Cos'è e come funziona lo split payment IVA: tutte le informazioni

Avete mai sentito parlare dello split payment IVA? Si tratta di una particolare modalità di pagamento introdotta dal governo italiano per semplificare le procedure di pagamento delle fatture. Scopriamo in questo articolo cos'è lo split payment IVA, come funziona e quali sono i suoi benefici.
Cosa significa split payment o scissione dei pagamenti?
Lo split payment, o scissione dei pagamenti, è un sistema di pagamento introdotto dal Governo Italiano con la Legge di Stabilità 2015 (Legge 190/2014). Questo metodo, che prevede la suddivisione dell'importo della fattura in due parti, ha come obiettivi principali quelli di:
- garantire una maggiore tracciabilità dei pagamenti e una maggiore sicurezza nella trasmissione delle fatture elettroniche;
- ridurre l'evasione fiscale dell'IVA, ovvero l’imposta sul valore aggiunto.
Vale la pena a questo proposito ricordare che, nel 2022, il nostro Paese ha registrato un ammanco stimato di 26 miliardi di euro nel pagamento IVA, confermandosi così maglia nera dell'Unione Europea per l’evasione dell'imposta sul valore aggiunto, seguito dalla Francia, dove le perdite si sono attestate a 14 miliardi di euro, e dalla Germania, che ha registrato una mancata riscossione di 11,1 miliardi. In termini percentuali, peggio dell’Italia (20,8%) hanno fatto Malta (24,1%) e Romania (35,7%).
Come funziona il pagamento dell'IVA
Prima di scoprire cos'è e come funziona lo split payment, partiamo da una premessa: se sei titolare di un'azienda o lavori all'interno del dipartimento amministrativo di un'impresa, avrai spesso a che fare con l'emissione di fatture, documenti fiscali obbligatori che vengono redatti dal venditore, titolare di partita IVA, per comprovare l’avvenuta cessione di beni o prestazione di servizi e il diritto a riscuoterne il pagamento.
Solitamente, nella compilazione di un fattura, il fornitore applica l’aliquota IVA, addebitandone il pagamento all'acquirente. Una volta ricevuto il pagamento, sarà sua cura occuparsi di versare l'imposta all'Agenzia delle Entrate.
In pratica, l’IVA è a carico dell'acquirente ma è il venditore che si occupa di versarla all’Agenzia delle Entrate.
Facciamo un esempio pratico per capire meglio:
Giovanni ha un supermercato e acquista della pasta per un valore di 1.000 Euro da un fornitore Italiano. Il fornitore in questione emetterà la fattura nel seguente modo:
Imponibile pasta: 1.000 Euro
IVA 22%: 220 Euro
Totale fattura 1.220 Euro
Giovanni ha pagato 1.220 Euro al suo fornitore.
A sua volta il fornitore ha versato 220 Euro all’Agenzia delle Entrate a titolo di IVA su questa operazione di vendita.
Regime di split payment: quando si applica
Lo split payment prevede che, per le cessioni di beni e le prestazioni di servizi effettuate nei confronti di determinati soggetti, l’IVA sia addebitata dal fornitore, ma versata all’amministrazione finanziaria dal cliente.
In buona sostanza, in regime di split payment, chi riceve la fattura, ovvero l'acquirente, deve dividere il pagamento del corrispettivo da quello relativo all'imposta e procedere al pagamento dell’IVA indicata in fattura direttamente all’amministrazione finanziaria.
Attenzione. Questo regime non vale sempre, in qualsiasi transazione. Ma solo quando si forniscono beni e/o servizi, alla Pubblica Amministrazione (PA) e da altri soggetti previsti dalla Legge.
Occorre inoltre precisare che quella di cui parliamo è una misura speciale di deroga temporanea: al momento il Consiglio UE ha autorizzato l’Italia a portare avanti questo regime fino al prossimo 30 giugno 2023.
Un meccanismo che non ha mancato di sollevare polemiche soprattutto da parte di alcune associazioni di categoria, che hanno lamentato l'enorme ammanco di cassa a cui hanno dovuto far fronte in questi anni le imprese per il mancato incasso dell'IVA.
Come funziona lo split payment IVA per le fatture della Pubblica Amministrazione?
Per comprendere come funziona lo split payment è necessario analizzare la normativa di riferimento e la sua evoluzione, a partire dalla Legge 190/2014 (Legge di Bilancio 2015) che lo ha introdotto, passando per le modifiche introdotte con i decreti legge numero 50/2017 e 148/2017, oltre che con il Decreto Dignità.
Per prima cosa vediamo chi sono i soggetti interessati e quelli esclusi da questo tipo di pagamento:
Soggetti interessati
Come abbiamo già accennato, la scissione dei pagamenti è applicata esclusivamente ai fornitori della Pubblica Amministrazione, indipendentemente dal fatto che siano imprese e professionisti.
