Metodo LIFO: definizione e vantaggi

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Una corretta gestione del magazzino è una delle chiavi del successo di un'azienda e del controllo della liquidità in tutte le aziende, sia che operino nel settore manifatturiero sia in quello commerciale. Si pensi solo al fatto che la merce invenduta non solo assorbe risorse finanziarie, ma implica anche costi correlati alla sua amministrazione: al crescere delle scorte salgono anche le spese di stoccaggio, il rischio di obsolescenza delle merci, i costi di assicurazione, gli oneri finanziari sui capitali investiti e così via. Ma come calcolare il valore della merce in magazzino? Uno dei sistemi in uso è il cosiddetto LIFO. Vediamo che cosa è e come si misura.

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Cosa significa LIFO

Il termine LIFO è l'acronimo inglese di Last In First Out (ultimo ad entrare, primo ad uscire) è uno dei metodi, insieme al FIFO (First in First Out), più conosciuti per la gestione e valutazione delle scorte di magazzino. In particolare, con questo metodo i beni acquistati più recentemente (gli ultimi a entrare - last in) sono i primi a essere venduti (first out). Dal punto di vista della logistica di magazzino significa che si spedisce sempre per prima la partita arrivata per ultima.

Come si può facilmente intuire, si tratta di un metodo che mal si adatta a prodotti deperibili (alimenti, per esempio). Al contrario, le aziende possono farne ricorso, ottenendone vantaggi, nel caso di vendita o messa in produzione di beni non deperibili, che non scadono o non perdono valore. Pensiamo, per esempio, a materiali come la sabbia o il mattone, che sono completamente facilmente sostituibili e che resistono bene al passare del tempo.

Dal punto di vista dell’organizzazione del magazzino, utilizzando il metodo LIFO, si evita di dover spostare continuamente la merce in magazzino: lo stock in entrata viene impilato in modo accessibile, in modo che la merce entrata per ultima viene facilmente tolta dal magazzino.

LIFO e FIFO: differenza

A differenza del LIFO, l’altro metodo ampiamente utilizzato per la gestione delle merci in un magazzino è quello del FIFO (First in, First Out): in questo caso, la partita che entra per prima è quella che esce per prima. È il metodo più utilizzato per i prodotti deperibili, come i prodotti alimentari, che hanno una data di scadenza. Trova quindi il suo utilizzo ideale nei negozi di generi alimentari o nei supermercati e il suo obiettivo è quello di ottenere una buona rotazione delle scorte. Un altro esempio è costituito da cosmetici, medicinali o qualsiasi altro prodotto che diventi obsoleto.

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Magazzino: la composizione 

La gestione ottimale delle rimanenze in magazzino non è solo una questione che riguarda la logistica, ma ha profonda rilevanza dal punto di vista contabile. Prima di analizzare nel dettaglio le differenze principali dei due metodi, proviamo a capire che cosa rientra nella definizione di "magazzino". A fare luce sull'argomento, è il Codice Civile nell’articolo 2424, che passa in rassegna la lista dei beni che rientrano nelle rimanenze di magazzino, ovvero quelle iscritte nellattivo dello stato patrimoniale:

  1. Materie prime, sussidiarie e di consumo: in particolare materie prime sono quei materiali destinati a essere fisicamente incorporati nelle lavorazioni aziendali. Le materie sussidiarie sono i beni che, sebbene incorporati in prodotti finiti, costituiscono elementi secondari rispetto alle materie prime. Le materie di consumo sono i materiali che vengono utilizzati nel processo produttivo, gli imballaggi a perdere o i cosiddetti pezzi di ricambio.

  2. prodotti in corso di lavorazione e semilavorati;

  3. lavori in corso su ordinazione;

  4. prodotti finiti e merci;

In generale, le rimanenze di magazzino possono dunque essere beni destinati alla vendita o beni che concorrono alla loro produzione nella normale attività dell'impresa.

