Capita talvolta che un cliente, per mancanza di liquidità, paghi un bene o un servizio con un assegno postdatato. Una pratica piuttosto comune, nonostante sia considerato a tutti gli effetti un illecito amministrativo. In questo articolo spiegheremo che cosa succede se si versa un assegno postdatato e quali sono le alternative.
Cosa significa assegno postdatato?
Un assegno postdatato è a tutti gli effetti un assegno bancario che riporta una data successiva a quella di effettiva compilazione. Un esempio. Se oggi è il 27 febbraio 2023 ma, nella fase di compilazione, inserisci, ad esempio 17 aprile 2023 o altre date successive, allora l’assegno si dice “postdatato”. L’emissione di assegni postdatati implica un patto tacito tra colui che riceve l’assegno e colui che lo emette: in pratica il beneficiario si impegna a non incassarlo prima della data indicata. Nel caso citato sopra, il 27 aprile 2023.
Come vedremo nei paragrafi successivi, si tratta solo di un accordo orale che, in linea teorica, potrebbe essere disatteso con rischi per il debitore e il creditore .
Ma perché mettere una data successiva a quella di reale emissione?
Per rispondere a questa domanda, occorre fare un passo indietro, partendo dal significato di assegno e di cambiale:
- L’assegno è uno strumento di pagamento sostitutivo del denaro contante, perché è pagabile "a vista", cioè può essere pagato dalla banca del cliente che ha emesso l'assegno al momento della presentazione del titolo. Inoltre, è emesso gratuitamente.
- La cambiale è, invece, un un titolo di credito che attribuisce al legittimo possessore il diritto incondizionato di farsi pagare una somma determinata alla scadenza indicata sul titolo. La sua emissione non è gratuita: si paga un’imposta del 12 per mille sull’importo.
Fatta questa distinzione, appare più chiaro perché l’assegno postdatato è uno strumento ancora molto diffuso: se si emette una cambiale da 1.000 euro, è necessario pagare il 12 per mille di imposta, quindi in totale 1.012 euro. Se si emette un assegno postdatato della stessa somma, si pagherà solo 1.000 euro, senza nessuna imposta. Quindi tra cambiale e assegno postdatato conviene chiaramente il secondo. La convenienza di uno strumento rispetto all’altro emerge in maniera più evidente quando le cifre sono più alte.
Assegno, come si compila
Tutti gli assegni devono presentare alcuni elementi perché siano considerati validi dal punto di vista della Legge. Se l’assegno è privo, anche solo di una di queste informazioni, potrà essere rifiutato dalla banca al momento della presentazione.
I requisiti indispensabili sono:
- la data di emissione (giorno, mese, anno),
- il luogo di emissione,
- l’importo,
- il beneficiario ossia il creditore autorizzato al ritiro della somma di denaro,
- la firma del titolare del libretto degli assegni, ovvero il debitore.
Come compilare un assegno postdatato?
Nel caso degli assegni postdatati, l’unico elemento che cambia nella fase di compilazione rispetto a un “normale” assegno bancario è la data. In pratica, nell'assegno postdatato non viene indicata la data di emissione, ma si inserisce una data futura.
In tal caso, è come se si stesse dicendo “mi impegno a pagare ma non ora, tra un giorno/una settimana/un mese” insomma dalla data che viene riportata sull’assegno.
Perché in teoria è vietato emettere assegni bancari postdatati?
Fino a qualche anno fa, la normativa sugli assegni postdatati considerava illegali tali strumenti di pagamento e perseguibile penalmente chi li emetteva. Ciò non ha tuttavia rappresentato un deterrente che ne abbia scoraggiato il suo utilizzo. Da qui la decisione del legislatore di “declassare” l’emissione di assegni postdatati da reato penale a semplice illecito amministrativo (D. L. 507/99). Non è dunque l’assegno in sé a non essere valido, ma il patto tra debitore e creditore. L'emissione di assegni postdati si configura, alla luce del mancato pagamento del bollo, come una forma di evasione fiscale da parte di chi li emette.
