Private equity, la strategia alternativa per finanziare le imprese

Tempo di lettura: 9 min.

Se vuoi far crescere la tua attività, il private equity può rivelarsi una soluzione vincente. Il mercato alternativo dei titoli, infatti, permette agli investitori privati di conferire nuove risorse nel capitale proprio di un’azienda – senza che sia necessario quotarsi in borsa o produrre un aumento del suo capitale di debito. Ma come funziona il private equity, e cosa ti serve per attirare l’attenzione di investitori e fondi di investimento? Continua a leggere, te lo diciamo in questo articolo!

Che cosa si intende per private equity?

Il private equity è uno dei percorsi possibili della finanza alternativa, un modello finanziario che prende le distanze da fonti di finanziamento tradizionali come il credito bancario, e sceglie invece il supporto di investitori privati, risparmiatori, fondi di investimento ecc., che si muovono al di fuori del mercato pubblico dei capitali.

Per capire il significato di private equity, e riuscire a spiegarne la dinamica, possiamo partire da una banale traduzione: l’equity, infatti, altro non è che il capitale proprio di un’azienda, il suo capitale di rischio. Il private equity è, perciò, quella forma di investimento che incide direttamente sul capitale proprio, e che arriva da investitori privati – siano essi comuni risparmiatori o vere e proprie società di private equity.

Qui va chiarito un dettaglio: un soggetto privato può sempre investire in un’azienda. La differenza sta nello strumento utilizzato. Nella finanza tradizionale, gli investitori acquistano titoli e obbligazioni di società già quotate in borsa. Ricorrendo alla finanza alternativa, invece, chi investe può scegliere di finanziarie piccole e medie imprese non quotate in borsa ma ad alto potenziale di sviluppo.

Per di più, va sottolineato qui che l’investimento tramite private equity non comporta alcun debito per l’azienda. In altre parole, non andrà a confluire nel capitale di debito (come invece succede con i prestiti bancari, le obbligazioni e i bond). Al contrario, il private equity ricorre a titoli di capitale (o security) che versano risorse nel capitale proprio di un’impresa senza produrre alcun debito.

Il vantaggio di un investimento in private equity è notevole, come si può immaginare. E non solo per gli investitori (torneremo su questo punto qualche paragrafo più in basso), ma soprattutto per le aziende che hanno obiettivi di crescita ambiziosi, e che non dispongono delle risorse necessarie a raggiungerli.

Con il private equity l’accesso alle risorse finanziarie è più veloce e sostenibile per le aziende, perché sgombra il campo da finanziamenti a medio-lungo termine costosi e da un rischio finanziario troppo difficile da gestire.

Differenza tra private equity e venture capital

Nell’ambito della finanza alternativa, si fa spesso confusione tra private equity e venture capital – due forme di investimento privato che seguono in effetti una logica simile, ma hanno percorsi di applicazione ben diversi.

La differenza tra private equity e venture capital riguarda principalmente il tipo di azienda in cui investono. Nel caso del private equity, infatti, gli investitori si rivolgono a imprese già abbastanza mature – aziende sopra i 10 milioni di fatturato, scale-up, imprese con una base di clienti ben diversificata che vogliono migliorare la propria performance finanziaria.

Il venture capital invece guarda alle imprese in fase di avviamento, per esempio le start-up innovative, ma anche ad aziende a rischio di default. Il rischio è, per i venture capitalist, particolarmente allettante perché si traduce in automatico in rendimenti elevati. Il modello di investimento del venture capital non si limita, dunque, a conferire capitale nel patrimonio netto di un’impresa, ma include un supporto strategico a livello manageriale, che dia modo all’impresa di sfruttare al meglio tutte le sue potenzialità.

Parliamo perciò di due forme di investimento strettamente imparentate, che supportano però aziende diverse fra loro nella struttura, e in fasi distinte del loro ciclo di vita.

Perché i fondi di investimento private equity comprano le aziende?

I fondi di investimento private equity – i fondi di investimento che appartengono alle private equity firm (o società di private equity) – traggono un enorme vantaggio dall’acquisto di azioni di nuova emissione o, più in generale, dei titoli di capitale di imprese in via di sviluppo.

