La pandemia Covid prima e la crisi energetica dopo hanno messo a dura prova i bilanci di migliaia di piccole e medie imprese italiane, sempre più in difficoltà nel trovare il punto di equilibrio economico. Ma che cosa si intende con questa espressione? Lo vediamo nel dettaglio in questo articolo, partendo dalla definizione e dalla formula per poi analizzare le ragioni per cui è importante.
Equilibrio economico: definizione
Nella maggior parte dei casi, le imprese sono organizzazioni fondate con l’obiettivo di creare ricchezza e quindi conseguire degli utili. Per farlo sono dunque chiamate a sviluppare punti di forza nei confronti dei concorrenti, mantenendo allo stesso tempo tre tipi di equilibrio:
- Equilibrio economico: garantito in presenza di flussi di ricavi maggiori del flusso dei costi. Se tale situazione si verifica, la differenza tra i flussi rappresenta l’utile d’esercizio. Viceversa se il flusso di costi supera il flusso di ricavi, la differenza è definita perdita d’esercizio;
- Equilibrio finanziario: in questo caso i parametri presi in considerazione sono i flussi monetari in entrata (ricavi e denaro preso in prestito) e uscita (costi e rimborso finanziamenti). La situazione ideale si verifica quando i flussi in entrata sono maggiori di quelli in uscita;
- Equilibrio patrimoniale: è garantito dalla seguente relazione: fonti di finanziamento proprie almeno uguali alle fonti di finanziamento esterne. Se la condizione si verifica l’impresa è definita capitalizzata; viceversa se l’impresa ricorre in misura più elevata al capitale di credito, è definita sottocapitalizzata.
In questo articolo ci occuperemo nel dettaglio dell’equilibrio economico, ovvero quella situazione in cui le operazioni di gestione permettono di ottenere un flusso di ricavi capace almeno di coprire i costi dei fattori produttivi.
Per calcolare il punto di equilibrio di un'attività occorre dunque conoscere i costi totali, composti a loro volta da costi fissi e costi variabili, e i ricavi.
- I costi fissi sono rappresentati dalle spese che non variano in relazione alla quantità di beni prodotti o di servizi erogati. Il tipico esempio è quello del canone di affitto o dei costi amministrativi, che rimangono invariati al crescere o al diminuire della produzione;
- I costi variabili sono, al contrario, direttamente proporzionali alla quantità di beni prodotti. Pensiamo ad esempio ai costi legati alla materia prima o alla manodopera: all'aumentare della produzione aumenteranno anche questi costi.
- I ricavi totali di un'attività si calcolano moltiplicando la quantità di servizi o beni venduti per il ricavo unitario. Ovviamente, i ricavi totali sono direttamente proporzionali alle vendite.
Il punto di equilibrio è rappresentato dall'equazione tra i costi totali e i ricavi totali. Quando i costi totali e i ricavi totali sono in parità, è stato raggiunto il punto di equilibrio. In quel momento l'azienda non sta producendo perdite né utili.
In termini pratici, l’equilibrio economico è dato dall'attitudine a operare in condizioni che consentono almeno di ripristinare la ricchezza consumata nello svolgimento della gestione. Poiché l'obiettivo di qualsiasi azienda è quella di produrre profitti, l'imprenditore o i dirigenti avranno l'obiettivo in mente di fare in modo che i ricavi siano superiori ai costi, in modo da creare profitti.
