Cosa sono i costi fissi: definizione, calcolo, esempi

Il controllo dei costi è una delle funzioni più importanti nell’ambito della gestione dell’impresa, nonché uno dei capisaldi per il raggiungimento degli obiettivi aziendali. Senza una dettagliata analisi delle spese e un accurato monitoraggio periodico non è possibile massimizzare i risultati reddituali e rendere un’attività economica efficiente. Questo vale per ogni azienda, indipendentemente dal settore in cui operano e dalle dimensioni. Ma a che cosa ci riferiamo esattamente quando parliamo di costi? Premesso che le classificazioni sono diverse, in questo articolo ci occuperemo di costi fissi, soffermandoci sulla definizione, il calcolo e le differenze principali con i costi variabili.
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Costi fissi: definizione ed esempi
Partiamo dalla definizione. Con il termine costi fissi si intendono i costi che un'azienda sostiene, indipendentemente dalla quantità dalla prodotti di beni o servizi o dall’attività svolta. Per capirci: si tratta di quelle spese necessarie che le aziende devono assumersi anche in presenza di produzione o vendite pari a zero per iniziare e far proseguire la sua attività. Esempi tipici includono:
- il pagamento dell’affitto o del mutuo;
- licenze;
- la parcella del commercialista;
- il canone di un software;
- il costo del lavoro;
- assicurazioni;
- tasse di proprietà.
I costi fissi sono, dunque, inevitabili e l'unico modo per eliminarli sarebbe chiudere l'attività. Prendiamo il caso dell’affitto. Supponiamo che la società Rossi SRL paghi 36 mila euro all’anno come canone di locazione per gli uffici. Il pagamento mensile è quindi pari a 3 mila euro, indipendentemente dall’aumento o dalla riduzione della produzione di beni della società.
Come abbiamo visto, i costi fissi sono dunque considerati costanti. Almeno nel breve periodo. Se si può immaginare che un’impresa possa modificare la propria capacità produttiva, dal momento in cui si prende la decisione, al momento in cui tali cambiamenti diventano operativi, possono passare mesi e, in taluni casi, anche anche anni.
Come si calcolano i costi fissi
Abbiamo visto che cosa sono, proviamo ora a capire come si calcolano i costi fissi. La formula più comune è la seguente:
- Costi fissi = Costi di produzione totali — (Costo variabile per unità * Numero di unità prodotte)
Una volta calcolato il totale dei costi fissi, si può dividere il risultato per la quantità prodotta. Questo valore, noto come costo fisso unitario, è un indicatore chiave nella determinazione dei prezzi e nei processi di miglioramento dell'efficienza dell'azienda.
Supponiamo che i costi fissi mensili per una piccola azienda produttrice di borse ammonti a 20 mila euro. Se vengono prodotte 200 borse al mese, significa che per ogni unità l’azienda incorre in 100 euro di costi fissi. Più borse produrrà l'azienda in questione, più si abbasserà questo valore, portando a profitti più alti.
È evidente che a fronte di un aumento della produzione il costo fisso unitario segnerà una riduzione. Per questa ragione, la produzione su larga scala è considerata più redditizia rispetto a quella su piccola scala.
Cosa sono i costi fissi impiegati e discrezionali
La caratteristica principale dei costi fissi impegnati è la difficoltà (spesso impossibilità) di una loro riduzione in un arco di tempo breve, come i dodici mesi di durata di un esercizio. Sulla base della loro rigidità, è possibile distinguere i costi fissi in:
- costi fissi impegnati: sono relativi ai fattori produttivi necessari a garantire una produzione seppur minima. È il caso dell’ammortamento, i leasing sui macchinari, il costo dello spazio produttivo, ecc.
- costi fissi discrezionali: sono quei costi che possono essere definiti con una certa flessibilità in base a decisioni che hanno appunto un carattere discrezionale. L’esempio tipico di costi fissi discrezionali sono i costi di marketing e comunicazione, i costi di formazione, ecc.
