Cash pooling, le best practice da seguire per ottimizzare la liquidità

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Per i gruppi societari, il cash pooling – in ogni sua forma – è uno strumento indispensabile per la gestione della liquidità. Secondo un sondaggio di PwC¹, oltre l'80% dei gruppi multinazionali utilizza meccanismi di pooling per ottimizzare la gestione della liquidità. Una scelta che ha un impatto diretto sulla stabilità aziendale: il cash pooling, infatti, riduce il fabbisogno di finanziamento esterno e supporta la crescita del gruppo.

Eppure, tra flussi frammentati, normative divergenti e prestiti infragruppo in diverse valute, il cash pooling può diventare un campo minato se gestito con strumenti obsoleti. È il caso, ad esempio, del Gruppo Scheppach, azienda bavarese da 400 milioni di euro di fatturato, che prima di adottare Agicap faticava a gestire 30 conti bancari in 3 Paesi.

Come si trasforma, allora, il cash pooling in una leva strategica per l'azienda? Ne parliamo in questo articolo.

Il significato di cash pooling nella prospettiva del CFO

Il cash pooling, sistema che consente una gestione centralizzata delle risorse finanziarie di un gruppo societario, rappresenta – per il CFO – uno strumento di grande efficacia che, al tempo stesso, richiede valutazioni accurate. Le operazioni di cash pooling, infatti, liberano liquidità altrimenti immobilizzata nelle singole società e le reindirizzano poi in una logica di capitale unificato. Ecco, allora, che il significato di cash pooling, nella prospettiva del CFO, non si esaurisce nella definizione tecnica di sistema di centralizzazione dei flussi finanziari. Perché il suo vero valore risiede nella possibilità di trasformare risorse frammentate in un patrimonio liquido effettivamente governabile, capace di influenzare in modo diretto l'intera stabilità del gruppo.

Ma non solo. Questa dinamica, infatti, si riflette immediatamente sul fronte dei costi finanziari. Un cash pooling ben architettato riduce il fabbisogno di indebitamento esterno, e quindi – com'è ovvio – anche l'ammontare degli oneri finanziari di eventuali prestiti bancari. In termini più semplici, se una controllata è in deficit e un’altra ha liquidità in eccesso, piuttosto che ricorrere a un prestito bancario (con costi e interessi annessi), si può coprire l'ammanco di cassa con la liquidità interna. Allo stesso tempo, il cash pooling è una strumento utile nelle attività di risk management . Intanto perché, con il cash pooling, la liquidità è condivisa – il che riduce il rischio che singole entità vadano in tensione di cassa. In più, in questo modo, il gruppo si presenta come unico soggetto giuridico e può contare su un accesso al credito bancario a condizioni meno penalizzanti.

Tuttavia, la centralizzazione del cash flow porta con sé anche nuove complessità. Per esempio, bisogna considerare le implicazioni fiscali e normative nei diversi ordinamenti, o anche definire regole di governance trasparenti tra capogruppo e controllate. Senza dimenticare i possibili conflitti di interesse tra business unit, a cui sarà necessario assicurare un bilanciamento equo nell’utilizzo delle risorse.

In questa prospettiva, il significato di cash pooling si colloca a metà strada tra leva operativa e scelta strategica: uno strumento che, se gestito con competenza, può favorire la solidità di un gruppo societario, ma che esige dal CFO un approccio rigoroso, capace di tenere insieme dimensione finanziaria, legale e organizzativa.

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Qual è l'impatto reale dei contratti di cash pooling?

I vantaggi del cash pooling, per CFO e tesorieri, sono concreti; ed è anche per questo che rappresenta, ormai, una pratica diffusa tra le aziende europee. I benefici spaziano da un'ottimizzazione della redditività della liquidità alla riduzione dei costi finanziari – come già menzionato –, fino al miglioramento dell’efficienza gestionale complessiva. Vediamoli, qui, uno per uno.

Più rendimenti sui surplus di liquidità

Una gestione accentrata della tesoreria permette di massimizzare i rendimenti sulla liquidità in eccesso. Consolidando le disponibilità, infatti, l’azienda può investire importi più grandi a tassi migliori, aumentando gli interessi attivi complessivi, perché di norma le banche riconoscono condizioni più favorevoli su giacenze più elevate. Per esempio, in un contesto di tassi in rialzo – la BCE ha aumentato i tassi di 2,5 punti percentuali nel 2022, raggiungendo i 3,5% solo nel 2023 – concentrare la liquidità del gruppo ha consentito alle aziende di ottenere rendimenti crescenti sui fondi accentrati, che sarebbero andati persi se fossero rimasti inattivi.

