Prestito infruttifero, definizione e tipologie

È uno dei metodi più pratici, veloci e convenienti (non sono previsti interessi) per recuperare liquidità, ma attenzione: dietro il prestito infruttifero, si possono nascondere delle insidie. Ecco le situazioni in cui è più comune far ricorso a questa forma di finanziamento e le ragioni per le quali conviene fare attenzione.
Prestiti infruttiferi: che cosa sono
Hai bisogno di liquidità per la tua azienda, ma non vuoi rivolgerti alle banche perché non hai le carte in regola per ottenere un prestito? Una situazione tutt’altro che rara in Italia, soprattutto tra le piccole imprese, ma anche tra le start-up, che spesso, tra burocrazia e assenza di garanzie, si trovano alle prese con ostacoli insormontabili di accesso al credito tradizionale. Senza contare che in presenza di un aumento dei tassi di interesse, come nella fase attuale del ciclo economico, rivolgersi alle banche vuol dire farsi carico di un pesante impegno finanziario per la restituzione del debito.
Come fare, dunque? Accanto allo sviluppo negli ultimi anni di forme di finanziamento alternative, come la supply chain finance, ne esiste uno più tradizionale ed economico: quello di rivolgersi ad amici e parenti.
Si parla in questo caso di prestiti infruttiferi, ovvero di forme di finanziamento erogate tra privati (amici e parenti, soprattutto) la cui caratteristica principale è che non prevede interessi: la somma prestata verrà dunque restituita senza maggiorazioni.
Tale pratica risulta piuttosto diffusa anche tra i soci di un’impresa, quando si decide di non voler ricorrere a un aumento di capitale.
Prestiti infruttiferi: le caratteristiche
Tra le caratteristiche principali del prestito infruttifero spiccano:
- la forma occasionale: si tratta di un prestito una tantum, che non avviene cioè con modalità continuative o con carattere di abitudine;
- la somma prestata è solitamente di entità ridotta anche se la legge non prevede alcun limite all'importo;
- la relazione parentale o di amicizia tra debitore e creditore.
La restituzione del prestito può avvenire:
- in un'unica soluzione;
- mediate l’utilizzo delle rate: tieni presente che importi superiori ai 1.000 euro devono essere obbligatoriamente tracciabili, anche in caso di restituzione di prestiti infruttiferi.
Nel caso delle SRL, la legge italiana stabilisce che il ricorso al finanziamento infruttifero da parte dei soci è possibile solo:
- quando previsto dallo statuto;
- quando il socio detenga la carica da almeno 3 mesi e sia in possesso di una partecipazione minima pari al 2% del capitale sociale
Prestiti infruttiferi: la scrittura privata
Premesso che si può tranquillamente fare un prestito a titolo gratuito a un parente o un amico, non c’è nulla di illegale in questo, decidere di ricorrere a un prestito infruttifero implica il rispetto di tutta una serie di regole per evitare di finire nel mirino del Fisco, che potrebbe scambiare movimenti di denaro non giustificati su conti correnti come a compensi in nero o casi di usura.
In particolare, l’Agenzia delle Entrate potrebbe:
- rilevare la violazione delle norme antiriciclaggio;
- classificare un prestito come usuraio (motivo per cui il prestito infruttifero è vietato tra persone che non sono conoscenti);
- interpretare il prestito come fruttifero nel caso in cui nella causale non sia espressamente indicato il contrario.
Nei primi due casi parliamo di veri e propri reati, per i quali è necessario rispondere penalmente. Nell’ultimo caso si rischia una sanzione per non aver dichiarato i guadagni supposti dal prestito erogato.
Attenzione dunque: se volete far ricorso a un prestito infruttifero, ricordate che è assolutamente indispensabile essere in grado di documentare e giustificare qualsiasi operazione di fronte a eventuali accertamenti fiscali, almeno per i 6 anni successivi all’operazione.
Per giustificare il movimento di denaro conseguente a un prestito infruttifero occorre redigere una scrittura privata, che comprovi la natura della transazione e riporti:
- i dati anagrafici del creditore e del debitore;
- l’importo prestato;
- la data certa (autenticazione tramite notaio, registrazione presso l’agenzia delle entrate, invio tramite PEC o raccomandata);
- la durata del prestito;
- la modalità di rimborso.
Solo in questo modo sarà possibile dimostrare il fatto di non pagare alcun interesse nella restituzione del prestito.
Tipologie di prestito infruttifero
Accanto a quello, stipulato con scrittura privata, esistono altre modalità per regolarizzare un prestito infruttifero:
- prestito infruttifero epistolare: il contratto che disciplina il prestito viene redatto in forma scritta da una delle parti e inviato per posta all’altra parte che, dopo aver firmato il documento, lo rispedisce al mittente;
- prestito infruttifero garantito da cambiali: in questo caso, la cambiale rappresenta una garanzia al creditore di richiedere l’esecuzione forzata del titolo se alla scadenza il debitore non ha rimborsato quanto dovuto.
- prestito infruttifero con causale di bonifico: non c’è una forma prestabilita di causale del bonifico per giustificare il prestito, ma potrebbe essere utile aggiungere il motivo per cui si trasferiscono i soldi.
In tutti i casi sopra elencati, se il debitore non dovesse rimborsare il prestito nei tempi e nei modi stabiliti, il creditore potrebbe fare ricorso al giudice e ottenere un decreto ingiuntivo per recuperare il credito.
Per concludere
Ricorrere ai prestiti per finanziare la propria attività è una situazione comune tra le imprese. Non c’è nulla di drammatico purché il debito contratto, interessi o meno, non diventi ingestibile nella fase di rimborso. Ovvero che non si abbia liquidità sufficiente per chiudere l’operazione di finanziamento. Per evitare di finire in situazioni spiacevoli, talvolta drammatiche, come nel caso di crisi di liquidità, il suggerimento è quello di tenere sempre sotto controllo i flussi monetari in entrata e in uscita. Solo monitorando costantemente la situazione, sarà possibile evitare il rischio di insolvenza.
Ecco perché gli amministratori finanziari più scaltri hanno imparato molto bene a gestire circostanze di questo tipo grazie a un'accurata pianificazione dei flussi di cassa. Ma come monitorare la liquidità? Il ricorso ai file Excel, ancora molto utilizzato tra le PMI italiane, presenta molti limiti. Primo fra tutti, la possibilità di incorrere in errori di calcolo per via dell'inserimento manuale dei dati. Una situazione da evitare a tutti i costi se non si vuole finire in guai più grossi.
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