Un esempio di gestione economica efficiente è dunque quella in cui la differenza tra ricavi e costi è positiva. In altre parole, l’azienda genera utile, come in questo esempio. Immaginiamo che l'azienda Rossi srl abbia:
Ricavi = 10.000 euro
Costi = 5.000 euro
Per cui otterrà
Utile di esercizio = Ricavi - costi= 5.000 euro
Quello appena fatto è un'estrema semplificazione di un processo più complesso che riguarda il conto economico, il cui schema si può semplificare:
+ Ricavi
- Costo monetario del venduto
= Margine operativo lordo (MOL)
- Ammortamenti
= Risultato operativo
-/+ Risultato netto delle gestioni accessorie +/- Oneri finanziari netti
+/- Componenti straordinarie di reddito
= Risultato prima delle imposte
- Imposte
= Risultato netto
Il concetto di equilibrio nell'economia aziendale, non va dimenticato:
- è un concetto dinamico che deve tenere in considerazione gli andamenti e le prospettive evolutive future dell'azienda e dell'ambiente che la circonda;
- deve essere durevole nel tempo.
Equilibrio economico, perché è importante
Se sei il titolare di un'attività economica, conoscere il punto di equilibrio del tuo esercizio è un'informazione basilare per poter prendere decisioni strategiche per la tua azienda ed eventualmente intervenire nel caso in cui le cose non andassero nel migliore dei modi.
Sono infatti diverse le variabili su cui puoi agire per modificare le sue condizioni di equilibrio economico:
• Prezzi di vendita dei prodotti: modificano i ricavi
• Prezzi di acquisto dei fattori produttivi: modificano i costi
• Volumi di acquisto/produzione/vendita: i ricavi e i costi riflettono anche le quantità.
Conoscendo i costi totali e il ricavo unitario potrai calcolare la quantità di vendite da raggiungere per essere in equilibrio.
Costi totali/ricavo unitario = Quantità di vendite
Indicatori per valutare l’equilibrio aziendale
Al di là della formula di equilibrio economico, per valutare il profilo di un’azienda, ossia il grado di economicità spesso si fa ricorso a tre indicatori:
- ROI (return on investments): è un indice di bilancio che indica la redditività e l'efficienza economica della gestione caratteristica a prescindere dalle fonti utilizzate. In termini numerici il ROI è dato dal rapporto tra reddito operativo / capitale investito e restituisce il rendimento di ogni euro investito in azienda;
- ROE (return on equity): rappresenta l’economicità nell’ottica dell’azionista. Viene calcolato con il rapporto tra il reddito netto/capitale netto e fotografa il rendimento degli azionisti nella specifica azienda;
- ROS (return on sales): esprime l’economicità che l’azienda consegue per ogni euro guadagnato. È dato dal rapporto tra reddito operativo/fatturato.
Per concludere
Ci sono momenti nella vita di un'impresa in gli incassi, anche se sostenuti, possono volatilizzarsi in men che non si dica magari perché si sostengono troppe spese: si pensi solo all'impennata delle materie prime e delle bollette a cui devono far fronte le piccole e medie imprese in questa fase di crisi energetica. Purtroppo, tutte queste situazioni sono all’ordine del giorno di numerose attività imprenditoriali, che svolgono il proprio lavoro nel migliore dei modi, ma senza ottenere evidenti benefici economici.
Da qui la domanda fondamentale, che molti imprenditori si pongono: qual è il totale dell'incasso necessario per sostenere i costi aziendali e la serenità imprenditoriale? Per avere una risposta, si deve partire da un’analisi dei costi, ma non meno importante da un monitoraggio della liquidità.
Senza un controllo costante dei flussi di liquidità in entrata e una previsione efficiente del cash flow in chiave prospettica è impossibile assicurarsi un equilibrio dei conti. Tutto facile, sulla carta. Quando poi si tratta di aprire un file Excel e iniziare a inserire i dati, è allora che iniziano i problemi.
L’utilizzo di file Excel, a cui molte aziende fanno ancora ricorso, non essendo un supporto informatico dedicato alla tesoreria, non solo non aiuta le imprese ad avere un prospetto di cash flow aggiornato e preciso; ma è uno strumento lento e vittima di molti errori manuali. Tali errori emergono poi in fase di analisi e di decisione, rallentando l’intero processo; o peggio ancora, favorendo decisioni sbagliate.
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