Cos'è il credito d'imposta e come funziona

Tempo di lettura: 9 min.

Il credito d'imposta rappresenta uno strumento prezioso per la crescita di un'impresa, in quanto permette di ridurre l'ammontare dei debiti e delle imposte dovute al Fisco, ottenendo un notevole risparmio. In questo articolo vediamo insieme che cosa sono esattamente i crediti di imposta, come funzionano e in che modo possono supportare le imprese e agevolare il loro sviluppo.

Cosa si intende per credito d'imposta?

Il credito d'imposta è un credito che un'azienda vanta nei confronti dello Stato o altri enti pubblici, che può essere sfruttato in vari modi. Nello specifico, un credito d'imposta può essere riscosso sotto forma di sconto sulle tasse oppure utilizzato per compensare altri debiti tributari nei confronti dell'Erario. In alternativa, è possibile richiederne il rimborso tramite la dichiarazione dei redditi.

Cosa si può compensare con il credito d'imposta?

I crediti d'imposta risultati dalle dichiarazioni fiscali possono essere impiegati dalle imprese per compensare i debiti tributari nei confronti di diversi enti creditori (Stato, INAIL, INPS, Enti locali, ENPALS).

La compensazione può avvenire in due modalità:

  • orizzontale, quando si utilizza un credito per compensare un debito relativo a imposte di diversa natura (ad esempio un credito IVA con un debito IRES);
  • verticale, quando si utilizza un credito per compensare un debito della stessa imposta (ad esempio IVA con IVA).

Come funziona il credito d'imposta per le imprese?

Un'azienda può ottenere un credito d'imposta in due situazioni:

  • come compensazione per un errore di calcolo, che ha portato a pagare più tasse rispetto a quelle effettivamente dovute;
  • come incentivo messo a disposizione dallo Stato per spingere le imprese a realizzare determinati investimenti (bonus fiscale).

Nel secondo caso, ovvero quando si tratta di una misura agevolativa, il valore del credito dipende dalle disposizioni riportate nel relativo bando e viene dunque determinato dall'ente che lo concede. Quest'ultimo può stabilirne non solo l'importo, che si esprime in termini percentuali, ma anche il tetto massimo di spese su cui calcolarlo. Nel bando vengono inoltre segnalate con precisione le "spese ammissibili", ovvero le categorie di beni e investimenti che permettono di beneficiare del credito.

Credito d'imposta: come si calcola? (esempio pratico)

Per capire come calcolare il credito di imposta prendiamo in esame un esempio pratico.

Supponiamo che il bando a cui si fa riferimento preveda un credito di imposta del 40% e una spesa massima di 400.000 euro per l'acquisto di una determinata categoria di beni. Ciò significa che se l'azienda spendesse, ad esempio, 200 mila euro per acquistare i beni ammessi dal bando, otterrebbe un credito d'imposta pari a 80.000 euro (il 40% di 200.000 euro), che potrebbe utilizzare per abbassare le tasse.

Quindi, proseguendo l'esempio, su un'imposta del valore di 100.000 euro l'azienda si troverebbe a dover versare solo 20.000 euro, in quanto potrebbe compensare il resto con il suo credito. In alternativa, l'azienda avrebbe la possibilità di richiedere il rimborso del credito inserendolo nella dichiarazione dei redditi.

Differenza tra credito d'imposta e finanziamento

In molti confondono erroneamente crediti d'imposta e finanziamenti, soprattutto quando si tratta in entrambi i casi di agevolazioni volte a supportare la crescita dell'impresa. Tuttavia, sono due strumenti ben differenti:

  • il credito d'imposta può essere utilizzato esclusivamente per il pagamento dei tributi o eventualmente rimborsato tramite dichiarazione dei redditi (non è dunque una somma di denaro utilizzabile a proprio piacimento, in quanto vincolata al pagamento delle tasse);
  • il finanziamento è uno strumento che consente alle aziende di ricevere liquidità per affrontare un investimento o una spesa (che, nel caso dei finanziamenti agevolati, deve rientrare in determinate categorie).

Con lo strumento del credito di imposta, quindi, le aziende ricevono un rimborso sotto forma di sconto sulle tasse da pagare a fine anno, ottenendo dunque un risparmio in termini fiscali.

Con i finanziamenti, invece, le imprese ottengono una nuova fonte di liquidità che possono utilizzare in maniera diretta per acquistare i beni o i servizi di cui hanno bisogno.

Cessione del credito d'imposta per le aziende

Un altro possibile utilizzo dei crediti d'imposta maturati dalle imprese a vario titolo è la loro cessione ad altri soggetti, comprese banche e intermediari finanziari. Si tratta di una soluzione che permette di monetizzare i propri crediti e ottenere liquidità in tempi rapidi.

A tale scopo, il cedente deve inviare all'Agenzia delle Entrate per via telematica la comunicazione della cessione, mentre i cessionari, ovvero coloro che acquistano il credito, possono utilizzarlo in compensazione tramite modello F24, oppure cederlo ulteriormente per l’intero importo.