Riduzione complessiva degli oneri

Ne avevamo già parlato sopra, ma la riduzione dei costi di indebitamento e degli oneri finanziari esterni è, forse, il vantaggio più immediato. Come conferma Deloitte², le strutture di cash pooling riducono il bisogno di prestiti esterni perché compensano le eccedenze di cassa di alcune società con i fabbisogni di altre. Ciò si traduce in minori interessi passivi pagati su linee di credito e scoperti di conto, dal momento che il gruppo utilizza prima la propria liquidità interna. Un esempio quantitativo illuminante viene dalla letteratura accademica³: in un gruppo con più società, con il cash pooling il costo netto degli interessi può diminuire del 84% grazie alla compensazione interna.

Maggiore efficienza operativa in azienda

Oltre ai risparmi finanziari, il cash pooling migliora l'efficienza operativa dei gruppi societari. Accentrando la tesoreria, infatti, si semplifica la gestione della liquidità nel quotidiano. Questo perché le singole business unit devono dedicare meno tempo alle attività di cash management, che saranno invece portate avanti dalla tesoreria centrale. E il tutto si traduce in costi amministrativi più bassi per l’intero gruppo. Inoltre, la centralizzazione della liquidità aumenta la visibilità e il controllo della posizione finanziaria complessiva, nonché del cash flow consolidato. Così facendo, aiuta i CFO a migliorare le previsioni di cassa , ma anche a ottimizzare l’allocazione delle risorse – con la consapevolezza di ogni eventuale surplus o deficit nelle diverse partecipate.

Prima e dopo il cash pooling, una panoramica

Qui sotto, nella tabella, una panoramica dell'impatto del cash pooling in azienda. Possiamo osservare così come cambia la gestione della tesoreria, prima e dopo il cash pooling, e quali sono i vantaggi concreti sulle attività d'impresa.

 

Prima del cash pooling

Dopo il cash pooling

Flussi di cassa

Dispersione tra società del gruppo. Eccedenze inattive e deficit locali.

Accentramento e compensazione. Utilizzo  efficiente del capitale a livello di gruppo.

Visibilità

Visione parziale e tardiva, con un sistema di reporting frammentato.

Visione completa e consolidata sui flussi e sulle posizioni finanziarie.

Costo del capitale

Maggiore ricorso a debito esterno, e interessi passivi elevati.

Riduzione dell’indebitamento e degli spread. Tassi di interesse e condizioni vantaggiose.

Operatività

Processi manuali frammentati. Rischio di duplicazioni e costi amministrativi diffusi.

Tesoreria centralizzata e  automatizzata. I costi amministrativi e operativi sono ridotti.

Governance

Regole eterogenee tra società del gruppo e tracciabilità limitata.

Unica policy per l'intero gruppo, accordi infragruppo formalizzati e maggiore tracciabilità.

Allocazione delle risorse

Liquidità immobilizzata che non supporta iniziative e investimenti tempestivi.

Capitale riassegnabile rapidamente alle priorità strategiche dell’attività d’impresa.

Scegliere la struttura di cash pooling più adatta

La scelta di una struttura di cash pooling richiede, anch'essa, un'attenta valutazione che deve considerare sia le esigenze specifiche dell'azienda che la sua organizzazione. Esistono tre modelli principali di cash pooling – fisico, nozionale e ibrido – ciascuno con caratteristiche diverse e adatto a specifici contesti aziendali e normativi.

Di seguito ne analizzeremo il funzionamento e i criteri di scelta, considerando configurazione del gruppo, complessità operativa, distribuzione geografica nonché gli obiettivi di tesoreria (es. ottimizzazione dei flussi di cassa, riduzione costi finanziari, visibilità, compliance). Tra i criteri, anche la disponibilità di strumenti software avanzati – che, ormai in ogni contesto, semplificano le attività dei reparti finanziari.

