Rating bancario: che cos’è e come migliorarlo

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È una sorta di voto in pagella che consente all'imprenditore di poter (o meno) accedere alla liquidità mancante attraverso finanziamenti bancari. Stiamo parlando del rating bancario, un indicatore alfanumerico cruciale quando si tratta di ottenere denaro in prestito e al tasso più agevolato possibile. In questo articolo analizzeremo gli aspetti più importanti presi in esame dagli istituti di credito quando devono redigere il rating e qualche strategia per migliorarlo.

Rating bancario, che cos’è

Sono finiti i tempi in cui l’imprenditore, forte del consolidato rapporto personale di fiducia con il direttore della propria banca, poteva ottenere un prestito con una semplice telefonata. Oggi, complice nuove normative sempre più stringenti in materia di requisiti patrimoniali delle banche, la concessione di una linea di credito è subordinata a una sorta di esame il cui il risultato finale è il rappresentato dal rating bancario, un indicatore che misura l’affidabilità dell’impresa**,** ovvero la sua capacità di ripagare un prestito in un determinato periodo di tempo.

L'obbligo per le banche di quantificare, attraverso un calcolo probabilistico, la capacità che un’impresa può avere nel ripagare un debito, e su questa base decidere se concederlo, è stabilito nelle direttive dettate dagli Accordi di “Basilea 1, 2 e 3”, applicati in Europa da tutte le banche a partire dal 2008, e accettate dalla Banca d’Italia. Si tratta in sostanza di accordi nati per garantire maggiore solidità ed efficienza al sistema bancario a livello internazionale. In termini generali, mentre il primo Accordo di Basilea (del 1988) prevedeva requisiti patrimoniali uguali per qualunque prestito, le successive revisioni hanno stabilito la possibilità di valutare più approfonditamente il rischio di un singolo prestito e quindi di differenziare gli accantonamenti patrimoniali in funzione della “rischiosità”.

In particolare:

  • per un prestito a un’impresa più rischiosa la banca deve accantonare più capitale;
  • per un prestito a un’impresa più affidabile e meno rischiosa la banca può accantonare una quota di capitale minore.

Rating interno o esterno, le differenze

Una volta stabilita l’importanza del rating, vediamo ora più nel dettaglio come la banca può procedere alla formulazione del rating. Quali sono i criteri presi in esame dalle banche per fissare un rating? Prima di entrare nel dettaglio dei parametri utilizzati per determinare il rating, occorre fare una premessa.

Di fronte a un’azienda che chiede un prestito, la banca può scegliere se utilizzare il rating interno o esterno:

  • rating interno: elaborato internamente dalle banche sulla base di modelli di analisi autorizzati dalla Banca d’Italia;
  • rating esterno: calcolato da agenzie specializzate. In Europa le agenzie di rating sono registrate all’ESMA (European Securities and Markets Authority). In Italia le agenzie riconosciute dalla Banca d’Italia sono Standard&Poor’s, Moody’s, FitchRatings e Lince.

Soffermiamoci sul caso del rating interno. Se è vero che ogni istituto di credito può stabilire una propria modalità di valutazione, la tipologia di informazioni analizzate sono simili per tutte le banche, ovvero:

  • informazioni quantitative, che fanno riferimento cioè ai principali indici di bilancio. A titolo esemplificativo possono essere considerati dei parametri quantitativi i seguenti: capitale circolante commerciale, capitale circolante netto operativo, posizione finanziaria netta, valore della produzione operativo, EBITDA, EBIT, utile netto, margine lordo industriale; risultato operativo.
  • informazioni qualitative: le informazioni che la banca richiede per la valutazione degli elementi qualitativi sono, per esempio, indicazioni sulla struttura societaria, fra cui spiccano principalmente l’assetto proprietario e il funzionamento del sistema di governance, e il mercato di riferimento;
  • informazioni andamentali: considerano il comportamento tenuto dall’azienda nella gestione dei finanziamenti, eventuali sconfinamenti, rate di mutuo pagate in ritardo (o non pagate), assegni protestati ecc. Tutti elementi che influiscono pesantemente sul rating.

Quali sono le classi di rating bancario

Dopo aver elaborato le informazioni sull’azienda sulla base dei criteri visti nel paragrafo precedente, la banca emette il suo giudizio finale. La valutazione del rating è solitamente espressa su una scala crescente di rischio. Un rating elevato indica che è probabile che l’azienda ripaghi il prestito nella sua interezza senza problemi, mentre un rating di credito basso suggerisce che l’impresa possa al contrario avere difficoltà a effettuare i pagamenti.

Il rating bancario è anche un indicatore utile per sapere che tasso d’interesse merita l'azienda e quanto è sostenibile la sua situazione debitoria. Il suo valore può variare a seconda del peso attribuito alle diverse variabili.