Ed è un vantaggio che tocca diversi aspetti, in primis legati al rendimento finanziario. Sappiamo bene – e lo abbiamo già menzionato sopra – quanto il rischio elevato sia correlato a un rendimento altrettanto elevato. Parlando di aziende in via di sviluppo (per esempio in fase di avviamento) il rischio di default – che sia per mancanza di risorse finanziarie o di un livello di expertise sufficiente – è un pericolo concreto, a prescindere dalle loro potenzialità. Lì si insidia la grossa opportunità di guadagno, che fa gola alle società di private equity e ai singoli angel investor.

Per altro, un’impresa non quotata in borsa può conoscere una crescita esponenziale che difficilmente si riscontra in un’azienda già quotata. Gli studi dimostrano che un’impresa che offre al mercato pubblico le sue azioni registra una crescita lenta e contenuta. E, in tal senso, il private equity – e in particolare il venture capital – rappresenta un’alternativa formidabile, perché assiste le piccole e medie imprese aiutandole a far crescere il loro valore, senza ricorrere a debiti finanziari o al mercato azionario pubblico.

Il che si traduce, per i fondi di investimento private equity, in un rendimento finanziario consistente – nonostante il rischio prevedibile di fallimento.

Chi investe in private equity in Italia?

Per capire chi investe in private equity in Italia, si può partire dall’elenco dei membri associati all’AIFI, ovvero l’Associazione Italiana del Private Equity e Venture Capital.

L’associazione, infatti, riunisce fondi di investimento e società italiane (ma non solo) che investono in capitale di rischio di imprese non quotate. Una lista di soggetti attivi nel mercato della finanza alternativa in Italia, che si può consultare direttamente sul sito ufficiale dell’AIFI.

Gli associati AIFI che si occupano di private equity in Italia sono circa duecento, e rappresentano realtà anche molto diverse tra loro. Tra questi troviamo fondi di investimento internazionali, limited partnership, fondi chiusi italiani, istituti bancari nazionali e banche locali.

Un dettaglio importante: alcuni fondi di investimento private equity si concentrano su settori di mercato ben specifici, escludendone altri. Ci sono società che investono, per esempio, su aziende o start-up innovative nel campo dell’edilizia, mentre altre si concentrano sul settore sanitario e così via. Sul sito dell’AIFI è possibile cercare le società di private equity anche tenendo conto delle loro preferenze di settore.

Come trovare un angel investor (o una società di private equity)?

Per trovare un angel investor (o una società di private equity) disposto a finanziare la tua attività imprenditoriale, devi prima di tutto renderla appetibile ai suoi occhi.

E questo significa, per esempio, riuscire a raccontarla nel dettaglio attraverso la realizzazione di un pitch deck, un documento simile al business plan ma in forma ridotta, ma anche presentando un forecast aziendale dettagliato e interessante.

Per farla breve, non si tratta soltanto di “trovare” l’investitore giusto – cosa che puoi riuscire a fare in diversi modi: sul web, tramite associazioni, facendo rete nei posti giusti, ecc. Quello che conta è presentarsi con un’idea vincente, efficace, allettante.

Tra i fattori che rendono la tua azienda interessante agli occhi di un angel investor, non possiamo dimenticare:

  • un prodotto (o un servizio) che funziona bene sul mercato, dunque che sia innovativo e che presenti un vantaggio competitivo evidente;
  • un buon potenziale di crescita, dimostrabile attraverso l’andamento della crescita aziendale registrato fino a quel momento;
  • un modello di business già ben definito e studiato, che si dimostri solido, con una visione chiara dei suoi obiettivi e capace di un’attenta pianificazione aziendale.

Esistono poi alcuni indicatori specifici che chiariscono la situazione finanziaria di un’azienda, in una chiave utile agli investitori, perché possano valutare la convenienza e il valore dell’investimento.

Ci riferiamo a indicatori come il flusso di cassa (e in particolare al free cash flow to equity, il flusso di cassa operativo netto delle imposte, delle spese operative e del capitale di debito), ma anche al cash flow previsionale e a tutti quegli indicatori che si concentrano sulla liquidità disponibile e sui movimenti in entrata e in uscita nella cassa aziendale.

È solo a partire da questi dati che ti sarà possibile attirare l’attenzione di un angel investor, e far crescere così il patrimonio della tua attività.

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