In generale, i soggetti obbligati allo split payment indicati dalla Legge sono quelli che vendono beni o forniscono servizi ai seguenti soggetti:
- Stato italiano e Pubblica Amministrazione;
- gli organi statali;
- gli enti pubblici;
- i consorzi costituiti da enti pubblici;
- le aziende sanitarie locali (Asl);
- gli ospedali;
- le Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura (CCIAA);
- le Università;
- i professionisti (esclusi coloro che sono esonerati in base al decreto Dignità del 2018);
- le società pubbliche;
- le società quotate inserite nell’indice Ftse Mib.
Soggetti esclusi
Sono esclusi dal meccanismo di scissione dei pagamenti i seguenti fornitori:
- i lavoratori autonomi del regime dei minimi che non applicano l’IVA sulle fatture;
- i professionisti che applicano ritenuta d’acconto;
- tutti coloro che sono soggetti a inversione contabile o reverse charge (che analizzeremo nel dettaglio nei prossimi paragrafi).
Fatturazione con split payment: un esempio pratico
Immaginiamo che la Rossi SRL abbia venduto al Comune di Milano, una fornitura di materiale di cancelleria.
La scissione dei pagamenti seguirà questo schema:
- il fornitore, ovvero la Rossi SRL, emetterà la fattura elettronica indicando oltre all'imponibile anche l’importo dell’IVA, ma incasserà il pagamento relativo alla vendita senza IVA;
- il committente, ovvero il Comune di Milano, effettuerà il versamento dell’imposta all’Erario, secondo quanto indicato nella fattura.
Come?
Le Pubbliche Amministrazioni che effettuano acquisti soggetti a split payment in ambito istituzionale versano l’IVA mediante il modello F24 “enti pubblici".
Regime dello split payment: come fare fattura
Vediamo ora nel dettaglio come si procede alla compilazione di una fattura elettronica in caso di split payment.
Come inserire split payment nella fattura elettronica
Spesso ci si chiede come specificare nella fattura elettronica che la transazione in questione è oggetto di split payment.
Se sei un fornitore ci sono tre semplici step da seguire:
- Crea la fattura in formato XML, procedi all'inserendo il valore “S“ – che significa scissione dei pagamenti – nel campo/tag 2.2.2.8 del file. Riporta in nota la dicitura: “Operazione soggetta a split payment”;
- Firma la fattura con firma digitale;
- Invia la fattura elettronica tramite il sistema di interscambio (SdI).
Reverse change e split payment: differenze
Quanto abbiamo visto finora riguarda una situazione particolare, ovvero quella della cessione di prodotti o servizi alla Pubblica Amministrazione. Uno strumento analogo ma che trova applicazione nelle transazioni tra soggetti privati è quella che si chiama reverse change, definita anche inversione dell'onere tributario o inversione contabile.
Proviamo a capire meglio di che cosa si tratta. Come per lo split payment, il reverse change è un particolare meccanismo di applicazione dell'imposta sul valore aggiunto, per effetto del quale il destinatario di una fornitura di beni o prestazione di servizi (cliente) è tenuto all'assolvimento dell'imposta in luogo del fornitore o prestatore.
In termini pratici, il reverse charge IVA rappresenta quel meccanismo tecnico contabile per effetto del quale:
- il venditore emette fattura senza addebitare l’IVA, indicando la norma che prevede l'applicazione del regime dell'inversione contabile (articolo 17 comma 5 del Dpr 633/1972);
- il cliente integra la fattura ricevuta con l’aliquota di riferimento a seconda del tipo di operazione fatturata e, allo stesso tempo, procede alla duplice annotazione della fattura nel registro acquisti (fatture di acquisto) e nel registro vendite (fatture emesse). In alternativa, il cliente può procedere all'autofattura, in sostituzione di colui che sarebbe chiamato a emettere fattura, ovvero il fornitore e alla successiva doppia annotazione della medesima nel registro delle fatture/corrispettivi e nel registro degli acquisti.
Riassumendo, le differenze principali tra split payment e reverse change sono due:
- cliente: si può far ricorso allo split payment solo in caso di vendita di prodotti o servizi alla Pubblica Amministrazione mentre il reverse charge non ha questa limitazione;
- fatturazione: diversa è anche la modalità di fatturazione. Mentre con lo split payment il fornitore include l'IVA nella fattura, ma non la riceve; nel caso del reverse charge il fornitore emette fattura senza imposta e il cliente effettua un’autofattura che include l’IVA che deve versare allo stato.
In entrambi i casi è il cliente ad avere il compito di versare l’imposta direttamente allo stato.
Per concludere
Parlare di split payment e reverse change vuol dire occuparsi di fatturazione, un argomento chiave nella gestione delle attività aziendali, talvolta fonte di preoccupazione soprattutto quando si affronta nell’ottica del mancato pagamento dei crediti.
Una situazione, quest'ultima, da evitare a tutti i costi se non si vuole rischiare una crisi di liquidità.
Ecco perché, nell’amministrazione di un’azienda, è importante tenere sotto controllo il flusso di cassa in entrata e in uscita, magari creando anche un sistema di previsione in grado di anticipare i periodi più complicati. Un’attività, quest'ultima, che viene quasi sempre tralasciata, perché considerata troppo complicata. Si tratta di proiettarsi nell’avvenire distinguendo le ipotesi ottimistiche e le ipotesi pessimistiche.
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