Acronimo di “Debt Service Coverage Ratio”, il DSCR è un indicatore particolarmente importante per le aziende per due motivi: primo, perché utilizzato dalle banche per decidere se un'azienda è in grado di ripagare un prestito; secondo, perché è uno degli indici di allerta che le imprese devono monitorare con l'entrata in vigore del nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (Dlgs 14/2019). Vediamo nel dettaglio come si calcola.
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Debts service coverage ratio (DSCR): qual è il significato?
Il Codice della Crisi d’impresa e dell’insolvenza, che è entrato in vigore il 15 luglio 2022, ha rivoluzionato la legge italiana sul fallimento, non solo perché ha introdotto importanti novità nella gestione della crisi, ma soprattutto perché ha reso obbligatorio il monitoraggio di tutta una serie di indicatori in grado di prevenire la crisi stessa.
Con l’obiettivo di diagnosticare già dai primi sintomi eventuali segnali di crisi, il legislatore ha infatti posto l’accento su tutta una serie di indici di allerta.
Tra questi spicca il DSCR. Acronimo di “Debt Service Coverage Ratio”, in italiano “Rapporto di copertura del servizio del debito”, il DSCR misura la capacità di un'azienda di utilizzare il proprio reddito operativo per ripagare il suo debito nei successivi sei mesi. In altre parole, questo indice permette di valutare se e come l’impresa è in grado di sostenere gli impegni presi nei confronti degli istituti bancari o finanziari. Per questo, il DSCR è considerato uno strumento imprescindibile dalle banche, che se ne servono per valutare la solidità di un'impresa.
Il monitoraggio del DSCR acquista particolare rilievo nella vita aziendale in quanto non si limita a quantificare in maniera “statica” l’ammontare totale del debito finanziario in relazione al patrimonio netto, ma ne analizza in modo “dinamico” e prospettico la capacità di rimborso e la sostenibilità dell’indebitamento alla luce dei piani di sviluppo aziendali.
Come si calcola l'indice DSCR? (formula)
La tradizionale formula di calcolo del DSCR è la seguente:
DSCR = Cash flow operativo - tasse / flusso finanziario a servizio del debito
- Numeratore -> Cash flow operativo – tasse: ovvero il flusso di cassa prodotto dalla gestione caratteristica al netto delle imposte sul reddito d’esercizio.
- Denominatore -> Flusso finanziario a servizio del debito: si intende il flusso finanziario per il pagamento degli interessi passivi, nonché della quota capitale dei finanziamenti nel periodo considerato.
Qual è il valore ottimale che dovrebbe avere il DSCR?
In generale, il debito si considera sostenibile quando il valore dell’indice risulta superiore a uno. Pertanto, se il DSCR a sei mesi è inferiore ad 1 dovrebbe scattare l’allarme.
Nel calcolo del DSCR possono quindi emergere tre tipi di risultati: maggiore di 1, uguale a 1 o inferiore a 1. Vediamo nel dettaglio cosa significano.
Cosa indica il DSCR maggiore di 1?
Questo valore si ottiene quando il cash flow operativo generato supera gli impegni finanziari a servizio del debito. Un indice DSCR superiore a 1 segnala, dunque, che l'impresa si trova in buona salute e riesce a far fronte ai propri obblighi finanziari.
Cosa indica il DSCR uguale a 1?
In questo caso il cash flow operativo generato viene totalmente assorbito dagli impegni finanziari a servizio del debito. Ciò significa che l'azienda non possiede altre risorse da dedicare agli investimenti.
Cosa indica il DSCR inferiore a 1?
Se il DSCR è minore di 1 significa che il cash flow operativo è inferiore agli impegni finanziari a servizio del debito. Tale situazione indica la presenza di una certa tensione finanziaria con possibili difficoltà nel rimborso del debito. Un DSCR con segno negativo implica, in altri termini, “una ragionevole presunzione dello stato di crisi d’impresa”, cioè l’incapacità dell’impresa di far fronte ai debiti con i flussi di cassa generati.