Credito d'imposta del Piano Transizione 4.0

Tra i principali incentivi che fanno leva sul meccanismo dei crediti d'imposta troviamo il Piano Transizione 4.0, un pacchetto di agevolazioni volto a sostenere le imprese con sede in Italia nel passaggio all'Industria 4.0 tramite, appunto, l'elargizione di crediti nell'ambito di determinati investimenti.

Nato nel 2020, il Piano Transizione 4.0 è stato ulteriormente potenziato nel biennio 2021-2022, grazie anche ai fondi derivanti dal PNRR. Per il periodo 2023, invece, il piano è stato rinnovato con aliquote meno vantaggiose e con la rimozione di alcune agevolazioni, ma è possibile che vengano introdotte nuove modifiche nei prossimi mesi.

Quando si ha diritto al credito d'imposta 4.0?

Hanno diritto al credito 4.0 tutte le imprese residenti nel territorio dello Stato italiano, incluse le stabili organizzazioni di soggetti non residenti, indipendentemente dalla natura giuridica, dal settore economico di appartenenza, dalla dimensione, dal regime contabile e dal sistema di determinazione del reddito ai fini fiscali.

Sono escluse le imprese in stato di crisi (fallimento, liquidazione volontaria, liquidazione coatta amministrativa) e quelle destinatarie di sanzioni interdittive.

A quali categorie di spese si applica?

Le misure del Piano 4.0 prevedono la concessione di un credito di imposta con aliquote differenti a seconda della categoria dei beni coinvolta. In particolare, le misure riguardano due tipi di spese correlate alla trasformazione tecnologica e digitale delle imprese:

  • l'acquisto di beni strumentali 4.0 (materiali e immateriali);
  • gli investimenti in ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica, design e ideazione estetica.

Per il 2023 non è invece ancora stato rinnovato il credito formazione 4.0, che aveva lo scopo di migliorare le competenze dei dipendenti tramite l'erogazione di attività formative sulle tecnologie 4.0. Tale bonus dovrebbe però essere riattivato entro i mesi di aprile/maggio 2023.

Credito d'imposta 4.0 per beni strumentali

È un tipo di aiuto riservato alle imprese che vogliono acquistare nuovi beni strumentali per digitalizzare il business. Il valore del credito e il tetto massimo concesso varia a seconda che si tratti di beni materiali (macchinari, attrezzature, ecc.) o immateriali (software, licenze, ecc.).

Nello specifico, per i beni materiali 4.0 sono attualmente previste le seguenti agevolazioni:

  • credito d'imposta del 20% per spese fino a 2,5 milioni di euro;
  • credito d'imposta del 10% per spese da 2,5 a 10 milioni di euro;
  • credito d'imposta del 5% per spese comprese tra i 10 e i 20 milioni di euro (che è il tetto massimo ammissibile).

Per i beni immateriali 4.0, invece, il credito d'imposta stabilito per il 2023 equivale al 20% del costo, nel limite massimo dei costi ammissibili pari a 1 milione di Euro. Tale aliquota passerà poi al 15% nel 2024 e al 10% nel 2025.

Tutte le informazioni a riguardo sono disponibili sul sito del Mise.

Bonus fiscale per investimenti in ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica, design e ideazione estetica

Per questa categoria di incentivi, le aliquote sono attualmente ripartite come segue:

  • per le attività di ricerca e sviluppo, si riconosce un credito d'imposta del 10%, nel limite massimo annuale di 5 milioni di euro;
  • per le attività di innovazione, design e ideazione estetica si riconosce un credito d'imposta del 5%, nel limite massimo annuale di 2 milioni di euro;
  • per le attività di innovazione tecnologica e green, finalizzate a un obiettivo di transizione ecologica o di innovazione digitale 4.0, si riconosce un credito d'imposta del 10%, nel limite massimo annuale di 4 milioni di euro.

Anche in questo caso, i dettagli sono indicati sul sito del Mise.

Conclusioni

In questo articolo abbiamo visto come il credito d'imposta sia uno strumento fondamentale per gli imprenditori alla ricerca di agevolazioni e fondi per supportare la crescita del business, in quanto permette di alleggerire in maniera significativa il carico fiscale. L'importante è conoscerne bene il funzionamento e fare in modo di non commettere errori nel suo utilizzo, per non trovarsi a doverlo restituire. A questo scopo, prima di effettuare qualsiasi spesa, è bene consultare attentamente tutte le condizioni riportate nei bandi, spesso in continua evoluzione (come nel caso delle agevolazioni previste dal Piano Transizione 4.0, che hanno subito diverse modifiche nel corso degli anni).

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Il credito d'imposta rappresenta un vero e proprio strumento di pianificazione fiscale per le imprese, che aiuta a evitare l'eccessivo accumulo di debiti tributari, scongiurando eventuali crisi di liquidità.

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