Indici di redditività: significato, utilizzi e formule per calcolarli

L'analisi regolare e accurata della propria redditività costituisce un fattore imprescindibile per il successo di qualsiasi azienda, indipendentemente dal settore in cui opera o dalle sue dimensioni. Una comprensione approfondita della performance finanziaria, infatti, è la chiave per prendere decisioni strategiche informate, orientare la crescita e scongiurare potenziali crisi. Al contrario, l'assenza di una chiara visione della redditività aziendale equivale a brancolare nel buio, implica basare scelte cruciali su intuizioni o supposizioni, esponendo l'impresa a rischi significativi. In questo scenario, non solo si perde l'opportunità di identificare tempestivamente eventuali inefficienze o problematiche, ma si aumenta la probabilità di commettere errori che potrebbero avere conseguenze gravi, come la stagnazione o addirittura il fallimento. Per analizzare la redditività aziendale, occorre utilizzare i cosiddetti indici di redditività, degli strumenti di analisi finanziaria che offrono una misura oggettiva della capacità dell'azienda di generare profitto e valore per i propri azionisti. Esistono diversi tipi di indici di redditività, ognuno con le sue specifiche caratteristiche e finalità. In questo articolo andremo a esaminare gli indicatori di redditività più utilizzati, elencandone formule e funzioni.
Cosa sono gli indici di redditività?
Gli indici di redditività (o indicatori di redditività) permettono di misurare la capacità di un'impresa di generare valore e produrre reddito. Rientrano nel più ampio gruppo degli indici di bilancio e, in quanto tali, rappresentano un prezioso strumento a disposizione delle imprese per misurare lo stato di salute del business e analizzarne l'andamento nel tempo. Permettono inoltre di mettere a confronto le proprie performance con quelle dei competitor di settore (benchmarking). Generalmente si calcolano mettendo a rapporto dati provenienti dal conto economico riclassificato e dallo stato patrimoniale riclassificato.
Redditività aziendale: significato
Con il termine redditività si fa riferimento alla capacità di un'azienda di produrre reddito, ovvero generare dei profitti, tramite le sue attività operative in un determinato periodo di tempo. In altri termini, la redditività è la misura di quanto bene un'azienda è in grado di trasformare le proprie risorse in utili. Per valutare la redditività aziendale occorre utilizzare specifici indicatori finanziari denominati, appunto, indicatori di redditività.
Quali sono i principali indicatori di redditività e come si misurano?
Esistono svariati indici di redditività. Nella maggior parte dei casi, tali indici sono noti anche in Italia con la denominazione anglosassone, o con il relativo acronimo (come il ROI, acronimo di Return on Investment). Per evitare di fare confusione, comunque, è bene sapere che alcuni indici possono essere nominati con diversi appellativi: è il caso ad esempio dell'EBITDA, acronimo di Earnings Before Interests Taxes Depreciation, al quale si fa spesso riferimento anche con il termine di Margine Operativo Lordo o MOL.
Di seguito esaminiamo gli indici di redditività maggiormente utilizzati.
Il ROE (Return on Equity)
Il ROE, acronimo di Return on Equity (in italiano ritorno del capitale proprio) esprime la redditività del capitale proprio o capitale di rischio, ovvero il capitale conferito all'azienda dai soci. In pratica, il ROE consente di valutare la capacità del management di gestire i mezzi propri al fine di generare dei profitti. Si utilizza in particolare per analizzare le società quotate, che possiedono già una valutazione di mercato. È utile soprattutto nel caso di acquisizione di un'impresa, poiché fornisce un'indicazione sulla potenziale redditività dell'investimento in quella specifica azienda.
ROE: come si calcola?
Il calcolo del ROE avviene mettendo in rapporto l'utile netto con il capitale proprio (o patrimonio netto). Il risultato è espresso in forma percentuale (%).
ROE = (utile netto / capitale proprio) x 100
ROE: come interpretarlo?
Il ROE permette di determinare se l'investimento in un'azienda risulta conveniente oppure no. In termini generali, un ROE positivo (superiore allo 0) segnala che il capitale investito nell'azienda sta generando dei profitti ed è dunque da considerarsi come un buon investimento per i suoi azionisti, mentre un ROE negativo indica invece che l'azienda sta subendo delle perdite sul capitale proprio investito dagli azionisti.