La normativa di riferimento, ovvero i cosiddetti accordi di Basilea, ha indicato le classi di merito seguenti, così sintetizzate dall'ABI (Associazione Bancaria Italiana):

  • AAA: Valore di rating più alto, l’impresa ha un’estrema capacità di restituzione del finanziamento e degli interessi relativi.
  • AA: L’azienda debitrice ha una capacità molto alta di coprire la cifra del prestito e degli interessi; anche eventuali eventi imponderabili non potrebbero far diminuire tale capacità.
  • A: L'impresa a cui è andato il finanziamento ha una forte capacità di restituirlo, anche se potrebbe risultare sensibile a eventuali episodi imprevisti e avversi.
  • BBB: Sufficiente capacità di restituire il capitale prestato da parte dell'azienda, capacità che però potrebbe essere compromessa da situazioni economiche particolarmente critiche.
  • BB: L'impresa, soprattutto nel breve periodo, riesce ad adempiere agli impegni presi, ma in casi di complicazioni economiche tale sicurezza e tranquillità potrebbero venire meno.
  • B: L'impresa è particolarmente vulnerabile, soprattutto per quanto riguarda il futuro, il lungo termine e casi straordinari. Al momento presente, però, resiste in una condizione di stabilità.
  • CCC: L'azienda è molto vulnerabile, il rischio di insolvenza è concreto e potrebbe subentrare in situazioni economiche critiche forti.
  • CC: Al presente, l'impresa in questione è assolutamente vulnerabile.
  • C: Nei confronti dell'azienda è stata presentata un'istanza di fallimento, anche se tutti i pagamenti sono stati effettuati.
  • RD: Rischio di Default, l'impresa non ha rispettato alcuni pagamenti e potrebbe andare verso il fallimento, nonostante rispetti le obbligazioni.
  • D: L'impresa è insolvente a tutti gli effetti, non ha possibilità alcuna di rimborso e pertanto è in condizione di default o fallimento.

Rating bancario, come migliorarlo

Premesso che Il rating attribuito all’impresa non è affatto immutabile, viene periodicamente controllato e aggiornato dalla banca sulla base di tutte le informazioni disponibili (di norma almeno una volta all’anno). come fare per migliorare la propria situazione e, quindi, aumentare le possibilità di accesso al credito?

Come imprenditore o amministratore di un'azienda puoi agire sulle seguenti leve:

  • informazioni quantitative: monitorando l’equilibrio tra capitale proprio e di terzi e tra debito bancario a breve, medio e lungo termine;
  • informazioni qualitative: tramite una maggiore pianificazione strategica, finanziaria e gestionale;
  • informazioni andamentali: prevenendo per esempio scoperti e sconfinamenti, minimizzando gli insoluti da clienti, evitando di saltare il pagamento anche solo di una rata perché anche questa situazione di inadempimento porterebbe a una segnalazione alla Centrale dei Rischi, sistema informativo sull'indebitamento della clientela verso le banche e le società finanziarie.

Ricorda che il rating bancario è molto più di un indicatore che serve alla banca per concedere un prestito: è un parametro che come imprenditore puoi utilizzare per valutare lo stato di salute della tua attività. Il modello valutativo che utilizza la banca è a tutti gli effetti uno schema di corretta gestione aziendale: puoi quindi cogliere tale occasione come uno stimolo alla crescita aziendale sotto il profilo della gestione economico-finanziaria e del posizionamento strategico.

Per concludere

Per evitare una crisi di liquidità o anche solo per avere un cash flow regolare, le aziende si trovano talvolta nelle condizioni di dover richiedere alla propria banca un prestito. Una situazione piuttosto frequente tra le piccole imprese e non priva di ostacoli.

Una cosa è tuttavia certa: presentarsi con i principali indicatori di liquidità a posto facilita il processo per l'ottenimento dei fondi. Ecco perché un monitoraggio costante del cash flow resta una delle chiavi di volta per la solvibilità della tua azienda e l'accesso facilitato al credito.

Per svolgere questa importante attività molte aziende utilizzano Excel: una scelta che, tuttavia, comporta un alto margine di errore, per via della necessità di inserire e aggiornare manualmente i dati, e impegna i dipendenti per moltissimo tempo, distogliendoli da attività a maggior valore aggiunto.

La soluzione migliore (e più efficiente) è affidarsi a un tool di tesoreria come Agicap, che permette di automatizzare il monitoraggio di cassa e di disporre sempre di una panoramica completa, chiara e aggiornata in tempo reale della situazione finanziaria dell’impresa, senza più bisogno di raccogliere manualmente i dati.

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