Open Banking, rivoluzione finanziaria o nuovo far west?

Una scintilla che ha innescato una rivoluzione. Se si dovesse descrivere l’effetto della direttiva europea PSD1 del 2007 sul settore bancario, questa sarebbe forse l'analogia più calzante. Perché l’open banking ha mosso i primi passi lì, in questo terreno, mentre negli Stati Uniti prendeva piede la teoria dell’economista Henry Chesbrough, che proponeva l’open innovation come modello di crescita del mercato basato sul libero scambio di risorse e informazioni.
Da allora in poi, di passi avanti ne sono stati fatti parecchi. Nel 2018, la nuova direttiva PSD2 ha consolidato le fondamenta dell’open banking, accelerando la trasformazione del settore bancario verso un modello sempre più aperto e collaborativo. Oggi, anche grazie alla recente introduzione del Regolamento FIDA (Financial Data Access), il concetto stesso di open banking si è ampliato, sostituito ormai quasi del tutto dall’open finance, un approccio persino più inclusivo e integrato, che si prepara a segnare una seconda rivoluzione nel mondo della finanza.
Ma qual è l’impatto dell’open banking sulle imprese che operano al di fuori del settore bancario? Quali benefici può ricavarne chi si trova dall’altra parte, vale a dire dalla parte – non degli operatori ma – dei fruitori dell’open banking? E quali rischi, se ce ne sono? Quando si parla di open banking, lo si fa sempre dal punto di vista degli operatori del settore (le banche, le fintech). In questo articolo, però, ti proponiamo un cambiamento di prospettiva. Per indagare a fondo le opportunità dell’open banking, ma anche per imparare a sfruttarle, a vantaggio del tuo business.
Cosa si intende per open banking?
L’open banking è un nuovo modello di comunicazione bancaria che permette lo scambio facilitato di dati finanziari tramite l’uso di API, o Application Programming Interface, in altre parole interfacce digitali che lavorano come intermediari tra due realtà – in questo caso, le banche e i loro clienti.
Possiamo però capire a pieno cos’è l’open banking, soltanto se analizziamo due prospettive: cioè, appunto, quella delle banche (o meglio, del mercato bancario) e quella dei clienti (consumatori e aziende). Perché l’open banking, che ha avuto un impatto rivoluzionario sul sistema bancario tutto, ha prodotto effetti ben precisi che vale la pena osservare.
-
Dal punto di vista delle banche, l’open banking ha rappresentato – letteralmente – un’apertura del mercato bancario a nuovi operatori. Se prima i dati finanziari erano esclusivamente nelle mani degli istituti di credito, oggi la tecnologia consente un passaggio libero (ma sicuro) di informazioni. Questo ha permesso la nascita di nuove realtà imprenditoriali, principalmente fintech , che prima d’ora non avevano avuto mai accesso al mercato dei servizi finanziari. Mercato di cui oggi fanno parte, e che arricchiscono con un livello di innovazione e una qualità dei servizi mai vista prima. L’open banking, in sintesi, ha incentivato l’inclusività e la competizione, spingendo le imprese verso lo sviluppo di prodotti e servizi sempre più vicini alle esigenze dei clienti.
-
Dal punto di vista dei clienti, invece, il concetto di open banking ha significato maggiore accessibilità ai dati finanziari, e quindi a una migliore fruizione. Da quando l’open banking si è affermato come modello di riferimento nella comunicazione bancaria, i clienti (specie se business) hanno potuto adottare un approccio più diretto nella gestione dei propri soldi, grazie – per esempio – a un monitoraggio in tempo reale dei movimenti di banca o a una visione integrata della liquidità, che si traduce così in un controllo diretto della propria situazione finanziaria. In ultimo, il mercato libero dei servizi finanziari ha inevitabilmente ridotto i prezzi; di conseguenza, per i clienti, l'open banking ha rappresentato anche un enorme risparmio sul fronte della gestione del denaro.
La normativa PSD2 da cui tutto è iniziato
Se è vero che già nei primi anni del 2000 si preparava il terreno per l'open banking – anche grazie alla diffusione, negli Stati Uniti, della teoria economica dell’open innovation – la sua vera esplosione è avvenuta nel 2018, poco dopo l’attuazione della normativa PSD2.
Anzi, in questa storia, l’entrata in vigore della normativa PSD2 (Payment Services Directive 2) rappresenta proprio un evento chiave. Questa seconda direttiva europea, infatti, ha definito un quadro normativo europeo per i servizi di pagamento digitali che è stato tracciato in direzione del mercato libero e della libera concorrenza.