Il DSCR e la crisi d’impresa nella riforma della legge fallimentare
Come abbiamo anticipato, l’elemento centrale del nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza è il sistema di allerta e prevenzione. In pratica, con la sua entrata in vigore, il 15 luglio 2022, l’imprenditore è tenuto ad adottare un assetto organizzativo adeguato ai fini della tempestiva rilevazione dello stato di crisi e dell’assunzione delle idonee iniziative. La periodica verifica della sostenibilità finanziaria nel breve periodo può essere misurata proprio attraverso il DSCR che indica la capacità di rimborso del debito.
In sintesi, per il calcolo del DSCR:
- è necessaria la presenza di un budget di tesoreria che rappresenti le entrate e le uscite di disponibilità liquide, ovvero la stima dei flussi di cassa futuri al servizio del debito ed i flussi necessari per rimborsare il debito non operativo;
- generalmente si considera come arco temporale di riferimento il periodo di sei mesi, anche se tale periodo può essere ampliato;
- la stima del dato utilizzato per il calcolo dell’indice e la relativa valutazione di adeguatezza sono compiti dell’organo amministrativo delegato.
All’interno della cornice normativa del nuovo Codice della Crisi d’impresa e dell’insolvenza, il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC) ha indicato due modalità di calcolo del DSCR. La scelta tra una modalità di calcolo e l'altra dipende da fattori come le dimensioni dell'azienda, la presenza o meno di scaduto e la complessità dei sistemi di gestione e controllo.
Primo metodo di calcolo
Con il primo metodo il DSCR si ricava dal budget di tesoreria, ossia dal documento che riporti le entrate e le uscite di disponibilità liquide attese nei successivi sei mesi.
Formula
DSCR = Risorse disponibili per il servizio al debito / Uscite previste contrattualmente per rimborso di debiti finanziari
Numeratore: Risorse disponibili per il servizio al debito, ossia tutte le entrate di liquidità previste nei successivi sei mesi, incluse le giacenze iniziali di cassa, dal quale sottrarre tutte le uscite di liquidità previste riferite allo stesso periodo, ad eccezione dei rimborsi dei debiti posti al denominatore.
Denominatore: Uscite previste contrattualmente per rimborso di debiti finanziari, che include le uscite previste contrattualmente per rimborso di debiti finanziari (verso banche o altri finanziatori), ossia il pagamento della quota capitale contrattualmente previsto per i successivi sei mesi.
Secondo metodo di calcolo
Il secondo metodo prevede che calcolo del DSCR sia effettuato mediante il rapporto tra i flussi di cassa complessivi liberi al servizio del debito attesi nei sei mesi successivi ed i flussi necessari per rimborsare il debito non operativo che scade nello stesso periodo.
Formula
DSCR = Flussi di cassa liberi attesi al servizio del debito / Flussi necessari per rimborsare il debito non operativo
Numeratore: Flussi di cassa liberi attesi al servizio del debito comprendono i flussi operativi al servizio del debito + disponibilità liquide iniziali + linee di credito disponibili che possono essere usate nell’orizzonte temporale di riferimento.
Denominatore: Flussi necessari per rimborsare il debito non operativo comprendono pagamenti previsti per capitale ed interessi debito fiscale o contributivo+debito nei confronti dei fornitori e degli altri creditori.
Conclusioni
Con l'entrata in vigore del Codice della Crisi d’impresa e dell’insolvenza, tutte le imprese dovranno dotarsi di sistemi informativi e di adeguate piattaforme per poter tenere sotto controllo i flussi di cassa, ma anche mettere a punto un sistema in grado di rilevare in anticipo eventuali anomalie gestionali. È proprio l'incapacità di pianificare correttamente i propri flussi di cassa che spinge molte aziende in crisi di liquidità. E, in casi estremi, in fallimento.
Gestire in modo efficace il proprio cash flow rappresenta un driver fondamentale per la crescita e – in situazioni di congiuntura difficile come quella che stiamo vivendo – anche per la sopravvivenza di un’azienda. Quelle che fino ad oggi erano dunque delle sane abitudini di gestione aziendale, adesso sono obbligatorie per legge. Su quest’ultimo fronte, il Codice della Crisi parla chiaro: l’imprenditore deve “attivarsi senza indugio per l’adozione e l’attuazione di uno degli strumenti previsti dall’ordinamento per il superamento della crisi e il recupero della continuità aziendale”. In caso contrario, l’amministratore rischia di andare incontro a responsabilità penali.
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