Equilibrio reddituale: una guida alla sostenibilità economica

L'equilibrio reddituale è un elemento centrale nelle valutazioni circa l’operatività dell’azienda. Non solo, il suo ruolo è da considerare in sinergia con altri importanti indicatori di equilibrio: finanziario, economico, monetario, istituzionale… ecco tutto ciò che c’è da sapere per la tua azienda.
Equilibrio reddituale, definizione
L’equilibrio reddituale è il frutto del bilancio tra le componenti positive di reddito e le componenti negative di reddito ed è un misuratore molto importante, in quanto fornisce informazioni fondamentali e immediate sulla capacità dell’azienda di remunerare l’attività. Questo aspetto non può e non deve essere sottovalutato: l’equilibrio reddituale è in grado di considerare la situazione tenendo conto di tutti gli elementi più rilevanti, rappresentando così la capacità dell’azienda di raggiungere il più importante dei fini, ovvero remunerare i fattori produttivi e di consumo grazie alle risorse apportate (che si distinguono in capitale di prestito e di rischio).
Oltre all’equilibrio reddituale, esistono altri indicatori di equilibrio utili per la tua azienda, di cui parleremo di seguito.
Economicità o equilibrio economico
Quando si parla di equilibrio economico o economicità ci si riferisce al criterio che, almeno in teoria, dovrebbe guidare tutte le scelte operative aziendali, con l'obiettivo ultimo di raggiungere il cosiddetto equilibrio istituzionale.
Bisogna quindi innanzitutto comprendere la differenza tra equilibrio economico ed equilibrio istituzionale. In generale, i termini usati di seguito assumono significato anche sulla base del contesto in cui vengono utilizzati, ma hanno natura simile e si differenziano per alcune sfumature.
Per esempio, l'equilibrio economico o economicità si ottiene nel momento in cui le risorse economiche sono sufficienti per remunerare tutti i fattori produttivi e i consumi. Si tratta quindi di una forma di equilibrio da valutare in maniera puntuale, mentre l'equilibrio istituzionale è sostanzialmente l'evoluzione temporale di questo concetto.
Infatti, l'equilibrio istituzionale è l'equilibrio di lungo periodo che, come tale, si caratterizza per durabilità, autonomia e inclusione. Si tratta quindi di due concetti distinti ma comunque correlati, dato che l'equilibrio di lungo periodo presuppone che ci siano le basi anche per l'economicità e viceversa.
Anche se l'equilibrio economico temporaneamente può mancare, una mancanza di equilibrio istituzionale costituisce un profondo problema per la sostenibilità dell'intera azienda.
Equilibrio finanziario, patrimoniale, monetario, aziendale, istituzionale... come distinguerli?
In questa sede ha senso approfondire questi termini per fare chiarezza su come distinguerli rispetto all'equilibrio reddituale, approfondito nel seguente paragrafo. L’equilibrio istituzionale, di cui abbiamo già parlato in precedenza, costituisce il punto di partenza per comprendere tutti gli altri, in quanto si tratta dell'equilibrio "massimo" a cui l'azienda può ambire.
L'equilibrio monetario, invece, considera semplicemente entrate e uscite in un dato periodo di tempo e, per essere positivo, prevede naturalmente che le entrate siano superiori alle uscite, così classificate: entrate e uscite della gestione caratteristica, della gestione finanziaria, della gestione patrimoniale e degli investimenti in fattori produttivi.
Diversamente, l'equilibrio finanziario è lo strumento che funge da "cuscino" tra l'andamento reddituale (approfondito in seguito) e l'andamento monetario. Se l'andamento monetario è semplicemente l'equilibrio entrate/uscite dato dalla manifestazione economica dell'andamento reddituale, la gestione finanziaria non è altro che lo strumento attraverso il quale prevedere gli scompensi e assicurarsi di avere le risorse per farvi fronte.
Infatti, momentanei squilibri monetari sono possibili e, anzi, fanno parte della gestione di molte imprese, ma con una corretta pianificazione possono essere previsti e, quindi, non costituiscono un problema nel breve o nel lungo periodo.
Eventuali squilibri della gestione finanziaria, invece, potrebbero richiedere un intervento istituzionale, cioè essere il segnale di una crisi di sostenibilità nel medio-lungo periodo: si pensi, ad esempio, a un caso di grave squilibrio finanziario che costringe a una iniezione di capitale proprio.
Equilibrio reddituale: cosa significa e quali voci di bilancio considerare
Manca all'appello la definizione e la concezione pratica dell'equilibrio reddituale: cos'è e da cosa è dato?
Già dal precedente paragrafo si è intuito che l'equilibrio monetario e l'equilibrio reddituale sono da ricercare contemporaneamente, aspetto per nulla scontato nella gestione concreta di un'azienda. L'equilibrio reddituale, infatti, è dato dal bilancio tra gli elementi positivi e negativi di reddito e, quindi, rappresenta la capacità dell'impresa di remunerare i fattori produttivi e di consumo attraverso le risorse immesse, ovvero il capitale di rischio ed il capitale di prestito.
Ad esempio, una gestione che vede ricavi superiori ai costi è potenzialmente oltre l'equilibrio reddituale e dunque lo scenario è positivo ma se, per ipotesi, l'effettiva manifestazione economica di entrate e uscite fosse differita nel tempo, la situazione potrebbe non essere sostenibile (in questo caso a causa di uno squilibrio monetario).
Si pensi a questa situazione: un’azienda produttiva nell’ambito dell’arredamento acquista legno e viti per realizzare sedie con pagamento a 30 giorni; contemporaneamente, però, sulla vendita delle sedie prodotte accorda una riscossione a 60 giorni. Ignorando il tempo tecnico della realizzazione delle sedie, è evidente che l’incasso è troppo lontano nel tempo rispetto al momento del pagamento e tra trenta giorni si presenterà un problema: pagare i materiali utilizzati senza aver ancora ricevuto alcun compenso per le sedie vendute. Ovviamente si tratta di una semplificazione, ma è un ottimo modo per comprendere il concetto di squilibrio, in questo caso monetario.
L'equilibrio reddituale è quindi, in ultimo, la capacità di far crescere il capitale e ciò presuppone innanzitutto la presenza di un capitale di partenza e, in secondo luogo, la valutazione è necessariamente basata su un intervallo di tempo. Inevitabilmente le diverse tipologie di equilibrio sono collegate tra loro e l'equilibrio reddituale non è che l'ultimo tassello se si vuole valutare (o prevedere) la capacità dell'azienda di generare un valore economico in un dato periodo, elemento di interesse ad esempio per gli investitori.
Più in generale, l'equilibrio di medio-lungo periodo rimane l'obiettivo principale in quanto senza di esso anche un equilibrio reddituale positivo non ha un valore concreto.
Qual è la condizione per l'equilibrio? Il monitoraggio
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