Equilibrio patrimoniale: definizione, calcolo, indici

Senza investimenti, non è un mistero, le aziende fanno fatica a crescere. Tuttavia non sempre gli investimenti sono finanziati da fondi propri. Anzi, il ricorso a finanziamenti esterni è la prassi della maggior parte delle aziende. Quello che va evitato è una situazione di sovraindebitamento, che metterebbe a rischio la solidità di un'attività. Ecco dunque che, in questi casi, il ricorso ad un'analisi patrimoniale può fornire una fotografia sintetica e, allo stesso tempo, precisa sullo stato di salute dell'azienda, evitando che l'eventuale debito possa in qualche modo inficiare sul patrimonio della stessa. Di quest'analisi ci occuperemo nell'articolo seguente, focalizzando l'attenzione sul concetto di equilibrio patrimoniale, che si verifica in presenza di rapporti ottimali tra impieghi e fonti di finanziamento.
Equilibrio patrimoniale: che cosa è
Mantenere salde le redini di un'azienda, ed evitare che la stessa finisca a gambe all'aria, è tutta questione di equilibri. In economia aziendale sono in particolare tre gli equilibri che vengono perseguiti dall'imprenditore. Oltre all'equilibrio economico (riguarda la relazione tra costi e ricavi) e a quello equilibrio finanziario (connesso ai flussi di denaro in entrata e in uscita), nella gestione di un'impresa particolarmente importante risulta l'equilibrio patrimoniale. Con quest'ultima espressione, si fa riferimento a una situazione in cui sono presenti rapporti corretti tra impieghi e fonti di finanziamento, fra capitale proprio e capitale di terzi.
Nello specifico, la situazione ideale si verifica quando:
- i debiti a medio e lungo termine risultano di importo inferiore agli impieghi a medio e lungo termine;
- i debiti a breve termine inferiori agli impieghi a breve termine;
- l’azienda è sufficientemente capitalizzata ossia dotata di mezzi propri.
Tutto quello che abbiamo fin qui visto riguarda lo stato patrimoniale, ovvero quel documento che sintetizza le informazioni che riguarda “impieghi e fonti”, ossia le risorse e le obbligazioni di cui l'azienda dispone in un dato momento, che insieme al conto economico e al rendiconto finanziario, costituisce il bilancio di esercizio.
- impieghi: sono i beni (asset) che l’impresa utilizza per svolgere l’attività e generare ricavi;
- fonti: indicano da dove vengono e a chi appartengono le risorse che l’impresa utilizza per finanziare gli impieghi.
Equilibrio patrimoniale: perché è importante
Premesso che il raggiungimento dell'equilibrio è una situazione piuttosto rara, l'analisi patrimoniale è uno strumento prezioso per l'investitore per capire se i finanziamenti a lungo termine coprono gli investimenti di lungo periodo. Se questo non dovesse verificarsi, sarebbe un segnale da prendere in seria considerazione per effettuare gli opportuni cambiamenti.
Volendo sintetizzare, l'equilibrio patrimoniale esprime l'attitudine dell'azienda ad accumulare e mantenere un ammontare di ricchezza (patrimonio) che sia congruo rispetto agli investimenti necessari allo svolgimento delle sue finalità.
Realizzare l'equilibrio patrimoniale significa:
- fare in modo che gli impieghi a lungo siano opportunamente finanziati dalle fonti a lungo termine;
- fare in modo che l'attivo circolante sia superiore al passivo corrente in modo da realizzare l'equilibrio patrimoniale nel breve periodo.
Equilibrio patrimoniale: come calcolarlo
La mia azienda è in grado con i propri mezzi di finanziare gli investimenti di lungo periodo? È questa la domanda a cui tenta di rispondere l'analisi patrimoniale e quindi il calcolo del punto di equilibrio. Uno squilibrio tra impieghi e fonti può portare nel medio termine a tensioni finanziarie. Pertanto è bene monitorare tale equilibrio e intervenire tempestivamente per correggerne eventuali effetti sulla gestione.
Per rispondere bisogna prima di tutto dotarsi di un documento, che è lo stato patrimoniale riclassificato.
Attraverso questo strumento si possono calcolare:
- Margine di struttura = Patrimonio netto - attivo immobilizzato
- Indice di autocopertura delle immobilizzazioni = patrimonio netto/attivo immobilizzato
Se il margine è positivo o se l’indice è maggiore di 1 vuol dire che l’azienda copre gli investimenti di lungo periodo solo con i propri mezzi. Quindi si tratta di un’attività solida, ovvero che opera in equilibrio patrimoniale.
Se il margine è negativo o se l’indice è minore di 1 non bisogna preoccuparsi. Si tratta di una situazione frequente. A dire la verità, sono rarissimi i casi di aziende in equilibrio patrimoniale. In ogni caso, fino a quando l’indice si aggira intorno allo 0,7% la situazione si può dire soddisfacente.
Dall’analisi patrimoniale è possibile ricavare il ROE (Return on Equity), uno degli indicatori di redditività più importanti per verificare quanto i soldi investiti in un’azienda siano in grado di restituire in termini di profitti.
Per concludere
Abbiamo visto, in che cosa consiste l'equilibrio patrimoniale. Ma quando verificarlo? Premesso che non ha senso mettere tutti i mesi in mano all’imprenditore, numeri che non ha il tempo di approfondire, è decisamente meglio individuare alcuni momenti precisi durante l’anno da dedicare a questa attività.
L'ideale sarebbe stampare lo stato patrimoniale e focalizzare l’attenzione su questo prospetto a marzo/aprile quando si chiude il bilancio dell’anno precedente e a novembre nella fase di preparazione del budget.
L'analisi del patrimoniale è solo una delle attività di monitoraggio che le aziende devono effettuare per tener sotto controllo lo stato di salute attuale e le prospettive future.
Fondamentale importanza per qualunque impresa, indipendentemente dalle dimensioni e dal settore in cui opera, è il controllo della liquidità. Senza un flusso costante di denaro in entrata, qualsiasi attività, anche quella con vendite sostenute, rischia di trovarsi senza benzina per poter continuare a muoversi. Si pensi solo ai casi di quelle aziende che devono vedersela con clienti che pagano in ritardo o chiedono dilazione dei pagamenti. Si può facilmente capire come tali situazioni, caratterizzate da un gap temporale ampio tra entrate e uscite, rischiano di creare disequilibri finanziari.
Ecco perché tenere sempre monitorato il cash flow è un'attività a cui non è possibile rinunciare. Spesso, tuttavia, chi lo fa utilizza strumenti come Excel, che pur presentando aspetti positivi hanno altresì dei limiti, come la facilità di incorrere in errori durante l'inserimento dei dati e la perdita di tempo.
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