Come incassare un assegno postdatato?
Come abbiamo spiegato, l’assegno postdatato è a tutti gli effetti un assegno bancario. Chi lo ha ricevuto ha di fronte due possibilità:
- incassarlo il giorno della data inserita in fase di compilazione, o dopo;
- incassarlo prima della data riportata, rompendo in questo modo l’accordo con chi lo ha emesso.
L’Art. 31 del R.D. n. 1736/1933 specifica, infatti, che l’assegno bancario è pagabile a vista. Ne deriva che il fatto che un assegno sia postdatato non implica che questo non possa essere comunque messo all’incasso. In questa circostanza, il pagamento può avvenire previa regolarizzazione dell’assegno postdatato.
Come regolarizzare un assegno postdatato?
La procedura di regolarizzazione dell’assegno consiste nel pagamento al fisco di un’imposta di bollo stabilita per le cambiali che, come abbiamo accennato, è pari al 12 per mille dell’importo della somma in esso riportata (come per le cambiali) sia delle sanzioni previste in materia di bollo.
Va ricordato a questo proposito che, a differenza della cambiale, l’assegno postdatato non rappresenta una garanzia di pagamento. Questo vuol dire che nel caso risultasse scoperto, non può essere utilizzato per fare richiesta dal creditore per un’eventuale esecuzione forzata o per chiedere un decreto ingiuntivo su assegno al tribunale.
Cosa succede se si versa un assegno postdatato?
Nulla se il versamento degli assegni postdatati avviene nella data indicata nell’assegno o dopo. Se invece si decide di incassare un assegno di questo tipo prima della data indicata, la banca che incassa l’assegno dovrà sporgere denuncia al Prefetto, che valuterà tutti gli elementi del caso (comprese le giustificazioni avanzate da chi ha emesso l’assegno) per determinare le sanzioni.
Questo se l’assegno presentato all’incasso risulti comunque coperto. In caso contrario, l’assegno sarà protestato e nel termine di sessanta giorni si dovrà pagare l’assegno, più spese e sanzioni, per non incorrere nella revoca di sistema dell’autorizzazione a emettere assegni.
Qual è l’alternativa corretta all’utilizzo degli assegni postdatati? Visto che l’assegno postdatato è uno strumento di pagamento illecito, in alternativa, è possibile ricorrere alla classica cambiale. In questo caso, è dovuto il pagamento dell’imposta di bollo prevista dalla Legge, ma il creditore può contare su uno strumento di pagamento legale e sicuro. Il mancato pagamento della cambiale, infatti, consente al creditore di esercitare un’azione di pignoramento, senza dover agire in giudizio o ricorrere al decreto ingiuntivo.
Accettare assegni postdatati: cosa si rischia
Sintentizzando quanto detto nei paragrafi precedenti, emettendo o cedendo assegni postdati si corrono alcuni rischi da non sottovalutare.
Emissione assegni postdatati:
poiché l’assegno bancario per definizione è “pagabile a vista” nel giorno di presentazione allo sportello, anche una data futura non è causa di annullamento;
Versamento assegni postdatati:
il debitore, infatti, potrebbe far credere che a quella data il conto sarà coperto, fingendo una situazione non vera ed emettendo un assegno non coperto.
Per concludere
L’assegno postdatato, da quanto detto, nonostante i rischi connessi alla sua emissione, è uno strumento di pagamento ampiamente utilizzato. Se come imprenditore decidi di accettare assegni postdatati da un tuo cliente dovresti tenere alta l'attenzione: il soggetto in questione potrebbe non avere mezzi economici sufficienti o non voler pagare e questo deve essere un primo segnale della scarsa affidabilità. Ricevere un assegno post-datato espone dunque al rischio di uno scoperto, e quindi a tutte le conseguenze negative che questo vuol dire per la liquidità della tua azienda.
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