In altre parole, l’Unione Europea ha voluto incentivare l’innovazione del sistema bancario, e per riuscirci ha dato spazio a soggetti terzi – quindi aziende, start-up, società esterne agli istituti finanziari consolidati – consapevole che la competizione avrebbe portato servizi digitali sempre più avanzati, come infatti poi è successo.
Di fatto, la normativa europea PSD2 ha aperto le porte a una nuova era del settore bancario, che ha coinvolto in seguito il mercato bancario internazionale, e ha dato vita a un ecosistema di aziende fintech nuove, competitive e dinamiche.
Come funziona l’open banking?
Al di là della teoria dietro l’open banking, è interessante comprenderne il meccanismo pratico. Avere contezza di tutti gli elementi in gioco, e di come questi elementi interagiscono fra di loro, è sicuramente un ottimo punto di partenza per avvicinarsi all’open banking in un contesto sicuro, al riparo da rischi.
Per capire come funziona l’open banking, dobbiamo allora considerare almeno tre aspetti principali:
- attori in gioco
- strumenti utilizzati
- standard tecnici
Vediamoli, qui sotto, uno per uno.
Attori in gioco. Banche, clienti, terze parti
L'ecosistema open banking è popolato da tre attori chiave che cooperano per permettere una condivisione sicura e fluida dei dati finanziari.
- Le banche sono i soggetti che custodiscono i dati finanziari dei loro clienti (importo dei conti bancari, storico delle transazioni, rendiconti, ecc.). Perché la condivisione dei dati funzioni in maniera efficiente, gli istituti bancari sono tenuti ad adeguarsi alle esigenze dell’open banking – il che significa, in parole semplici, lavorare allo sviluppo di API bancarie e, al contempo, aggiornare i propri sistemi IT perché siano all’altezza delle nuove tecnologie. È anche in questo senso che l’open banking ha “cambiato” il sistema bancario: il modello API-first ha dato un nuovo volto alle banche tradizionali, spingendole a forza nella direzione della trasformazione digitale, aprendole a tecnologie più innovative.
- I clienti in questo scenario assumono un ruolo centrale, e diventano attori attivi e consapevoli delle proprie finanze. Senza il loro consenso esplicito, l’open banking non sarebbe infatti possibile. È per questo che la fiducia dei consumatori ha così tanto peso per gli operatori del settore. Fino a qualche anno fa, una ricerca di Visa Consulting & Analytics evidenziava come la mancanza di fiducia fosse il principale ostacolo dell’open banking. Fiducia che – secondo il Market Outlook di CRIF – è sempre più forte, tanto che solo nel primo semestre del 2023 si è registrato un aumento di utenti attivi pari al 30%.
- Le terze parti, dette anche third party provider o TTP, sono invece la vera novità del sistema open banking. Si tratta di società finanziarie autorizzate esterne al sistema bancario tradizionale che, su richiesta del cliente, offrono servizi finanziari digitali, come la gestione dei conti, il pagamento elettronico e l’analisi delle spese. Le cosiddette “terze parti” sono spesso start up indipendenti che, in alcuni casi, vengono inglobate all’interno di un gruppo bancario. Secondo Open Banking Tracker, quelle italiane attualmente sono 13, un numero sicuramente contenuto rispetto a quello registrato in Paesi come il Regno Unito (173). Tuttavia il mercato dei servizi finanziari digitali è in forte crescita, e perciò si stima un aumento significativo del numero di TTP nei prossimi anni.
AISP, PISP e tipologie di servizio
La direttiva PSD2, oltre a introdurre i TTP nel sistema bancario, li ha anche classificati in due categorie: gli AISP (Account Information Service Providers) e i PISP (Payment Initation Service Providers). In cosa consiste questa differenza?
Gli AISP fungono da aggregatori di conti, cioè consentono ai clienti di banca di visionare – in un'unica piattaforma – informazioni finanziarie provenienti da diversi conti bancari, carte di credito e altri strumenti di pagamento. Dunque, grazie alle API fornite dalle banche, gli AISP ottengono l'accesso sicuro ai dati finanziari dei clienti, ovviamente previo consenso, e aiutano i clienti a ottimizzare la gestione delle finanze.
I PISP, invece, si concentrano sui pagamenti. In sostanza, i Payment Initation Service Providers permettono ai clienti di avviare pagamenti senza dover utilizzare i siti web o le app delle banche tradizionali. È un servizio che troviamo spesso sui siti di e-commerce: quando acquistiamo un prodotto, eseguiamo un pagamento direttamente sul sito tramite PISP, purché si dia conferma con l’app della banca o con un codice OTP.