Il cash pooling fisico (o zero balance)

Il cash pooling fisico – detto anche cash concentration o zero balance – comporta il trasferimento effettivo delle disponibilità di cassa delle società del gruppo su uno o più conti accentrati (tipicamente intestati alla holding o a una master treasury interna). Esistono diverse tipologie di cash pooling fisico, la cui differenza è data – prevalentemente – dai criteri utilizzati per trasferire i saldi dei conti correnti periferici interessati. Tra questi:

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    cash pooling ZBA (Zero Balancing Account , o zero balance)

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    cash pooling TBA (Target Balancing Account)

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    cash pooling FBA (Fork Balancing Account)

Lo ZBA o zero balance è la modalità più diffusa di cash pooling. In questo scenario, i saldi delle controllate vengono azzerati a fine giornata, spostando l’eccedenza su un conto principale (o master account) e coprendo eventuali scoperti delle controllate attingendo dallo stesso conto centralizzato. Nella modalità TBA o target balance, invece, i saldi delle controllate vengono riportati a un livello target, ma sempre per uniformare le eccedenze e coprire i saldi negativi.

Il pooling fisico offre massimo controllo e visibilità sulla liquidità. Questo perché la capogruppo dispone centralmente dei fondi e può allocarli direttamente dove servono, migliorando il controllo sui flussi e riducendo il ricorso a finanziamenti esterni – dato che le eccedenze di cassa interne finanziano i fabbisogni del gruppo. 

Ci sono però alcuni svantaggi rispetto a questa modalità di pooling. La presenza di veri e propri prestiti infragruppo, infatti, comporta oneri amministrativi e di compliance aggiuntivi. Tra questi, la necessità di gestire da un punto di vista contabile i crediti/debiti tra società, ma anche l'applicazione di tassi di interesse di trasferimento in linea con il mercato (per rispetto delle norme di transfer pricing). Bisogna considerare le implicazioni fiscali: in alcune giurisdizioni, per esempio, gli interessi passivi verso consociate potrebbero non essere deducibili, o potrebbero innescare problematiche di thin capitalization (quando il pooling porta a indebitamento infragruppo eccessivo)⁴.

Infographic about physical cash pooling

Quando il cash pooling fisico è la scelta ideale

Il cash pooling fisico è più indicato in gruppi monopaese, o comunque monovaluta. In questi contesti, infatti, i trasferimenti fisici di risorse non incontrano ostacoli normativi rilevanti e si rivelano, per questo, la soluzione più efficiente. Inoltre, lo zero-balancing quotidiano funziona bene nei contesti in cui gli squilibri di cassa tra filiali sono frequenti, e rendono perciò necessari i finanziamenti a breve termine. Con il cash pooling fisico viene eliminata questa necessità, riducendo il rischio di credito per l'intero gruppo.

Altro elemento da considerare è la presenza di un software di gestione della tesoreria. Strumenti di questo tipo, infatti, automatizzano tutti i movimenti infragruppo e offrono un supporto imprescindibile ai reparti finanziari (es. con la reportistica intercompany o sulle riconciliazioni bancarie).

Il cash pooling nozionale (o notional)

Il cash pooling nozionale (o notional pooling) è una struttura “virtuale” in cui non avviene alcun trasferimento fisico di fondi tra le società partecipanti. Le varie controllate mantengono i propri conti bancari separati, spesso anche in banche o giurisdizioni diverse, ma la banca calcola quotidianamente un saldo nozionale che viene aggregato ai fini degli interessi e che compensa saldi attivi e passivi del gruppo. Anche per questo il cash pooling nozionale è detto “saldo compensato”. In parole più semplici, la banca calcola gli interessi basandosi sul saldo netto complessivo di tutti i conti partecipanti. Questo significa che:

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    se alcune entità hanno liquidità e altre hanno scoperti, la banca addebita interessi soltanto sull’eventuale saldo negativo netto complessivo o riconosce interessi soltanto sul saldo positivo netto;

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    invece di calcolare interessi separati per ciascun conto, la banca prende in considerazione un saldo aggregato nozionale che rappresenta la posizione complessiva del gruppo.

In questo modello, dunque, i soldi non si muovono davvero: perché i fondi rimangono nei conti delle rispettive società e si elimina la necessità di effettuare prestiti infragruppo direttiⁿ. È, questo, un enorme vantaggio: l'assenza di un trasferimento fisico di risorse riduce il numero di transazioni nonché le relative riconciliazioni; la gestione amministrativa si fa più semplice. 

Altro vantaggio da considerare è che ogni società del gruppo può mantenere autonomia operativa. Ogni controllata, infatti, usa il proprio conto per incassi/pagamenti quotidiani, e non deve richiedere fondi alla tesoreria centrale. La compensazione avviene “dietro le quinte” e a livello bancario. Senza dimenticare che – dal punto di vista della compliance – il notional pooling bypassa alcune restrizioni sui movimenti di capitali ed elimina alla radice problemi come la deducibilità degli interessi infragruppo o l’applicazione di ritenute alla fonte sugli interessi, che invece vanno gestiti nel pooling fisico⁵.