LIFO: vantaggi e svantaggi

Se un punto logistico, come abbiamo accennato, il ricorso al metodo LIFO evita di dover spostare in continuazione la merce in un magazzino (la merce che è entrata per ultima, è facilmente accessibile quando viene tolta dal magazzino), da un punto di vista contabile, il metodo LIFO offre un reale vantaggio in caso di inflazione, poiché permette di registrare un livello di profitti e, conseguentemente, di tasse dovute più basso. Per la stessa ragione, non è ammesso in alcuni sistemi fiscali.

LIFO: come si calcola, un esempio

Come abbiamo accennato, l'utilizzo di un metodo piuttosto che un altro nella gestione del magazzino ha rilevanza per l'azienda non solo dal punto di vista della logistica, ma anche da quello contabile. Alla chiusura del bilancio, le aziende devono necessariamente valorizzare le rimanenze delle merci che si trovano ancora presso i magazzini dell’impresa. E il metodo utilizzato avrà dunque un impatto sull’utile.

Infatti, al termine dellesercizio, nel conto economico avremo:

  • il costo totale delle merci acquistate;
  • i ricavi relativi alla merce venduta;
  • la rettifica del costo per effetto delle merci in rimanenza.

Ma veniamo al calcolo. In base all’articolo 2426 del Codice Civile, il costo dei beni fungibili (cioè identici tra loro: sabbia, cemento...) può essere calcolato con tre metodi:

  • metodo FIFO;
  • metodo LIFO;
  • costo medio ponderato.

In assenza di inflazione, tutti e tre i metodi sarebbero analoghi. Diverso è il caso in cui occorre determinare quale sia il costo dei beni in rimanenza qualora siano stati acquistati dei lotti aventi dei costi di acquisto diversi.  

Prendiamo il caso di un magazzino composto da beni fungibili. Per calcolare il magazzino in termini di LIFO (Last-in, First-Out) occorre moltiplicare la rimanenza in magazzino al prezzo dei prodotti più vecchi, perché sono questi ultimi a rimanere in giacenza. Quindi:

Valore magazzino = rimanenza magazzino * prezzo dei prodotti comprati prima

Facciamo un esempio per capire qual è il problema di cui ci stiamo occupando. Immaginiamo che la Rossi srl acquisti beni fungibili, cioè identici tra loro:

  • Primo lotto: 100 pezzi al prezzo unitario di 5 euro;
  • Secondo lotto: 100 pezzi al prezzo unitario di 6 euro;
  • Terzo lotto: 100 pezzi al prezzo unitario di 7 euro.

Supponiamo che vengano mandati in produzione 200 pezzi e che, dunque, alla fine dell’esercizio, ne rimangano solo 100. Come determinare il valore della rimanenza, visto che, in questo caso, l’azienda ha sostenuto costi diversi?

Utilizzando il metodo LIFO, la rimanenza è valutata con i prezzi più vecchi, quelli che riguardano i primi acquisti dell’esercizio, o magari in taluni casi negli anni precedenti, in questo caso 5 euro.

Valore rimanenza = 5 x 100 = 500 euro

Qual è l’effetto di tale criterio sulla misurazione del magazzino? È evidente che nel caso specifico, quello in cui i prezzi hanno avuto nel tempo un trend al rialzo, il metodo LIFO conduce di fatto a una sottostima delle rimanenze (500 euro). Al contrario, il FIFO porterebbe a un calcolo del patrimonio più vicino agli ultimi costi (700 euro). In questo caso, la differenza tra i due valori, ovvero 200 euro, secondo il Codice Civile deve essere indicata nella nota integrativa.

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Conclusione

L'amministrazione del magazzino, come abbiamo rilevato, solleva questioni di impatto non trascurabile nella vita di un'azienda e della sua tesoreria. Una gestione ottimale del magazzino è infatti essenziale per garantire la sostenibilità di un'azienda. Si pensi solo all’immobilizzazione del capitale. Quando un'azienda compra un prodotto destinato al magazzino finisce per "congelare" dei soldi che non rientrano fino a quando il prodotto non viene venduto. Nel momento in cui questo capitale avrebbe potuto essere investito in progetti più redditizi, l’azienda perde delle opportunità. Ecco dunque che una amministrazione efficiente degli stock finisce per avere il suo peso sul capitale circolante, e quindi sul cash flow. Come controllare meglio il fabbisogno di capitale circolante della tua azienda?

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