Il ROA (Return on Assets)
Il ROA, acronimo di Return on Assets, permette di misurare la redditività degli asset aziendali, ovvero la capacità dell'azienda di generare dei profitti tramite le risorse che ha disposizione per svolgere la propria attività. È utile per valutare se tali risorse sono utilizzate in maniera efficace.
ROA: come si calcola?
il calcolo del ROA avviene generalmente mettendo in rapporto l'utile netto con il totale attivo dello stato patrimoniale. Il risultato è espresso in forma percentuale (%).
La formula più comunemente utilizzata per calcolare il ROA è la seguente:
ROA = (utile netto / totale attivo) x 100
Esistono però anche altri metodi per calcolare il ROA. Una possibile variante della formula precedente prende in considerazione il totale attivo medio, ricavato facendo la media aritmetica tra l'attivo totale annuo attuale e quello dell'anno precedente.
ROA = utile netto / totale attivo medio x 100
Altre formule alternative per il calcolo del ROA sono le seguenti:
ROA = reddito operativo / totale attivo X 100
ROA = utile netto + interessi / totale attivo X 100
E bene precisare, però, che nella gran parte dei casi, tali varianti non determinano aggiunte significative all'analisi del ROA, ma aumentano semplicemente la complessità del calcolo. Per questo motivo, la prima indicata, resta la formula più diffusa.
ROA: come interpretarlo?
Un ROA positivo indica che l'azienda sta generando valore con le sue attività e, dunque, sta utilizzando le sue risorse in modo efficiente per generare profitti. Al contrario, un ROA negativo indica che l'azienda sta distruggendo valore.
Il ROI (Return on Investment)
Il ROI, acronimo di Return on Investment (in italiano ritorno sull'investimento), è uno degli indici più utilizzati in campo economico e finanziario, grazie alla sua versatilità. Anche noto come indice di redditività sul capitale investito, consente di valutare, appunto, il reddito generato dal capitale investito nella gestione operativa nel tempo. Si tratta, in pratica, di uno strumento per misurare i guadagni che l'impresa è riuscita a generare in seguito all'investimento in una qualsiasi attività, indipendentemente dalle modalità con cui questo è stato finanziato. È utile non solo per determinare la redditività degli investimenti già effettuati, ma anche per prendere decisioni consapevoli sugli investimenti ancora da realizzare.
ROI: come si calcola?
Per calcolare il ROI occorre rapportare ilreddito operativo al capitale investito operativo netto, ovvero la somma delle risorse impiegate dall'azienda nella sua attività operativa. Il risultato è espresso in forma percentuale (%).
ROI = (reddito operativo / capitale investito operativo netto) X 100
ROI: come interpretarlo?
Il ROI consente di misurare il rendimento di un investimento. Un ROI positivo indica dunque che l'investimento ha generato un profitto, mentre un ROI negativo segnala invece che l'investimento ha generato una perdita.
Nella valutazione è importante considerare anche il rischio associato all'investimento: un investimento con un ROI più alto, ad esempio, potrebbe essere più rischioso rispetto a un investimento con un ROI più basso.
L'EBITDA (Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization) o MOL (margine operativo lordo)
L'EBITDA, acronimo di Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization, è un indice utilizzato per misurare la redditività di un'azienda dal punto di vista della gestione operativa, escludendo fattori come gli interessi (gestione finanziaria), le imposte (gestione fiscale), l'ammortamento e gli accantonamenti (costi non monetari). Rappresenta dunque il reddito operativo al netto di questi fattori. In italiano, l'EBITDA viene indicato come margine operativo lordo (MOL).
EBITDA: come si calcola?
Il calcolo del MOL passa attraverso la riclassificazione del conto economico a valore aggiunto, uno dei modelli di riclassificazione del conto economico maggiormente diffusi. Si ottiene togliendo dal valore della produzione tutti i costi operativi, esclusi gli ammortamenti.
Partendo dall'alto del conto economico, la formula per calcolare L'EBITDA è la seguente:
EBITDA = valore aggiunto - costi del personale
NB: il valore aggiunto è il risultato della differenza tra il valore della produzione e i costi operativi esterni (servizi e materie prime), mentre i costi del personale rientrano nella categoria dei costi operativi interni.