AISP e PISP rappresentano, insomma, due pilastri fondamentali dell'open banking che garantiscono ai consumatori un'esperienza più personalizzata, efficiente e gratificante nella gestione delle proprie finanze.
Gli strumenti utilizzati. API, piattaforme, formati
L’open banking funziona grazie a tecnologie essenziali, il cui sviluppo ha rappresentato un cambiamento rivoluzionario per il settore delle banche. La prima fra tutte è sicuramente la tecnologia delle API, che già avevamo menzionato all’inizio di questo articolo.
Ma cosa sono, in sintesi, le API? Le API sono strumenti che facilitano la comunicazione fra diversi server o software. In pratica, lavorano come intermediari per permettere a diversi componenti di interagire tra loro. Nel caso dell’open banking, questo si traduce in un sistema che mette in contatto le banche e gli operatori terzi (TTP), e grazie al quale è possibile uno scambio sicuro e facilitato di informazioni. Lo sviluppo di API non è comunque un compito specifico dei soggetti terzi: anche le banche, infatti, possono dedicarsi alla progettazione e allo sviluppo di Application Programming Interface.
Oltre alle API, un’altra tecnologia fondamentale è quella delle piattaforme di sistema, dette anche Piattaforme di Open Banking (POB) o PSD2 Gateway. Si tratta di infrastrutture informatiche che gestiscono i flussi di dati tra le diverse parti in gioco, sempre garantendo la conformità alle normative e la sicurezza delle transazioni. Possiamo definire le piattaforme di sistema come hub centralizzati che connettono le terze parti con le banche che aderiscono, ma tramite un unico punto di accesso. In sostanza, attraverso le API, le piattaforme di sistema abilitano lo scambio sicuro e standardizzato di dati finanziari, e permettono alle terze parti di offrire servizi innovativi ai consumatori.
In ultimo, vale la pena menzionare il formato dei dati, elemento fondamentale per connettere banche e soggetti terzi. Gli operatori del settore, infatti, hanno adottato formati di dati standard come XML (Extensible Markup Language) e JSON (JavaScript Object Notation). Il formato XML supporta lo standard ISO 20022, standard di messagistica utilizzato dalle banche, ed è il formato di riferimento per i pagamenti SEPA. Il formato JSON, invece, è il formato preferito per la trasmissione di informazioni, perché leggero e di facile lettura. In definitiva, XML e JSON rappresentano due pilastri fondamentali per lo scambio di dati e contribuiscono a creare un sistema finanziario più aperto, trasparente e accessibile a tutti.
Gli standard tecnici. Norme, linee guida, protocolli
Quando parliamo di standard tecnici, intendiamo l’insieme di criteri, linee guida e regole concordate a livello internazionale, o anche soltanto all’interno dell’Unione Europea. Di base ne esistono di diversi tipi, e tutti contribuiscono a far funzionare al meglio il sistema open banking. Tra questi, è bene menzionare:
- gli standard normativi, come la PSD2 e il Regulatory Technical Standards (o RTS) che – come già spiegato – definiscono i principi base e i requisiti operativi per l'open banking;
- gli standard di messaggistica, come quelli previsti dal protocollo ISO 20022 e dall’adozione di formati di dati precisi (XML, JSON) che permettono uno scambio efficiente di informazioni;
- gli standard di sicurezza, tra cui la Strong Customer Authentication (o SCA) che impone metodi di autenticazione a più fattori, e i Common and Secure Open Standards of Communication (o CSC) che specificano quali protocolli di comunicazione utilizzare (es. HTTPS) e impongono un audit periodico delle misure di sicurezza;
- gli standard di interfaccia, che definiscono le modalità di interazione tra banche e terze parti, per esempio attraverso l’adozione delle API RESTful che semplificano i meccanismi dell’open banking.
Lo standard SEPA dell’Unione Europea
Lo standard SEPA in Europa gioca un ruolo importante per l’open banking. SEPA, acronimo di Single Euro Payments Area, è un’area unica per pagamenti in euro che comprende 36 Paesi europei. Il suo obiettivo è semplificare, armonizzare e rendere più efficienti i pagamenti elettronici transfrontalieri, attraverso l’utilizzo di formati standardizzati come l’XML ISO 20022.
In sostanza, si tratta di una infrastruttura di pagamento, un canale, che le TTP in Europa sono tenute a utilizzare. Il network SEPA serve a:
- avviare pagamenti
- ricevere pagamenti
- aggregare i conti bancari
L’adozione dello standard SEPA ha quindi contribuito a facilitare ulteriormente la gestione del denaro sul territorio europeo.
L’open banking è un rischio per i clienti di una banca?