D'altro canto, però, il pooling nozionale richiede un forte supporto bancario e, talvolta, anche garanzie incrociate. La banca, infatti, compensa i saldi concedendo copertura ai conti in rosso con il supporto di conti in attivo. Questo significa che, se una controllata non potesse ripianare il proprio scoperto, la banca potrà rivalersi sulle liquidità delle altre (o sulla holding). È un rischio da valutare attentamente in gruppi con consociate finanziariamente deboli.

Infographic about notional cash pooling

Quando il cash pooling nozionale è la scelta ideale

Il cash pooling nozionale è la scelta migliore quando spostare fisicamente la cassa risulta complesso, o inefficiente. Di conseguenza, i gruppi multinazionali (e multivaluta) possono trarre vantaggio dal saldo nozionale. Per fare un esempio, se un gruppo societario opera in diverse aree valutarie, con il notional pooling può compensare gli interessi su valute diverse senza conversioni giornaliere – il che riduce, ovviamente, i costi e i rischi di cambio.

Dal punto di vista strategico, poi, è preferibile optare per il notional pooling quando l'obiettivo è il rendimento finanziario piuttosto che la riallocazione immediata della liquidità. In altre parole, quando un gruppo societario è già particolarmente solido e equilibrato da un punto di vista finanziario, e non ha bisogno di supportare la cassa di singole entità, con il cash pooling nozionale può comunque ottenere i vantaggi di una tesoreria aggregata – ovvero la riduzione dei costi di finanziamento e la massimizzazione degli interessi attivi.

Il cash pooling ibrido

Dato che i modelli “puramente fisico” o “puramente nozionale” presentano comunque dei limiti in determinati contesti, molti gruppi societari optano per soluzioni ibride, che combinano caratteristiche di entrambe le modalità. Un cash pooling ibrido può assumere varie forme:

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    si possono implementare pool fisici locali (per Paese o per valuta) che poi vengono collegati a livello centrale da un meccanismo nozionale;

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    si può gestire un pool nozionale globale con alcune regolazioni fisiche periodiche per riallocare liquidità o ribilanciare posizioni fuori limite.

Di base, l’approccio ibrido offre flessibilità, perché prevede sia trasferimenti effettivi di fondi lì dove necessario, sia compensazioni virtuali dove possibile – così da bilanciare esigenze di liquidità immediata e di ottimizzazione degli interessi.

Spesso, tra l'altro, la struttura ibrida nasce per adattarsi ai vincoli normativi. Allora si utilizza pooling fisico nelle giurisdizioni e per le valute dove è fattibile, mentre si ricorre al notional pooling per collegare tra loro queste “sottopool” e ottenere un beneficio finanziario aggregato.

Infographic about hybrid cash pooling

Quando il cash pooling ibrido è la scelta ideale

Le strutture ibride sono indicate per gruppi multinazionali di elevata complessità, presenti in molteplici paesi e valute; gruppi in cui spesso è necessario conciliare normative differenti. In Europa, i casi tipici includono gruppi con filiali sia in paesi che consentono pooling nozionale sia in paesi che lo vietano. A quel punto, la scelta migliore è fare pooling nozionale per i paesi in cui è consentito, e optare per un zero-balance (magari verso una banca situata in un paese “neutro”) per tutti gli altri.

Dal punto di vista organizzativo, l’ibrido è raccomandabile quando il gruppo dispone di una tesoreria centrale sofisticata, che può contare su sistemi avanzati in grado di gestire operazioni complesse. Anche in questo caso, la presenza di software di gestione della tesoreria e di sistemi ERP è fondamentale: quando è presente un sistema moderno e integrato, l'azienda può gestire strutture più articolate in maniera fluida e in tempi rapidi. 

Le 5 best practice per un cash pool management efficace

Qualsiasi CFO ne è al corrente: implementare un sistema di cash pooling in un gruppo societario complesso è un'attività che va oltre la scelta di una struttura adeguata, come quelle che abbiamo visto finora. L’esperienza dimostra, infatti, che il vero discrimine tra successo e inefficienza sta nella gestione quotidiana dei flussi di cassa. E che, senza strumenti adeguati, i benefici teorici rischiano di svanire a causa di dati frammentati, riconciliazioni manuali e problemi nella compliance.

