Margine di contribuzione: cos'è, come si calcola, esempi

Tempo di lettura: 8 min.

È redditizio produrre questo bene? È una domanda che tutti gli imprenditori dovrebbero porsi nell’ambito della gestione quotidiana della propria attività. Per avere una risposta veloce a una questione così rilevante si può far ricorso al margine di contribuzione: un indicatore che consente di individuare i prodotti/servizi più redditizi, cioè quelli con il margine più elevato, e allo stesso tempo permette di effettuare scelte di prezzo, volumi e mix più convenienti. In questo articolo analizzeremo nel dettaglio che cosa si intende con margine di contribuzione e come si calcola.

Margine di contribuzione: cos’è

Si definisce margine di contribuzione di un prodotto realizzato da un’impresa la differenza fra i ricavi ottenuti e il costo variabile delle quantità vendute. Si tratta, in altre parole, della parte del ricavo di vendita di un prodotto che non viene assorbita dai costi variabili e quindi contribuisce a coprire i costi fissi dell’azienda.

Una gestione aziendale efficace sarà dunque quella che ha come obiettivo massimizzare il margine di contribuzione in relazione al prezzo praticabile nel mercato in cui opera.

In modo particolare nelle aziende multiprodotto, o con più attività diverse tra loro, è fondamentale conoscere il margine di contribuzione di ciascun tipo di attività, o linea di produzione o servizio, per capire su quali linee di prodotto puntare e quali invece si possono eventualmente dismettere.

Costi fissi e costi variabili: differenze

Dalle premesse fatte nel paragrafo precedente, si intuisce dunque come il calcolo del margine di contribuzione sia strettamente legato alla struttura dei costi. Ed, in particolare, al rapporto tra:

Costi fissi: quelli il cui valore complessivo rimane costante al variare delle quantità prodotte o vendute. Esempi tipici sono l'affitto di uno spazio commerciale, gli stipendi dei dipendenti, il canone del software, ecc.

Costi variabili: quella componente dei costi totali che varia in maniera proporzionale ai volumi di produzione. Più aumentano i beni prodotti, più crescono i costi variabili. Se l'azienda interrompe la produzione, quindi, i costi variabili si azzerano.

Margine di contribuzione: come si calcola

Una volta definito, passiamo ora a capire come si calcola. Il margine di contribuzione è calcolato come differenza tra il prezzo di vendita di un prodotto e i costi variabili associati al suo processo di produzione e vendita. Questo si esprime attraverso la seguente formula:

Margine di contribuzione = Ricavi totali − costi variabili

Tuttavia è bene distinguere tra margine di contribuzione unitario e margine di contribuzione totale.

Il primo consiste nella differenza tra il prezzo unitario di vendita (p) e i costi variabili unitari (cv).

La formula è:

Margine di contribuzione unitario = p – cv

Grazie a questo valore è possibile determinare quanto un’unità di servizio o prodotto permetta di recuperare i costi fissi.

Per quanto riguarda il margine di contribuzione totale, il suo calcolo consiste nella moltiplicazione tra il volume delle vendite (x) e il margine di contribuzione unitario.

Margine di contribuzione totale = Margine di contribuzione unitario * x

Con quest’ultimo valore veniamo dunque a conoscere il margine di contribuzione di un servizio o un prodotto in un determinato arco di tempo.

Se questo è uguale al totale dei costi fissi del periodo si raggiunge il break even point, ovvero il punto in cui non viene generato alcun profitto o perdita, poiché i costi e i ricavi sono esattamente gli stessi. Un margine di contribuzione maggiore dei costi fissi genera un utile; nel caso contrario, invece, l’impresa dovrà considerare seriamente l’ipotesi di eliminare il prodotto dalla produzione in quanto non fornisce alcun contributo alla copertura dei costi fissi e, quindi, alla redditività dell’impresa.

Margine di contribuzione: perché è importante

Perché è così importante conoscere il margine di contribuzione? Da quanto detto finora, si intuisce dunque come il suo calcolo sia la base per l'analisi di pareggio, a sua volta utilizzata nella pianificazione dei costi complessivi e in quella dei prezzi di vendita dei prodotti.

Il margine di contribuzione può essere utilizzato per

  • determinare la fascia di prezzo di vendita di un prodotto;
  • stimare livelli di profitto che ci si può aspettare dalle vendite.

Dall’osservazione del suo andamento possiamo concludere quanto segue:

  • Se il margine di contribuzione è maggiore dei costi fissi significa che l’azienda sta guadagnando;
  • Se il margine di contribuzione è minore dei costi fissi significa che l’azienda sta perdendo;
  • Se, invece, il margine di contribuzione è uguale ai costi fissi significa che l’azienda non sta né perdendo, né guadagnando.