Il titolo di questo articolo si pone una domanda molto diretta: l’open banking è una rivoluzione finanziaria o un far west? In altre parole, il lancio dell’open banking ha aperto le porte a qualsiasi soggetto terzo, anche a scapito della sicurezza dei clienti?
Si tratta, questo, di un dubbio abbastanza comune, soprattutto nelle prime fasi di introduzione dell’open banking. Un dubbio che, sebbene oggi appaia in buona parte superato, continua a persistere. Secondo il Market Outlook di CRIF, fino al secondo semestre del 2022, soltanto il 56% dei consumatori totali ha dato il consenso alla condivisione dei dati. Un dato che in effetti è in crescita, ma che dimostra un certo livello di resistenza da parte dei clienti di banca – dovuto, con tutta probabilità – alla paura di mettere a rischio i propri dati.
In realtà, se è vero che l’introduzione di nuove tecnologie e soggetti terzi può aumentare il rischio di dispersione dei dati, è anche vero che le normative previste dall’Unione Europea (e non solo) impongono solide restrizioni per tutelare al massimo i consumatori e le imprese che vogliono sfruttare i vantaggi dell’open banking.
Ne abbiamo parlato in questo articolo più volte: l’adesione a standard tecnici precisi, il ricorso all’autenticazione a più fattori, il formato ISO 20022 sono tutte strategie volte a garantire la sicurezza massima nello scambio dei dati tra banche, TTP e clienti. Senza contare che sull’open banking si applica un sistema di vigilanza specifico, che nel nostro Paese è gestito da Banca d’Italia. Un sistema di controllo che si articola su più livelli, e riguarda:
- Gli ASPSP, o Account Service Payment Providers, cioè gli istituti finanziari
- Le open banking platform, in sostanza le piattaforme di sistema
- Le infrastrutture gestite da soggetti terzi su cui si appoggia l’open banking
Le imposizioni della normativa, per altro, sono tali da rappresentare un ostacolo per la crescita del mercato delle fintech e dei soggetti terzi. Fino a qualche anno fa, diverse tech company italiane ritenevano che le normative sulla sicurezza limitassero l'accesso ai dati da parte di terzi, mettendo quindi un freno allo sviluppo dell’open banking in generale.
Questo significa, in altre parole, che l’open banking è un vantaggio (e non un rischio!) soprattutto per i clienti di banca, consumatori privati e aziende.
E quali sono, allora, i principali benefici per i clienti?
Un cliente di banca che dà il consenso alla condivisione dei dati, e che quindi sceglie di sfruttare le potenzialità l’open banking, potrà contare su:
- maggiore controllo sulle finanze
- accesso a servizi innovativi
- maggiore trasparenza bancaria
- migliore customer experience
- sicurezza e protezione dei dati
- offerte e promozioni personalizzate
- migliore pianificazione finanziaria
Giusto per fare un esempio, è grazie all’open banking che è possibile pagare online bollette, o ricevere statistiche in tempo reale sull’andamento del cash flow. Inoltre, se pensiamo a un elemento fondamentale per le aziende, quale è l’accesso al credito, anche in questo caso l’approccio open offre vantaggi significativi: grazie a un accesso migliorato dei dati, è possibile infatti un credit scoring* più accurato* che agevola le imprese alla ricerca di un finanziamento. In sostanza, i clienti che si approcciano all’open banking non hanno nulla da temere.
Dall’open bank all’open finance
Negli ultimi tempi, il concetto di open banking si è evoluto in qualcosa di più complesso e olistico che abbraccia anche il settore finanziario e assicurativo. Parliamo dell’open finance che applica a pieno i principi dell’open innovation, come teorizzato da Henry Chestbrough.
Non si tratta quindi di una condivisione dei dati limitata ai pagamenti. Con l’open finance, si apre la strada a un’altra categoria di provider: i FISP, ovvero i fornitori di servizi di informazioni finanziarie (o Financial Information Service Providers) che possono avere accesso ai dati sul credito, sui debiti e sugli investimenti dei clienti di banca. In questo modo si potrà offrire ai clienti un ecosistema finanziario certamente più integrato e completo, e quindi una migliore customer experience.
In definitiva, l'open finance rappresenta un ulteriore cambiamento nel bancario, e quindi un nuovo modo di avvicinarsi alla gestione delle proprie finanze. Un passaggio che si concretizzerà con l'entrata in vigore della regolamentazione FIDA (Financial Data Access), cioè il framework di riferimento per l’accesso ai dati finanziari, atteso per il 2025.