Un'altra opzione è quella che prevede il calcolo del MOL a partire dall'utile netto, partendo dal basso del conto economico. In questo caso la formula è la seguente:
EBITDA= utile netto + tasse + interessi passivi + ammortamenti + accantonamenti
EBITDA: come interpretarlo?
In generale, un valore EBITDA più alto è preferibile, in quanto indica che l'azienda è efficiente nelle sue operazioni e sta generando un margine di profitto sufficiente per coprire potenzialmente i suoi oneri finanziari (interessi), le imposte, gli investimenti futuri e la restituzione del debito. Al contrario, un EBITDA negativo indica che l'azienda sta subendo delle perdite, anche prima di aver tenuto conto di interessi, imposte e costi non monetari.
L'EBIT (Earnings Before Interest and Taxes) o reddito operativo
L'EBIT, acronimo di Earnings before Interest and Taxes, misura l'utile di una società al lordo degli oneri finanziari e delle imposte, dopo aver sottratto i costi operativi quali costi del personale, costi esterni, ammortamenti e accantonamenti. In italiano viene anche chiamato reddito operativo o utile operativo e serve per valutare l'efficienza della gestione operativa aziendale, indipendentemente dalla sua struttura finanziaria e da eventuali differenze fiscali. In altri termini, si può definire l'EBIT come il reddito che un'azienda consegue prima che siano applicati interessi e tasse.
EBIT: come si calcola?
Il calcolo dell'EBIT avviene anch'esso tramite la riclassificazione del conto economico. La formula per ottenerlo è la seguente
EBIT = valore della produzione - costi esterni - costi del personale - ammortamenti e svalutazioni
O anche:
EBIT = EBITDA - ammortamenti e svalutazioni
EBIT: come interpretarlo?
Un EBIT positivo indica che l'azienda sta generando profitti dalle sue attività operative. In generale, un valore EBIT più alto è preferibile, in quanto indica che l'azienda è efficiente nelle sue operazioni e sta generando un margine di profitto sufficiente per coprire i suoi oneri finanziari (interessi) e le imposte. Al contrario, un EBIT negativo indica che l'azienda sta subendo delle perdite dalle sue attività operative.
Il ROS (Return on Sales)
Il ROS, acronimo di Return on Sales (in italiano ritorno sulle vendite), consente di misurare i guadagni generati dall'azienda direttamente dalle vendite. Permette di valutare quanto efficacemente l'impresa stia gestendo i costi e i prezzi di vendita per ottenere un margine di guadagno soddisfacente e, dunque, se le strategie di vendita adottate stiano funzionando oppure no. In altri termini, il ROS sottolinea l'impatto delle vendite sulla redditività dell'impresa, mostrando quanto ogni euro generato dalle vendite contribuisce al profitto finale.
ROS: come si calcola?
Il ROS si calcola rapportando il reddito operativo (EBIT) alle vendite nette. Il risultato è espresso in percentuale (%).
ROS = (reddito operativo / vendite nette) X 100
ROS: come interpretarlo?
Un ROS positivo indica che l'azienda è in grado di convertire le sue vendite in profitto in modo efficiente, mentre un ROS negativo indica che l'azienda sta subendo delle perdite dalle sue vendite.
L'indice di copertura degli oneri finanziari (ICO)
L'indice di copertura degli oneri finanziari (ICO), anche noto come indice di copertura degli interessi (ICR), consente di misurare la capacità dell'impresa di generare profitti sufficienti a coprire i propri oneri finanziari. In pratica, misura la solidità finanziaria dell'impresa e la sua abilità di gestire il debito. Per questo rappresenta uno degli indicatori di redditività maggiormente considerati dal sistema bancario.
Indice di copertura degli oneri finanziari: come si calcola?
La formula per calcolare l'indice di copertura degli oneri finanziari è la seguente:
MOL / oneri finanziari
Indice di copertura degli oneri finanziari: come si interpreta?
Se l'ICO è positivo (superiore a 1) significa che l'azienda è in grado di coprire i propri oneri finanziari con il MOL. Al contrario, un indice di copertura inferiore a 1 potrebbe indicare che l'azienda non è in grado di rimborsare i propri debiti e rappresenta dunque un segnale d'allarme.
