Storno fattura: come rimediare agli errori di fatturazione

Ti è mai capitato di emettere una fattura errata? Che si tratti di un errore nel calcolo dell'IVA, nell'importo da pagare o, più semplicemente, di una svista nell'intestazione, la Legge italiana prevede la possibilità di correggere eventuali errori sorti durante la compilazione del documento fiscale attraverso un’operazione che viene definita storno fattura. Lo vediamo nel dettaglio in questo articolo.
Cosa vuol dire storno fattura?
La fattura è un documento fiscale obbligatorio che viene redatto da un’azienda a prova dell’avvenuta cessione di un bene o della prestazione di un servizio e il conseguente diritto a riscuotere il relativo pagamento. Come tutti i documenti fiscali, anche la fattura richiede la massima precisione nella registrazione dei diversi dati obbligatori.
Può tuttavia capitare che, per distrazione, nell'atto della compilazione, l’importo fatturato risulti errato, ovvero che sia diverso da quello realmente dovuto dal cliente. Talvolta può succedere che sia lo stesso cliente a richiedere una modifica per la presenza di un errore nell'intestazione o in qualunque altra parte del documento.
In ogni caso, se non si vuole rischiare di incorrere in sanzioni, quando la fattura riporta un errore questo va corretto attraverso un'operazione che si chiama appunto storno della fattura. Si tratta di un'operazione perfettamente legale, le cui modalità cambiano a seconda dell’errore fatto.
Prima di vedere nel dettaglio come effettuare la correzione, considera tuttavia che se hai emesso una fattura sbagliata, ma non l'hai ancora consegnata al cliente, è sufficiente strapparla ed emetterne una nuova. Se invece il cliente ha ricevuto la fattura errata, e ha già effettuato il pagamento, in tal caso, non c’è altra scelta se non quella di procedere con lo storno della fattura.
Come si fa lo storno di una fattura?
La procedura per correggere eventuali sviste in fattura è diversa a seconda che si tratti di un dato sbagliato che riguarda dati quantitativi o qualitativi.
1 - Per errori che riguardano importi e relativa IVA occorre emettere una nota di variazione, che a sua volta si distingue in:
- nota di variazione in aumento, o nota di debito, qualora sia stata compilata una fattura per un importo inferiore al dovuto. L’emissione di questo documento permette di imputare al cliente l’importo mancante e la differenza dell’IVA non ancora calcolata;
- nota di variazione in diminuzione, o nota di credito, nel caso in cui l’errore riguardi un importo in eccesso e la relativa IVA già calcolata.
Da un punto di vista contabile, la nota di variazione di debito o di credito va trattata in modo simile a una fattura, ovvero va numerata progressivamente, riportando la data e i dati delle parti contraenti, oltre al riferimento alla fattura errata.
2 - Se invece l’errore riguarda altri dati, non numerici quindi, come per esempio nel caso di errata intestazione della fattura, la soluzione più semplice e veloce è emettere una nota di credito riferita al totale della fattura errata.
I tempi per correggere gli errori
È bene precisare che, con l’avvento della fatturazione elettronica, alcuni di questi errori potrebbero essere scoperti direttamente dal Sistema d’Interscambio e quindi generare quella che si chiama ricevuta di scarto e che riporta un codice: ogni codice indica la natura dell’errore. In questo caso, entro 5 giorni dalla data della notifica si dovrà procedere con la correzione della fattura e inviarla di nuovo allo Sistema di Interscambio (SDI) con numero e data uguali.
La necessità di emettere una nota di variazione, che vada a stornare eventuali inesattezze, sopravviene solo se la fattura errata è già stata inviata e accettata dallo SDI.
Per quanto riguarda infine le tempistiche, non esistono limiti temporali specifici: la nota di variazione in aumento può essere emessa una settimana dopo, così come sei mesi dopo, non appena ci si accorge dell’errore. Tuttavia, se si supera il termine della liquidazione periodica relativa alla fattura errata, è prevista l’applicazione di sanzioni per omessa fatturazione.
Errore di fatturazione: le sanzioni
Commettere un’errore nella compilazione di una fattura può costare caro: la Legge prevede, infatti, sanzioni amministrative disciplinate dall’articolo 6 del D.Lgs. n. 471/97, che si dividono in tre diverse tipologie:
- Fatturazione omessa o infedele di operazioni imponibili: sanzione amministrativa che va dal 90% al 180% dell’imposta dovuta relativa all’imponibile non correttamente documentato o registrato, con un minimo di 500 euro.
- Fatturazione omessa o infedele di operazioni non imponibili o esenti: sanzione amministrativa che va dal 5% al 10% del corrispettivo dell’operazione, con un minimo di 500 euro.
- Fatturazione con dati inesatti relativi all’indicazione delle parti: viene applicata una sanzione amministrativa fissa che va dai 250 euro ai 2.000 euro.
Per concludere
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