Quanto è utile l’open banking per le aziende?Il caso studio di Wyz Group
Che l’open banking sia una rivoluzione, Wyz Group lo ha compreso bene. Per un gruppo societario, infatti, la gestione finanziaria (o anche, più semplicemente, il monitoraggio del cash flow) è un’impresa quasi impossibile, se gestita secondo metodi tradizionali.
Nel caso di Wyz Group, compagnia francese che sviluppa servizi digitali per case automobilistiche, l’analisi del flusso di cassa si stava trasformando in un processo troppo complesso. Diversi conti bancari e società sorelle da monitorare: tenere tutto sotto controllo richiedeva troppo tempo, che veniva tolto ad altre attività cardine del business.
Per questo Joëlle Guirard, CFO di Wyz Group, e Soline Vuatrin, responsabile finanziario del gruppo, hanno scelto Agicap, software di cash management e connettività bancaria che offre accesso immediato alla tesoreria e una visione consolidata del cash flow, includendo i flussi di cassa di ogni società appartenente alla holding, e quindi comunicando con ogni banca a cui il gruppo societario si appoggia.
Prima di Agicap, dovevamo accedere a ciascun conto bancario e individuare nel dettaglio quale grande cliente aveva pagato o meno. Era un processo estremamente complicato da gestire ogni giorno. Joëlle Guirard, CFO of Wyz Group
Oggi invece, grazie a Agicap che garantisce l’integrazione con migliaia di banche (europee e non solo), Wyz Group riesce a controllare la posizione di cassa dell’intero gruppo, il che significa anche prevedere meglio le necessità di cassa, ridurre i rischi finanziari e pianificare con maggiore precisione le strategie di crescita.
"Finalmente possiamo consolidare con facilità tutti i conti bancari, e questo ci permette di orientare i flussi di cassa nel miglior modo possibile, così che ciascuna filiale abbia i fondi necessari nel proprio conto per pagare i fornitori." - Joëlle Guirard, CFO of Wyz Group
Aggrega, monitora e gestisci il cash flow con Agicap
L’open banking ha offerto alle aziende un nuovo modo (rivoluzionario!) di gestire le proprie finanze. E con Agicap, farlo è ancora più semplice.
Immagina di avere il pieno controllo della liquidità aziendale, e una visione chiara e immediata dei tuoi conti bancari. Grazie a Agicap, puoi riuscirci in pochi clic perché il nostro software si connette in automatico a migliaia di banche, ma anche a qualsiasi sistema ERP presente sul mercato.
Questo significa che puoi gestire la tua cassa direttamente su un’unica piattaforma, senza perdere tempo con processi manuali complicati, che espongono la tua azienda al rischio finanziario e possono compromettere tutti i tuoi sforzi.
Agicap è una soluzione all-in-one, che si dedica a ogni aspetto della tesoreria aziendale e guida il tuo business verso un livello più alto di efficienza e successo. Con il nostro software puoi:
- monitorare il cash flow in tempo reale
- generare previsioni di cassa accurate
- automatizzare la riconciliazione bancaria
- creare una visione consolidata della cassa
- garantire a tutte le filiali fondi sufficienti
- ottenere analisi approfondite del cash flow
- migliorare la pianificazione strategica
- identificare e mitigare i rischi finanziari
- avere un accesso centralizzato ai dati bancari
- ottenere una gestione semplice dei pagamenti
Cambia il tuo modo di approcciarti alla tesoreria. Prova Agicap, e osserva in prima persona l’impatto sull’equilibrio di cassa.
Richiedi qui una demo gratuita. 🚀

Riferimenti
-
Forbes, Learning From The Evolution Of Open Banking, 20 Marzo 2023
-
F. De Pascalis – A. Brener, Open Banking. Global Development and Regulation, Routledge, 2024
-
Visa Consulting & Analytics, The Future of Banking is Open, 2020
-
Market Outlook CRIF, Innovare nell’Open Banking: il valore di nuovi customer insights, 8 Novembre 2023
-
AA.VV., L’Open Banking nel sistema dei pagamenti: evoluzione infrastrutturale, innovazione e sicurezza, prassi di vigilanza e sorveglianza, Banca d’Italia, Marzo 2023
-
Banca d’Italia, PSD2 e Open Banking: nuovi modelli di business e rischi emergenti, Novembre 2021
-
AziendaBanca, Tutti gli ostacoli che frenano l’open banking: parlano Tink, Fabrick e Mia Fintech, 28 Marzo 2022
-
Osservatori.net, Cos'è l'Open Finance e perché è l’evoluzione dell’Open Banking, 14 Maggio 2024
-
Wall Street Italia, Open finance, rivoluzione digital che riporta al centro i consulenti: la view di AIPB e PwC, 17 Aprile 2024