Vediamo allora, nei prossimi paragrafi, quali best practice sono di supporto a una gestione del cash pooling efficiente. Applicandole, i reparti finanziari potranno aggirare gli ostacoli più diffusi – e garantire all'intero gruppo il massimo del risultato.

1. Centralizzare i dati per ottenere una visione completa

Una delle criticità più frequenti è l’assenza di una visione consolidata. Quando manca la visione consolidata, le società del gruppo dispongono dei propri report, e gestiscono la tesoreria su sistemi bancari o ERP diversi – spesso secondo formati e tempistiche differenti. Un meccanismo, questo, che complica la gestione della tesoreria: i CFO finiscono per ricevere informazioni parziali o obsolete, e non possono contare su un quadro affidabile dei flussi di cassa consolidati.

In questo scenario, la centralizzazione dei dati è la chiave. Aggregare i dati in un’unica piattaforma, tramite API e connettori ERP, consente infatti di:

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    individuare subito eventuali problematiche sulle singole entità

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    agire tempestivamente in una logica consolidata di gruppo

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    ottenere report consolidati per monitorare l'andamento

Un software come Agicap, per esempio, sfrutta la connettività bancaria per raccogliere i dati da tutte le entità e renderli disponibili su un’unica dashboard. Inoltre Agicap collega in automatico i conti bancari e i sistemi ERP, proprio per offrire una visione completa e aggiornata in tempo reale. In questo modo, i CFO non devono più attendere giorni per ricevere file Excel da ogni controllata: il saldo consolidato del gruppo è sempre disponibile, e può supportare le scelte gestionali dei reparti finanziari.

2. Automatizzare i workflow per ridurre errori e costi

I processi manuali come le riconciliazioni in Excel o i trasferimenti intercompany non solo rallentano il lavoro, ma moltiplicano i rischi di errore. Succede ancora oggi in molte tesorerie. Eppure, si tratta di un approccio lento e rischioso: basta un errore in una formula o un dato mancato per falsare l’intero consolidato. Senza contare che il lavoro manuale impegna risorse preziose su attività a basso valore aggiunto.

Qui la best practice non può essere che una: l'automatizzazione dei processi. O, in altre parole, l'automatizzazione di tutte le operazioni di routine – es. sweeping dei conti, riconciliazioni, calcolo degli interessi infragruppo, generazione dei report, e così via.

Con Agicap, per esempio, le operazioni di questo tipo vengono gestite in automatico dal software, il che solleva le risorse umane da task ripetitivi mentre migliora l’efficienza operativa dell'intero gruppo. Per fare un esempio, una tesoreria che spendeva 20 ore a settimana in riconciliazioni manuali può ridurre l'investimento di tempo a 1–2 ore. E il risparmio non è solo di costi operativi: grazie all'automatizzazione, il CFO può contare su dati affidabili, aggiornati e sempre coerenti, senza perdere tempo in controlli successivi.

3. Pianificare scenari affidabili con previsioni dinamiche

Molti gruppi societari soffrono di previsioni di cassa imprecise, perché costruite su dati statici e secondo scenari non aggiornati. Questo rende difficile anticipare tensioni di liquidità o valutare correttamente la capacità di investimento. In altre parole, la pianificazione finanziaria ne risente. Eppure, un sistema di cash pooling efficace non serve soltanto a gestire il presente, ma anche a pianificare il futuro.

In questo caso, adottare un software che permetta simulazioni di scenario può fare la differenza. Una tesoreria avanzata, infatti, non può che basarsi su forecasting multi-entità e su una pianificazione di scenario puntuale. Servono quindi modelli che incorporano variabili diverse (cambi, stagionalità, scadenze debitorie) e che consentano di simulare l’impatto di ogni ipotesi sui flussi di cassa consolidati.

Un software come Agicap aiuta i CFO a costruire scenari alternativi – es. “cosa succede se il tasso d’interesse BCE sale di 50 punti base?” oppure “che impatto ha un ritardo nei pagamenti del 20% in Francia?” – e di visualizzare subito le conseguenze sul margine di tesoreria del gruppo. Il vantaggio è evidente. Per fare un esempio, in un gruppo retail con forte stagionalità, un ritardo nei pagamenti natalizi può generare un buco di cassa a gennaio. Ma con Agicap, i reparti Finance possono valutarne l'impatto in anticipo e trovare – per tempo – una strategia adeguata per mantenere l'equilibrio finanziario interno.

4. Equilibrare autonomia locale e controllo centrale

Centralizzare la tesoreria spesso crea resistenze. Si tratta di uno scenario diffuso, che spesso genera conflitti interni e ostacola l'adozione di modelli di cash pooling. Qualche esempio?

