Cambiali non pagate: tutto quello che c’è da sapere

Firmare delle cambiali comporta delle conseguenze, tra cui anche il rischio di un mancato pagamento della controparte. Prima di firmare delle cambiali, informati bene sulle conseguenze di un eventuale inadempimento. Ma è molto importante sapere anche come funzionano le cambiali attive e perché sono ancora uno strumento utilizzato in Italia, anche se meno rispetto al passato. Ecco tutto ciò che bisogna sapere sulle cambiali, cosa succede se non si paga (o riscuote) e cosa c'entrano con la gestione della liquidità aziendale.
Le cambiali sono un metodo di pagamento che costituisce una prova di un rapporto di debito-credito fra due soggetti. In sostanza, la cambiale è un titolo di credito che garantisce a chi ne è in possesso il diritto di ottenere il pagamento della cifra dovuta, secondo i termini previsti dalla cambiale stessa.
Anche se non sono più utilizzate come qualche anno fa, le cambiali sono ancora oggi uno strumento prezioso che permette di esigere la somma facilmente senza incorrere in procedimenti molto lunghi e impegnativi, mentre dal lato del debitore hanno il vantaggio di essere molto forti in termini di affidabilità, proprio per i motivi appena citati.
Come funzionano le cambiali?
Decidere di non pagare una cambiale entro la data stabilita, non è mai una buona idea. Dietro il mancato pagamento si annidano infatti tutta una serie di rischi (alcuni molto gravosi dal punto di vista economico e patrimoniale) che è bene non correre. D’altro canto, se invece ti trovi nella situazione opposta, ovvero se è un tuo cliente a non aver pagato entro la scadenza prevista, come puoi agire per ottenere un risarcimento del danno subito? Qualunque sia la posizione in cui ti trovi, meglio sapere bene a cosa si va incontro in caso di cambiali insolute.
Prima di affrontare l’argomento, facciamo un piccolo passo indietro.
Quando si parla di cambiali, come spiegato in precedenza, si fa riferimento a un titolo di credito la cui funzione tipica è quella di rimandare il pagamento di una somma in denaro.
Ne esistono principalmente due tipi:
- la cambiale tratta: coinvolge tre persone, una persona (detta “traente”) ordina a un’altra persona (il “trattario”) di pagare una somma di denaro al portatore del titolo (il cosiddetto “prenditore” che è il beneficiario dell’ordine di pagamento);
- Il vaglia cambiario, o anche detto “pagherò cambiario”: a differenza della tratta, il rapporto si svolge solo tra due persone, l'emittente che promette al prenditore il pagamento della somma di denaro entro una particolare data.
Chi ha firmato una o più cambiali per l’ottenimento di una dilazione di pagamento dovrebbe sapere che la legge fissa alcune conseguenze anche immediate in caso di inadempienza. Quali? Ecco le principali.
Cosa succede se non si paga una cambiale? Scadenze e rischio di protesto
Che sia una tratta o un pagherò poco importa, perché le conseguenze per il mancato pagamento della cambiale sono essenzialmente due:
- il protesto
- il pignoramento.
Prendiamo il caso del pignoramento. La cambiale è, per natura giuridica, un titolo esecutivo. Questo significa che il creditore, per ottenere il pagamento, ha pieno potere di agire direttamente nei confronti del debitore inadempiente, senza bisogno di passare prima dal tribunale.
In altre parole, la cambiale è una sorta di sentenza definitiva che, se non onorata dal debitore, consente al creditore di agire direttamente con un pignoramento, ovvero di rifarsi su beni immobili, stipendi, conto corrente ecc. per il recupero del credito. Tutto questo anche in tempi piuttosto brevi.
Infatti, dopo la scadenza della cambiale, se non pagata, il creditore invia il cosiddetto atto di precetto che non è altro che un ultimo avvertimento di pagamento entro i successivi dieci giorni. Se anche l'atto di precetto non dovesse risultare sufficiente, a partire dall’undicesimo giorno, ma non prima, si può avviare il pignoramento.
Altra importante conseguenza dovuta al mancato pagamento di una cambiale è il protesto del debitore. Si tratta di un atto con cui il notaio attesta il mancato pagamento della cambiale. Il protesto viene poi iscritto nel Registro dei protestati e cattivi pagatori con la conseguenza che il debitore non può emettere cambiali né firmare assegni, sino a quando sussiste il protesto, ovvero dopo 5 anni dalla pubblicazione.
Quanto tempo si ha per pagare una cambiale scaduta? Ecco come evitare il pignoramento
La cambiale perde la sua natura di titolo esecutivo (e, quindi, la forza di consentire al creditore di agire senza passare dal giudice) dopo tre anni. Alla scadenza di tale termine, rimane comunque una prova scritta del credito che consente al beneficiario del pagamento di agire per un decreto ingiuntivo, evitando le lungaggini e i costi di una causa.
Innanzitutto, è bene ricordare come funzionano le scadenze delle cambiali, riassumendo i seguenti casi:
- Cambiale a vista, con pagamento alla presentazione del debitore e in ogni caso entro un anno dalla data di emissione;
- Cambiale a giorno fisso, cioè entro il giorno indicato sulla cambiale stessa;
- Cambiale a certo tempo data, ovvero con una dicitura come “a 120 giorni pagherò…”, dunque con una decorrenza in giorni dalla data di emissione;
- Cambiale a certo tempo vista (solo in caso di tratta), ovvero con una decorrenza che si calcola a partire dalla data in cui la tratta viene accettata.
Tornando a quanto accade nel momento in cui non si paga una cambiale entro la scadenza, queste sono le tempistiche da considerare:
- nei primi tre anni si procede con un immediato pignoramento (senza bisogno di causa o decreto ingiuntivo). Il pignoramento tuttavia potrà intervenire solo dopo la notifica dell’atto di precetto e non prima di 10 giorni dal suo ricevimento;
- dal terzo anno in poi e fino alla prescrizione del diritto di credito (di norma 10 anni): un decreto ingiuntivo.
Ciò significa che anche quando si evita un pignoramento, l'iscrizione nel registro dei protesti costituisce comunque un problema e mina la credibilità del soggetto per i successivi cinque anni: difficilmente si vogliono avere rapporti lavorativi con chi risulta nel registro dei protesti, dunque in qualsiasi caso le cambiali passive possono essere emesse solo se si ha la certezza di poterle onorare.
Cambiali attive e altri metodi di pagamento
Non riuscire a saldare i debiti è l’incubo di tutti i debitori. Lo è ancora di più quando ci si trova in una congiuntura economica difficile. Per sapere quanti sono in Italia i cattivi pagatori bisogna andare sul sito dell’Istat, che pubblica periodicamente i dati raccolti dal Registro informatico dei protesti (consultabili da chiunque). Secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto, relativo al 2019, il numero di protesti è stato pari a 412.962, di cui 349.392 cambiali (84,6%) e 63.570 assegni (15,4%). Si tratta di numeri consistenti, seppur in calo rispetto alla fine degli anni '60, in cui ha raggiunto un picco di addirittura 16 milioni.
Ma come fare per evitare di finire in un circolo vizioso di debiti e cambiali? Il suggerimento principale è gestire la liquidità con cautela, ipotizzando gli scenari futuri e mantenendo sempre sotto controllo la tesoreria aziendale. Vivere alla giornata, soprattutto per chi ha un’azienda, non è mai una buona idea. Anzi, è l’anticamera della crisi.
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Come si dice in questi casi, prevenire è meglio che curare.
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