Qual è la differenza tra costi fissi e variabili
A differenza dei costi fissi, che restano inalterati, i costi variabili hanno invece un valore complessivo che varia a seconda delle quantità prodotte o vendute. Più aumentano i beni prodotti, più crescono i costi variabili (e viceversa). Se l’azienda interrompe la produzione, i costi variabili si azzerano. Da questo punto di vista, i costi variabili possono essere considerati come le spese che un’impresa deve sostenere per produrre la sua merce (o erogare i suoi servizi).
L’esempio tipico è quello delle materie prime utilizzate per la produzione, come il latte e lo zucchero per una gelateria, il pomodoro e la mozzarella per una pizzeria o il legno per una fabbrica di mobili.
Sia i costi fissi sia quelli variabili aiutano a fornire un quadro chiaro delle operazioni della tua azienda. Comprendere la differenza tra i due può aiutarti a prendere decisioni migliori sul cash flow, sulle spese e sull'impatto che hanno sulla redditività.
Costi diretti e indiretti: distinzioni
Un'altra classificazione in uso per i costi è quella che distingue tra costi diretti e indiretti.
I costi diretti sono tutte le spese relative a beni, materiali e servizi direttamente correlati alla produzione di beni e/o servizi offerti da un'azienda. Alcuni esempi di costi diretti nel settore produttivo:
- Costi per l’acquisto di materie prime;
- Costo della manodopera.
Al contrario dei costi diretti, quelli indiretti sono tutte le spese sostenute per materiali, servizi e manutenzioni necessarie per il funzionamento dell'attività. Esempi tipici sono:
- stipendi e altri costi amministrativi;
- ammortamenti di immobili, impianti, macchinari;
- costi di illuminazione;
- riscaldamento;
- telefono;
- sorveglianza;
- pulizia;
- canoni di locazione.
Entrambi sono ugualmente essenziali per la gestione di un'azienda e l'uno non può esistere senza l'altro.
Come ridurre i costi fissi
Il successo finanziario di un’azienda si misura con i profitti, cioè i ricavi meno i costi. Gli imprenditori hanno due strade maestre per incrementare la redditività:
- aumentare le vendite;
- ridimensionare le spese.
Come fare, se si sceglie la seconda strada? Ridurre i costi aziendali non è un gioco da ragazzi. Al contrario, richiede un’analisi attenta e costante delle risorse in uscita, fino a individuare quelle spese eccessive che impattano sulla redditività.
Una volta deciso di affrontare questa sfida, per ridimensionare i costi fissi, potresti:
- trasferire l'ufficio in una zona con un affitto più conveniente o, se si è titolari di un'attività commerciale, negoziare un canone di locazione più basso con il proprietario;
- affittare una parte dello spazio di lavoro a un altro inquilino con cui dividere le spese;
- ridurre il numero di dipendenti;
- cercare polizze con premi assicurativi più bassi. Ci sono decine di siti web che permettono di confrontare le offerte sul mercato e scegliere la più conveniente senza tanti sforzi;
- rifinanziare o estinguere il debito per ridurre o eliminare il pagamento degli interessi.
Conclusioni
Monitorare i costi costituisce la pietra angolare di un'attività sana, che non vuole rischiare la chiusura. Purtroppo un’alta percentuale di aziende muore nel giro di pochi anni dall’apertura. Un dato triste che spesso riflette una errata previsione dei budget di spesa. Per questo motivo è importante analizzare periodicamente le spese e verificare la discrepanza tra dati reali e budget iniziale.
Una buona analisi dei costi aziendali e un costante monitoraggio delle operazioni di gestione di un’impresa non solo permettono di tenere sotto controllo costante lo stato di salute di un’azienda, ma anche di allocare in modo consapevole e sapiente le risorse a disposizione. Tutto questo permette di effettuare previsioni più precise sul futuro andamento dell’azienda, ricalibrando eventualmente la propria strategia interna.
Procedere con una buona analisi dei costi aziendali sarà oltretutto propedeutico alla determinazione del prezzo di vendita del prodotto ma anche, se si tratta di start-up, dell’individuazione del punto di pareggio (break even point o break even) è un valore che indica la quantità, espressa in volumi di produzione o fatturato, di prodotto venduto necessaria a coprire i costi precedentemente sostenuti, al fine di chiudere il periodo di riferimento senza profitti né perdite.
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