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    alcune filiali temono di perdere autonomia operativa

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    altre vogliono poter gestire i propri flussi di cassa

Di fatto, è facile che emergano tensioni e che si riveli difficile conciliare il bisogno di controllo centralizzato con la necessità delle controllate di operare in autonomia.

In questi casi, la soluzione è un modello di governance multilivello, in cui le controllate mantengono visibilità e autonomia su tutti i movimenti di cassa, mentre la capogruppo controlla e governa l’insieme. Agicap, per esempio, consente di configurare accessi e “viste” personalizzate: così ogni società può disporre della propria reportistica senza compromettere la governance di gruppo.

5. Assicurare compliance e trasparenza con audit trail

La complessità del cash pooling aumenta quando il gruppo opera in più paesi, ciascuno con le proprie regole fiscali e bancarie. La gestione della tesoreria in più Paesi espone il gruppo a vincoli normativi differenti – es. sulla deducibilità degli interessi, sulle norme antiriciclaggio, o i requisiti di audit. Senza strumenti adeguati, i rischi di non conformità o di contestazioni crescono in modo esponenziale. I processi manuali, per esempio, non riescono a garantire audit trail e tracciabilità sufficiente – il che può rivelarsi un problema per l'azienda.

L'ideale, allora, è produrre audit trail completi, così come un log delle operazioni, validi sia per la gestione multi-ente e multi-valuta. Soltanto così si può garantire trasparenza e tracciabilità in ogni movimento. Per questo un software come Agicap integra audit log consultabili, supportando valute multiple e impostando le regole infragruppo secondo policy documentate. 

In questo modo, in caso di ispezione fiscale, il CFO non deve ricostruire manualmente i movimenti: basta un export dal sistema per mostrare tracciabilità completa. È un risparmio di tempo e di rischio, che evita – oltre alle multe – anche possibili danni reputazionali.

Come gestire la complessità dell'international cash pooling

Per un CFO, il passaggio da un cash pooling domestico a uno internazionale significa confrontarsi con un livello di complessità decisamente superiore. Lo abbiamo già menzionato più volte: i gruppi multinazionali e multi-currency, devono destreggiarsi tra vincoli legali e fiscali diversi fra loro – ognuno dei quali richiede un'attenzione specifica e impedisce di replicare all’estero modelli che funzionano a livello nazionale. In questo caso, due aspetti sono fondamentali:

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    la gestione multivaluta integrata

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    la visibilità cross-border dei flussi

Per intenderci, da un lato è necessario aggregare i saldi in diverse valute, e lavorare su simulazioni di scenario che tengano conti dei tassi di cambio valute, nonché dei costi di transazione. Dall'altro, invece, per il CFO è utile disporre di una dashboard unica per tutti i Paesi, che elimini la frammentazione dei report locali e migliori la capacità di pianificazione.

La presenza di un software di tesoreria è, allora, imprescindibile. Perché è proprio la tecnologia che permette un corretto funzionamento del sistema di cash pooling. Il software di tesoreria, come Agicap, permette al CFO di trasformare un mosaico di regole locali, valute e banche in un sistema fluido e funzionale. Pensiamo, per esempio, a una multinazionale con:

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    sede in Europa

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    controllate nel Regno Unito

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    filiali operative negli Stati Uniti

Tre aree valutarie distinte (euro, sterlina e dollaro), tre normative fiscali differenti e una rete bancaria distribuita. Senza uno strumento avanzato, la tesoreria dovrebbe ogni giorno conciliare manualmente i saldi, calcolare i costi di cambio e verificare la conformità legale di ciascun trasferimento infragruppo.

Con una piattaforma come Agicap, invece, il CFO può contare su un sistema che aggrega in automatico i dati bancari di tutte le entità, consolida i saldi multivaluta e fornisce scenari previsionali in tempo reale. Il che significa poter valutare, ad esempio, l’impatto di una svalutazione della sterlina sui flussi di cassa consolidati o decidere se conviene compensare un deficit di liquidità negli USA con un trasferimento dall’Europa o con l’attivazione di una linea di credito locale.

Altro esempio utile: una holding europea con filiali produttive in UK e una rete commerciale negli Stati Uniti. Senza un software, il processo di pooling internazionale deve essere affidato a report settimanali, con un ritardo inevitabile nella visibilità dei saldi. L’adozione di Agicap permette di ridurre questo ritardo a pochi minuti, grazie al collegamento diretto via API con le banche locali e con l’ERP di gruppo.

