanziari necessari per lo svolgimento dell’attività imprenditoriale e evidenzia l’impiego delle eventuali risorse eccedenti
  • gestione fiscale: schematizza e evidenzia le uscite dovute per il pagamento delle imposte.

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Gestione straordinaria

La gestione straordinaria, invece, esprime la differenza tra ricavi e costi derivanti da “fenomeni di carattere episodico ed eccezionale”, ad esempio i furti o gli incendi, la gestione straordinaria degli impianti, le vendite eccezionali di beni ammortizzabili (come i macchinari o gli impianti) ecc.

Conto economico: schema di riclassificazione

Per riorganizzare il conto economico non esiste uno schema di riclassificazione unico. Generalmente si utilizzano tre modelli:

  • a valore aggiunto: consiste nel calcolare la differenza tra il valore della produzione di un esercizio e i costi operativi (materie prime, servizi, impianti) interni ed esterni sostenuti per ottenere quella produzione
  • a margine di contribuzione: consiste nel suddividere i costi operativi in costi variabili e fissi e permette di valutare l’incidenza dei costi variabili sul totale dei costi aziendali
  • a costo del venduto: permette di suddividere i costi operativi in costi diretti e indiretti e offre una panoramica della situazione economica aziendale.

Ognuno dei tre modelli serve per mettere in luce aspetti diversi. In linea generale, però, i più usati sono il valore aggiunto e il margine di contribuzione.

Riclassificazione conto economico a valore aggiunto

La determinazione del valore aggiunto permette di valutare quanto valore un’impresa è riuscita ad aggiungere alle materie prime e alle risorse comprate da terzi. Questo modello può essere particolarmente utile per redigere il Bilancio Sociale.

Oltre al reddito operativo, il conto economico riclassificato a valore aggiunto, permette di evidenziare il valore della produzione ottenuta, il margine operativo lordo, nonché il valore aggiunto caratteristico.

Conto Economico “a margine di contribuzione”

Il conto economico a margine di contribuzione si basa sulla distinzione tra costi fissi e variabili. Per le sue caratteristiche, esso consente di determinare velocemente il punto di pareggio il che lo rende molto utile per le aziende.

Tuttavia, questo modello non è di facile costruzione. Il problema principale è che, spesso, è difficile distinguere i costi variabili da quelli fissi.

In linea generale, sono costi fissi:

  • salari e stipendi
  • ammortamenti, fitti, canoni ecc.
  • spese generali e di amministrazione (ricerca e sviluppo, marketing e pubblicità, formazione ecc.)

Riclassificazione dei conti di bilancio: schema

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A cosa serve la riclassificazione del bilancio

Come detto più volte in precedenza, la riclassificazione del bilancio è fondamentale per valutare in maniera facile e intuitiva lo stato di salute economica, finanziaria e contabile di un’impresa.

In particolare, il bilancio riclassificato mette in luce il reddito operativo di un’impresa, il complesso dei suoi debiti (ad es. il mutuo), le passività correnti, le fonti di capitale e il valore aggiunto della produzione rispetto alla materia prima iniziale.

Ciò consente di avere una fotografia della sua solidità e del suo flusso di cassa, il che è fondamentale per valutare le prospettive aziendali e per prevenire eventuali crisi.

Tenere sotto controllo la liquidità, infatti, è vitale per ogni azienda, di qualsiasi dimensione o settore. Affidarsi a un monitoraggio e a una rendicontazione manuale, però richiede molto tempo e il rischio di commettere errori è molto alto.

In questi casi, la soluzione migliore è affidarti a un software di gestione del cashflow come Agicap che svolge tutto il lavoro automaticamente e in tempo reale.

Conclusioni

La riclassificazione del bilancio aziendale consiste nello schematizzare lo stato patrimoniale e il conto economico usando specifici indici di bilancio. L’obiettivo è quello di rendere più facile la valutazione dello stato di salute di un’azienda sotto il profilo economico, finanziario e patrimoniale.

I bilanci tradizionali, infatti, rispondono a logiche giuridiche e civilistiche il che li rende meno pratici e più difficili da redigere e da leggere.

Grazie al bilancio riclassificato, invece, è possibile avere una visione chiara e semplice del reddito operativo di un’azienda, delle sue fonti di finanziamento e, soprattutto, del suo cash flow il che è fondamentale per scongiurare crisi di solvibilità.

Per evitare di commettere errori quando si rendicontano le entrate e uscite aziendali, l’ideale è utilizzare un software di monitoraggio della contabilità e tesoreria aziendale come Agicap.

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