Il ROD (Return on Debts)
Il ROD, acronimo di Return On Debts (in italiano ritorno sui debiti), diversamente dagli altri indici citati non misura la redditività in maniera diretta, ma consente di determinare quanto quest'ultima sia influenzata dai costi dei debiti finanziari. In parole semplici, il ROD fornisce un'indicazione sul peso dei tassi d'interesse applicati sui finanziamenti in rapporto agli utili.
ROD: come si calcola?
Per calcolare il ROD occorre rapportare gli oneri finanziari e i finanziamenti di terzi. Il valore è espresso in termini percentuali (%). La formula è la seguente:
ROD = (oneri finanziari / finanziamenti di terzi) X 100
ROD: come si interpreta?
Un valore ROD positivo indica che l'azienda sta generando profitto dall'utilizzo del debito e dunque, che sta utilizzando il debito in modo efficiente per aumentare la sua redditività. Un ROD negativo segnala invece che l'azienda sta subendo delle perdite dall'utilizzo del debito.
Come utilizzare gli indici di redditività?
Gli indici di redditività andrebbero sempre utilizzati in maniera sinergica, mettendoli in relazione tra di loro e con altri indicatori di bilancio, così da rappresentare la situazione in modo completo. Infatti, il singolo indice di redditività, se esaminato da solo, non è in grado di offrire una comprensione esaustiva della salute finanziaria di un'azienda. Quest'ultima si può ottenere solamente raffrontando diversi indicatori.
Non è necessario, tuttavia, prendere in considerazione un gran numero di indici. Al contrario, è consigliabile selezionare solo quelli più adeguati al tipo di osservazione che si intende condurre. La scelta degli indici da valutare dipende da diversi fattori, come il settore in cui opera l'azienda, la sua struttura finanziaria e gli obiettivi strategici che si vogliono raggiungere
Come già accennato inizialmente, gli indici di redditività possono essere utilizzati per effettuare due principali tipologie di confronto, temporale (interno) e comparativo (esterno).
Confronto temporale
Consiste nel calcolare e comparare lo stesso indicatore su bilanci di annualità differenti, così da poter osservare l'evoluzione e le variazioni della redditività tra un periodo e l'altro, individuare i trend di crescita o contrazione e i fattori che le hanno determinate.
Ad esempio, un calo del ROE (Return on Equity) potrebbe essere dovuto a una diminuzione degli utili o a un aumento del patrimonio netto. L'analisi diacronica permette di approfondire le cause delle variazioni degli indici nel tempo, indirizzando le azioni correttive verso le aree specifiche che necessitano di intervento.
Confronto comparativo (benchmarking)
Consiste nel mettere a confronto i risultati di redditività ottenuti dalla propria azienda con quelli generati da altre aziende simili del settore. In questo modo è possibile valutare la propria performance in relazione ai competitor e individuare i benchmark da raggiungere o superare per mantenersi competitivi.
Se, ad esempio, il ROA (Return on Assets) di un'azienda è inferiore a quello della media del settore, potrebbe essere necessario migliorare l'efficienza nell'utilizzo delle risorse aziendali per aumentare la redditività.
Per concludere
Gli indici di redditività permettono alle aziende di monitorare lo stato di salute del business e valutare le sue prestazioni nel tempo, effettuando sia confronti interni, su diversi periodi, sia esterni, ovvero in rapporto a concorrenti che operano nello stesso settore. Tale analisi gioca un ruolo cruciale nell'evoluzione dell'impresa, in quanto permette di individuare i punti di forza e debolezza e orientare di conseguenza il processo decisionale. L'analisi per indici di redditività risulta inoltre fondamentale per la richiesta di un finanziamento bancario, poiché consente di determinare il rating, ovvero la valutazione che il mercato del credito attribuisce all'impresa stessa. Infatti, le istituzioni finanziarie basano le loro decisioni di prestito su una valutazione accurata della redditività e della stabilità finanziaria dell'azienda.
Esistono numerosi indici di redditività, ognuno dei quali permette di effettuare diverse tipologie di analisi, prendendo in esame i differenti fattori che possono influenzare la redditività aziendale, come il capitale proprio investito (nel caso del ROE) o le vendite (nel caso del ROS). Ogni indice, però, andrebbe sempre utilizzato insieme ad altri indicatori finanziari, così da ottenere un quadro esaustivo della situazione.
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