In questo modo la tesoreria non solo reagisce in tempo reale agli shock valutari, ma riesce anche a pianificare trasferimenti e coperture valutarie con settimane di anticipo, riducendo sia i costi di transazione sia l’esposizione al rischio di cambio.

Perché CFO e tesorieri scelgono Agicap per il cash pooling

Se, come abbiamo detto, per CFO e tesorieri il cash pooling rappresenta una leva strategica, allora l'adozione di strumenti avanzati – come il software di Agicap – si rivela un passaggio imprescindibile. Perché gli strumenti tradizionali (e tra questi inseriamo: fogli Excel, report manuali e così via) non sono in grado, da soli, a garantire la stabilità di un intero gruppo. La frammentazione dei dati – che è conseguenza di un approccio anacronistico, per non dire vecchio – è infatti la causa principale delle inefficienze del cash pooling, tra cui per esempio l'aumento dei costi operativi o anche la difficoltà di produrre previsioni di cassa affidabili.

Un software per il cash pooling ottimizzato offre, invece, una serie di vantaggi che fanno la differenza, sia rispetto all'efficienza dei reparti finanziari sia sul risultato finale delle procedure. Del resto, un gruppo societario che sceglie Agicap per automatizzare il cash pooling sa di poter contare su:

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    una visione consolidata dei flussi di cassa del gruppo

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    ma anche una visione aggiornata delle singole entità

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    integrazioni rapide con banche e sistemi ERP

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    un'automazione completa dei servizi di tesoreria

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    forecast attendibili costruiti su una base dati aggiornata

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    un servizio di assistenza disponibile in qualunque momento

In altre parole, Agicap ridefinisce il funzionamento stesso del cash pooling. Se – prima di Agicap – il modello di cash pooling era interamente basato su controlli ex post, oggi è possibile impostare il lavoro seguendo un approccio proattivo. Ovvero monitorando i saldi consolidati in tempo reale, anticipando fabbisogni di liquidità e reagendo – nell'immediato – a ogni possibile shock di mercato.

Ma non solo. La piattaforma è pensata, in particolare, per gruppi multinazionali e multivaluta, cioè per quelle realtà di impresa in cui la complessità organizzativa tende a crescere in modo esponenziale. Grazie a Agicap – nonché alla sua capacità di connettersi alle banche in pochi clic – i dati bancari vengono raccolti e aggiornati in automatico, il che offre uno storico fondamentale per elaborare previsioni di cassa accurate. Inoltre, i movimenti infragruppo sono sempre tracciati e riconciliati: in questo modo, i gruppi societari possono dimostrare a banche e investitori un livello superiore di governance e trasparenza.

L'esperienza del Gruppo Scheppach

Il Gruppo Scheppach – azienda bavarese attiva nel settore manifatturiero e retail, con un fatturato di circa 400 mln di euro all'anno – si è trovato ad affrontare una sfida comune a molte imprese in forte crescita: gestire la liquidità quotidiana su 30 conti bancari distribuiti in 3 Paesi e 7 banche. Una sfida che ha messo a dura prova i reparti finanziari del gruppo. Anche perché, la crescita rapida del Gruppo Scheppach aveva presto reso obsoleti i processi finanziari interni, che ancora si basavano su una pianificazione indiretta e su attività manuali. 

«Abbiamo il portafoglio prodotti nei settori fai da te, giardinaggio, costruzione e ristrutturazione» spiega Peter Konz, Responsabile Finanziario del Gruppo. «E ogni giorno dobbiamo gestire spese di cassa elevate per le nostre operazioni quotidiane. Per questo è emersa la necessità di raccogliere questa marea di dati in un unico luogo». Con l’implementazione di Agicap, il Gruppo Scheppach ha quindi semplificato radicalmente la gestione della tesoreria.

Il software, infatti, oltre ad aver automatizzato il cash pooling, migliorando la redistribuzione di fondi tra le entità del gruppo, ha aiutato Peter Konz a:

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    aggregare i conti bancari in un’unica dashboard centralizzata

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    convertire direttamente il conto economico in forecast affidabili

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    ridurre il carico operativo di tutto il reparto finanziario

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    recuperare fino a due ore di tempo al giorno per ciascun dipendente

Come precisa il Responsabile Finanziario di Gruppo Scheppach, «Agicap ha portato miglioramenti tangibili nel nostro lavoro quotidiano. Per noi è importante riunire i dati provenienti da diverse fonti e creare un quadro complessivo. Abbiamo la necessità da parte del management di fornire un'istantanea aggiornata della liquidità del gruppo. Agicap ci offre una risposta rapida».