Margine di contribuzione: un esempio pratico

Supponiamo che la Rossi srl produca penne a inchiostro. Per avviare l’attività, la società ha comprato un macchinario costato 10.000 euro (costi fissi).

La produzione di una penna a inchiostro richiede i seguenti costi variabili:

  • 0,2 euro per materie prime (plastica, inchiostro…)
  • 0,1 euro per le utenze (es: spese di elettricità per far funzionare la macchina per produrre una penna a inchiostro…)
  • 0,3 euro per il lavoro necessario per produrre una penna a inchiostro.

Si deduce quindi che il costo variabile unitario per produrre una penna a inchiostro sia**:**

Costo variabile unitario = 0,2 + 0,1 + 0,3 = 0,6 euro

Se vengono prodotte un totale di 100 penne a inchiostro:

Costo variabile totale = costo variabile unitario * unità prodotte= 0,6 euro * 100 unità = 60 euro

Se la produzione sale a 10.000 penne a inchiostro:

Costo variabile totale= 0,6 euro * 10.000 unità = 6.000 euro

Il costo variabile totale aumenta dunque in proporzione al numero di unità di prodotto fabbricato.

Tuttavia, la produzione di penne a inchiostro sarà impossibile senza la macchina di produzione che ha un costo di 10.000 euro. Il costo della macchina, abbiamo visto, rappresenta un costo fisso e quindi la sua spesa non aumenta in base alle unità prodotte.

Se un totale di 10.000 penne a inchiostro vengono prodotte utilizzando la macchina a un costo variabile di 6.000 euro e a un costo fisso di 10.000 euro:

Costo totale di produzione= costi fissi + costi variabili = 10.000 + 6.000 = 16.000 euro

Costo per unità=Costi totali/unità prodotte = 16.000/10.000 = 1,6 euro per unità.

Se deduce che, la Rossi srl dovrà vendere la penna a non meno di 1,6 euro se vuole ottenere un profitto.

Se ogni penna a inchiostro viene venduta al prezzo di 2 euro per unità, l’utile sarà:

Utile = ricavi - costi = 2 − 1,6 = 0,4 euro

Il profitto incrementale guadagnato per ogni unità venduta rappresentato dal margine di contribuzione sarà:

Margine di contribuzione = prezzo di vendita − totale dei costi variabili = 2,0 − 0,6 = 1,4 euro per unità

Una caratteristica chiave del margine di contribuzione è che rimane fisso su base unitaria indipendentemente dal numero di unità prodotte o vendute.

Riassumendo, il margine di contribuzione è quindi utile nello studio della redditività d’impresa in quanto fornisce all’imprenditore dati estremamente chiari e concreti sia in caso di bilancio civilistico sia in sede di pianificazione per aiutare la direzione aziendale a selezionare tra diversi possibili prodotti, quelli più redditizi.

Tornando all’esempio precedente, supponiamo che un'azienda disponga di una macchina per la produzione di penne in grado di produrre sia penne a inchiostro sia penne a sfera e la direzione deve scegliere di produrne solo una.

Se il margine di contribuzione di una penna a inchiostro è superiore a quello di una penna a sfera, alla prima verrà data preferenza di produzione a causa del suo maggiore potenziale di redditività. Tale processo decisionale è comune alle aziende che producono un portafoglio diversificato di prodotti e che, quindi, devono allocare le risorse disponibili nel modo più efficiente.

Per concludere

Il margine di contribuzione rappresenta, abbiamo visto, il ricavo che un'azienda ottiene vendendo ogni unità aggiuntiva di un prodotto o bene, al netto dei costi variabili. Questo è uno delle numerose metriche che le imprese utilizzano per prendere decisioni il più efficaci possibili.

Non dimenticare: più sono gli indicatori a tua disposizione per prevedere l'andamento della tua redditività nel breve-medio periodo, maggiori saranno le possibilità di mettere in atto la strategia più adatta per far crescere il tuo business.

Vale la pena ricordare, a questo proposito, che un indicatore che non bisognerebbe mai perdere di vista per valutare lo stato di salute dei conti di un'azienda è il cash flow. Solo attraverso un monitoraggio costante del flusso di cassa, si riuscirà, qualora ce ne fosse bisogno, a negoziare tempestivamente la liquidità necessaria a coprire le spese e non trovarsi a far fronte a situazioni spiacevoli.

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