Per Scheppach, Agicap ha rappresentato una soluzione all'avanguardia  che ha reso possibile una gestione finanziaria più rapida, e persino più strategica. Quello del Gruppo Scheppach è l'esempio concreto di come – per un CFO – il cash pooling automatizzato possa trasformarsi in un vero e proprio vantaggio competitivo.

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FAQ, o Domande Frequenti

Che cos'è il cash pooling?

Il cash pooling è un sistema di gestione della tesoreria che consente a un gruppo societario di centralizzare le proprie risorse finanziarie. In pratica, i saldi di cassa delle controllate vengono aggregati, così da compensare automaticamente le posizioni in surplus con quelle in deficit. Questo riduce il ricorso a finanziamenti esterni, migliora l’efficienza dei flussi di cassa e garantisce una gestione più strategica della liquidità. Per CFO e tesorieri, il cash pooling rappresenta uno strumento chiave di ottimizzazione e controllo finanziario.

Come funziona il cash pooling?

Il funzionamento del cash pooling varia in base alla sua tipologia. Nel cash pooling fisico i saldi delle società vengono trasferiti su un conto master centralizzato. Nel notional cash pooling, invece, non ci sono trasferimenti effettivi: è la banca a calcolare un saldo consolidato virtuale per ottimizzare gli interessi. In entrambi i casi, il gruppo ottiene una visione consolidata della liquidità, che lo aiuta a ridurre gli oneri finanziari e allocare i fondi dove servono.

Cosa dice l'OIC sul cash pooling societario?

L'Organismo Italiano di Contabilità (OIC) menziona il cash pooling nell'OIC 14, cioè il principio di contabilità sulla gestione delle disponibilità liquide. Nello specifico, l'OIC 14 offre una definizione di cash pooling e lo include tra le pratiche di ottimizzazione della liquidità dei gruppi societari. Da notare che l'introduzione del cash pooling nei principi contabili italiani è recente: risale infatti al 2012, anno in cui l'Organismo ha attivato un progetto di revisione e aggiornamento dei suoi principi.

Qual è il ruolo della holding nel cash pooling?

La holding è il fulcro del sistema di cash pooling, perché gestisce il conto master dove confluiscono le risorse delle controllate. Il suo compito è quello di accorpare i saldi, e di garantire che i fondi siano redistribuiti in modo efficiente e nel rispetto delle regole fiscali e contrattuali. In genere, poi, la holding definisce anche le policy di trasferimento, e supervisiona la conformità alla normativa fiscale. Ciò nonostante, le singole società del gruppo possono conservare una loro autonomia rispetto alla gestione dei singoli flussi di cassa, lì dove l'accordo lo consente.

Cosa si intende per transfer pricing?

Il transfer pricing è il sistema di regole che disciplina i prezzi di trasferimento applicati alle operazioni infragruppo, inclusi gli interessi derivanti dal cash pooling. Secondo i principi OCSE e la normativa italiana, tali condizioni devono essere allineate al cosiddetto arm’s length principle, cioè equivalenti a quelle che sarebbero praticate tra soggetti indipendenti. 

Perché scegliere un software per il cash pooling?

Gestire il cash pooling senza strumenti dedicati espone i gruppi a frammentazione dei dati, ritardi nelle previsioni e rischi di errore manuale. Un software per il cash pooling automatizzato – come Agicap – consente di centralizzare i flussi di cassa di più entità, automatizzando le attività di tesoreria del gruppo (es. riconciliazioni, trasferimenti, previsioni di cassa). Agicap inoltre offre integrazioni rapide con banche ed ERP e strumenti avanzati di compliance e reporting. In questo modo, un software permette di passare da una gestione reattiva a un approccio proattivo, che produce un impatto diretto sull'efficienza e la stabilità di gruppo.

Bibliografia

¹ PwC, Pooling solutions today: a new way of looking at liquidity management, 2023

² Deloitte Account Research Tool, Deloitte's Roadmap: Statement of Cash Flows, Giugno 2025

³ J. Grzywacz, Factoring and cash pooling as a company’s liquidity stimulators, Warsaw School of Economics, 2017

⁴ Tom Ross, Defeating the object, The Association of Corporate Treasurers, Marzo 2022

⁵ CMS Law, CMS Expert Guide to cash pooling, 2022



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